“Questi attentati avvengono con frequenza sempre più intensa. Da quando è entrato in scena l’Isis, che non ha nulla a che vedere con l’Afghanistan, si è avuto un imbarbarimento della situazione.
Azioni come quelle cui abbiamo assistito oggi hanno un carattere diabolico”.
Così padre Giovanni Scalese, religioso barnabita al quale Papa Francesco, nel 2015, ha affidato la Missione sui iuris in Afghanistan, commenta al Sir gli attacchi suicidi di ieri 30 aprile a Kabul e a Kandahar, rivendicati dall’Isis, che hanno provocato la morte di 29 persone, molte delle quali bambini e giornalisti. Tra questi ultimi anche il fotografo della France Press Shah Marai. Un bilancio ancora provvisorio quello del duplice attacco che ha colpito il quartiere centrale di Shash Darak a Kabul, dietro l’ambasciata statunitense e il quartier generale della Nato. Otto vittime, secondo quanto diffuso dal Comitato per la sicurezza dei giornalisti afghani (Ajsc), sono reporter, altri sei sono rimasti feriti. In un comunicato diffuso attraverso la sua agenzia di stampa, “Amaq”, l’Isis afferma che l’operazione avrebbe causato “fra 90 e 100 morti” e che la strage è stata opera di due kamikaze. Le ricostruzioni parlano di un primo kamikaze che si è fatto esplodere su una moto provocando 4 morti, mentre il secondo, infiltratosi tra i giornalisti con una telecamera, ha azionato la carica esplosiva quando i cronisti sono giunti sul posto. Media internazionali hanno riferito che la seconda esplosione mirava in particolare ad uccidere i cronisti accorsi per raccontare quanto avvenuto con la prima deflagrazione e anche molti soccorritori. Morti anche nella provincia meridionale di Kandahar, dove almeno undici studenti di una scuola coranica sono rimasti uccisi in una esplosione provocata da un kamikaze al momento del passaggio di un convoglio della Nato. Dodici i feriti, cinque dei quali sono soldati romeni.
Testimonianza da Kabul. “Da quando è entrato in scena l’Isis, che non ha nulla a che vedere con l’Afghanistan, si è avuto un imbarbarimento della situazione – ripete padre Scalese la cui missione ha sede all’interno dell’ambasciata italiana -.
Mentre i talebani, che sono degli insorgenti, hanno un loro codice morale, per cui gli attacchi sono sempre rivolti verso obiettivi ben precisi di carattere politico o militare, anche se poi ci possono ovviamente essere vittime civili, gli attentati dell’Isis – spiega al Sir – hanno come unico scopo quello di seminare il terrore.
Le vittime sono per lo più civili. Basti pensare alla ferocia del duplice attentato di questa mattina a Kabul: attendere che si radunino agenti di polizia e giornalisti dopo la prima esplosione, per fare una strage con una seconda esplosione! Azioni di questo genere hanno un carattere diabolico” afferma il religioso.
Davanti ad una simile “barbarie” padre Scalese si dice “molto preoccupato anche per l’incolumità del mio piccolo gregge, in particolare le suore, che sono immerse nella realtà di Kabul senza alcun tipo di protezione, perché da gente di questo genere ci si può aspettare di tutto. Che Dio ci assista! Confidiamo sulle preghiere di tutti”.
Reazioni internazionali. Subito dopo gli attentati sono arrivate le condanne della comunità internazionale. In una nota l’ambasciata Usa nella capitale afghana “condanna con forza gli efferati attacchi di Kabul. Esprimiamo il nostro cordoglio alle famiglie, agli amici e ai colleghi di tutte le vittime, tra cui ci sono anche alcuni coraggiosi giornalisti. Laddove i media sono in pericolo, sono minacciati tutti i diritti umani”. Il ministro degli Esteri italiano, Angelino Alfano, in un tweet ha espresso la “piena solidarietà dell’Italia al popolo afghano”, mentre il ministro degli Esteri francese, Jean-Yves Le Drian, ha rivolto il “cordoglio” del suo Paese “alle famiglie delle vittime, alle autorità e al popolo afghano”.