CREMA – Caritas: torna il freddo, riapre il “Rifugio San Martino”

L'inaugurazione del dormitorio diocesano con la benedizione di mons. Bercea

Lunedì 30 ottobre riapre, in via Civerchi a Crema, il “Rifugio San Martino”, dormitorio per l’emergenza freddo attivato sei anni fa dal vescovo Oscar Cantoni per rispondere come comunità diocesana a un disagio – la mancanza di un luogo dove passare la notte – frutto di una situazione o di una povertà estrema. Il dormitorio dispone di 18 posti letto e 10 di questi sono già destinati, segno purtroppo di una problematica viva: chi è “scivolato” verso il basso, non si è più ripreso.

“Il bisogno di un posto dove trovare ristoro e ripararsi dal freddo non accenna ad arrestarsi, anzi… Sempre più persone – fa sapere la Caritas Diocesana, che gestisce il ‘Rifugio’ – si trovano in assenza di lavoro e casa, senza strumenti e capacità per uscire da questa difficile situazione: un licenziamento, una lite familiare, un problema amministrativo con il permesso di soggiorno, una malattia, un momento di difficoltà, non sono più eventi eccezionali e spesso portano a trovarsi senza un tetto sopra la testa, nell’impossibilità di pagare un affitto o una stanza. Si entra allora in una spirale di lotta per la sopravvivenza e conservazione della dignità. Mangiare, lavarsi, riscaldarsi, cambiarsi d’abito, diventano problemi assillanti e impellenti. Uscirne da soli e senza aiuti è pressoché impossibile”.

La comunità cristiana cremasca non è rimasta indifferente e ha messo a disposizione il dormitorio invernale. Qui gli accolti trovano un posto letto, una doccia, la prima colazione e un pasto caldo: il servizio è solamente notturno e l’accesso al dormitorio avviene attraverso il Centro di Ascolto diocesano (presso la Casa della Carità in viale Europa a Crema) e la Casa d’Accoglienza Giovanni Paolo II (in via Toffetti ai Sabbioni). È possibile anche recarsi direttamente in via Civerchi durante l’apertura serale, dalle ore 20 alle 22. Il “Rifugio” vede la presenza di due operatori per il momento di apertura (ore 20-22) e di chiusura (ore 7- 9) e di due volontari per ogni notte.

Claudio Dagheti, vicedirettore della Caritas Diocesana, sottolinea il fondamentale ruolo dei volontari i quali, nello svolgimento del servizio, “hanno l’occasione di donare il proprio tempo agli ultimi e ai sofferenti, a persone la cui triste condizione è ‘figlia’ della nostra società, di questa città, di questa crisi economica, del dissolversi della famiglia, del diffondersi del disagio, dello smarrirsi. I volontari sono chiamati in primo luogo a costruire relazioni, a rispondere anche al bisogno di una voce amica”.

Attualmente sono una ventina i volontari che si sono resi disponibili: alcuni nuovi, la maggior parte provenienti dall’esperienza degli anni scorsi. Insieme formano un gruppo coeso di amici, che si rinnova. “Sono una bella ‘squadra’ – osserva Dagheti – ma che andrebbe rafforzata: le porte sono pertanto aperte a tutti gli adulti che desiderano vivere un impegno non certo enorme, ma denso di significati”. Chi vuole mettersi a disposizione e dare una mano può contattare la Casa della Carità (telefono 0373.286175), oppure scrivere via posta elettronica a segreteria@caritascrema.it.

Lo scorso inverno il Rifugio San Martino ha fatto segnare il “tutto esaurito”: un dato che dice di un bisogno forte, senza dimenticare che la struttura di via Civerchi è l’unica opportunità pronta per chi necessita di un tetto dove passare la notte. “Gli utenti – rileva Dagheti – sono stranieri, ma anche italiani e cremaschi in difficoltà, tanti in giovane età. Sono prevalentemente uomini, anche se all’occorrenza disponiamo di una stanza per le donne. Quando siamo partiti sei anni fa le povertà erano legate soprattutto alle dipendenze e a soggetti che come Caritas già conoscevamo, ora ci sono persone mai intercettate dai nostri servizi, cremaschi che vivono problemi davvero grandi. Alcuni di loro, dopo l’inverno scorso, hanno intrapreso un percorso di sostegno e riabilitazione all’interno della Casa d’Accoglienza e insieme ai servizi della ‘rete’ territoriale che opera in ambito sociale e di recupero”.

Il dormitorio, come detto all’inizio, riapre lunedì prossimo e la metà dei posti letto, fa sapere Dagheti, “è già destinata a persone che non sanno dove andare: è una brutta notizia, in quanto ciò significa che chi è ‘caduto’ fa sempre più fatica a rialzarsi e che che l’emergenza non è certo finita”.