L’EREDITÀ DELLA RIFORMA – Incontro ecumenico in vescovado

Il dott. Fulvio Ferrario e il vescovo Daniele

L’eredità della riforma di Lutero. Questo il tema dell’incontro tenuto oggi pomeriggio alle ore 17, presso la sala azzurra del palazzo vescovile, con Fulvio Ferrario, decano della Facoltà Valdese di Teologia di Roma che s’è chiesto: “La riforma ha modernizzato o disgregato la Europa cristiana?” L’incontro è stato organizzato dalla Commissione ecumenica per il dialogo interreligioso.

Ferrario per sottolineare il ruolo di Lutero, è partito da una provocatoria citazione di Nietzsche: “Scorgo una possibilità di magia e di fascino di colori ultraterreni; mi pare che risplenda con un tremito di raffinata bellezza, che in essa si sveli un’arte così divina, così diabolicamente divina, che è vano cercare nel corso dei millenni una simile possibilità: contemplo uno spettacolo nel medesimo tempo tanto pieno di significato e così meravigliosamente paradossale che tutti gli dèi dell’Olimpo avrebbero avuto ragione di scoppiare in una risata, Cesare Borgia papa… Ho reso l’idea?» Sarebbe stato l’annullamento del Cristianesimo. E invece no, arriva Lutero e riforma la Chiesa!

A Lutero interessava Dio. Dio era un tu al centro della sua vita. E la questione centrale che si poneva era: come riuscirò a stabilire un rapporto con un Dio misericordioso? Tutto questo viene prima dello spirito riformatore del monaco tedesco.

Dio e la questione della salvezza erano reali ed urgenti. E in un Cinquecento nel quale dominava un immaginario sadomasochista del diavolo che cattura l’uomo, Lutero si convince che questo diavolo è stato sconfitto una volta per sempre da Cristo.

Questo il suo punto di partenza. Ferrario s’è chiesto perché questo ha creato un incendio che ha spaccato l’Europa. Ne ha spiegato i motivi di vario genere, tra cui l’idea della grazia totalmente gratuita e la tendenza che venne a configurarsi come un’identità il parteggiare per la riforma o per il papato.

Comunque ha cercato di precisare come non sia vero che Lutero abbia escluso le opere dalla vita del cristiano, affidando la sua salvezza alla sola grazia. La fede non è un’adesione intellettuale, ma di vita e quindi non esclude le opere. Del resto, ha notato Ferrario, il canone sulla Dottrina della Giustificazione del Concilio di Trento recita: “Se qualcuno afferma che l’uomo può essere giustificato davanti a Dio dalle sue opere, compiute con le sole forze umane, o con il solo insegnamento della legge, senza la grazia divina meritata da Gesù Cristo: sia anatema.”

Insomma, al di là dei pregiudizi, esiste la possibilità di trovare tra cattolici e luterani un punto d’incontro, come del resto s’è già trovato sul tema della Giustificazione.

“Dove le due tradizione si sono veramente rese incompatibili – ha aggiunto Ferrario – è nel modo di considerare la Chiesa. Per Lutero il sacramento che struttura la Chiesa e nel quale c’è tutto quanto serve per essere cristiani è il battesimo. Poi ci sono articolazioni di ministeri vari, ma si tratta dell’articolazione di in unico ministero. Il Cattolicesimo invece ritiene che, oltre al Battesimo, alcuni altri ministeri sono strutturali e quindi sacramenti.”

Il relatore s’è fermato anche sul culto dei santi, rifacendosi alla visita in corso di papa Francesco a Monterotondo. E ha affermato di non poter accettare alcune espressioni della pietà popolare cattolica del tipo: “Padre Pio mi ha salvato”. È solo Dio che salva. Ferrario ha detto di poter al massimo accettare Dio possa aver incontrato un fedele tramite Padre Pio.

Infine ha auspicato che vengano tolte le scomuniche il più presto possibile: non sono un atteggiamento cristiano.

E se il card. Kasper rivendica a quella di Roma la pienezza dell’essere Chiesa di Cristo, s’è permesso di rispondere che “è Cristo che ti riconosce!”