RIFUGIO SAN MARTINO/2: una storia che riscalda il cuore

Suona il citofono. Apro. Entrano due uomini distinti, ben vestiti. Uno dei due si chiama Michele, già eravamo stati avvisati del suo arrivo.
Michele è accompagnato da un amico, di raggiungere il Rifugio da solo non se la sentiva. Mostro loro le camere con i letti, la piccola cucina, i bagni con le docce. Cerco di essere il più accogliente e rassicurante possibile, ma non basta. Michele scoppia a piangere, è confuso, disperato, ancora non sa bene che cosa gli stia succedendo. Lo lascio con l’amico a sfogarsi e confidarsi e penso a che cosa farei io al suo posto, se fossi sempre stato abituato a vivere in un certo modo e all’improvviso dovessi ritrovarmi a dormire con perfetti sconosciuti. Penso a quanto sarei spaventato, confuso, spiazzato e credo che anche io piangerei.
Qua abbiamo imparato “l’altra parte”, qua abbiamo imparato quanto vicine possano essere le emozioni e le situazioni degli altri, qua abbiamo imparato a svestirci dei nostri panni per provare a indossare quelli dell’“altra parte”. Per ora non si può fare altro.
Michele saluta il suo accompagnatore gentile. Bisogna solo aspettare che Michele si ambienti e capisca che non vogliamo fare i guardiani, che se vuole può venire a scambiare due parole con noi o a chiedere un asciugamano o un cuscino in più.
E alla fine Michele lo capisce, ci osserva per qualche sera, capisce come funziona il posto,intuisce chi siamo. E si fida, viene a scambiare due parole e gratuitamente ci regala
la sua storia, senza che fossimo noi a chiedergliela.
Grazie Michele, è un grande dono per noi!
Racconto di un volontario della Caritas impegnato nel servizio presso il Rifugio di San Martino.
Il nome del protagonista è di pura fantasi.