SALUTO AL VESCOVO OSCAR

Chiusura dell'Anno Santo della Misericordia e della Porta Santa della Cattedrale e conclusione ufficiale del ministero pastorale del vescovo Oscar nella diocesi di Crema, questo pomeriggio alle ore 15.30 con grande concorso di sacerdoti, autorità e fedeli.
Raduno nella chiesa di San Bernardino dove si è aperta la liturgia: “Fratelli e sorelle – ha iniziato il vescovo Oscar – giunge al termine l'anno giubilare. In esso abbiamo sperimentato un tempo straordinaria di grazia e di misericordia. Vogliamo ora innalzare al Padre il nostro canto di lode e nostro rendimento di grazie per i doni che ci ha elargito.” L'assemblea ha risposto cantando: “Benediciamo il Signore, a lui onore e gloria nei secoli dei secoli.”
Di seguito don Giancarlo Scotti ha ricordato le celebrazioni giubilari che sono state celebrate in diocesi di Crema nell'anno santo, con un accenno anche al pellegrinaggio diocesano nel settembre scorso.
Si è poi formata la processione alla cattedrale, al canto Misericordes sicut Pater, l'inno dell'Anno Santo. Tutti hanno attraversato per l'ultima volta la Porta Santa. Le autorità erano già in chiesa. Presenti anche un bel gruppo di parenti del vescovo mons. Cantoni.
La celebrazione eucaristica è iniziata con il saluto del vicario generale don Maurizio Vailati. “È una felice scelta – inizia – l'aver unito il ringraziamento dell'anno della Misericordia a quello della sua presenza tra noi come Cristo buon Pastore per undici anni.
Nel suo saluto di arrivo a Crema aveva detto: accoglietemi come un padre, fratello, un amico che condivide le vostre vite. E in questi anni è stato davvero un pastore che ci ha fatto scoprire la bellezza del Battesimo, un Padre che ha avuto cura dei suoi figli, un Maestro che ha guidato alla fede, un fratello che ha avuto a cuore i seminaristi e i preti giovani. Ha ben realizzato il suo motto: Fare di Cristo il cuore del mondo.”
Don Vailati ha concluso ringraziando sentitamente il vescovo Oscar “per aver amato intensamente la nostra Chiesa di Crema”. Un ringraziamento di stima anche alla segretaria Francesca che lo ha accompagnato in questi undici anni.
L'assemblea ha sottolineato le parole del vicario generale con un caloroso applauso.
Il vescovo Oscar, visibilmente commosso, ha “risposto” nell'omelia (che pubblichiamo integralmente più sotto). “Siete accorsi numerosi, da ogni parte della diocesi – ha detto – per vivere un momento forte e intimo di famiglia.
Grazie per la vostra presenza, legata dapprima all'Anno Santo della Misericordia che sta per chiudersi nelle Chiese locali di tutto il mondo, ma anche alla conclusione del mio ministero pastorale tra voi, dopo undici anni di presenza.
Venerdì sera è stata la volta dei giovani: un incontro di festa e di gioia per dire, a loro modo, grazie a Dio per il suo amore fedele.
Con questa celebrazione anche noi intendiamo elevare al Padre, per mezzo di Cristo, nello Spirito, come è proprio di ogni Eucaristia, un grande e comune rendimento di grazie.”
All'offertorio sono state portate all'altare le reliquie di dieci martiri albanesi, beatificati sabato 5 novembre a Scutari, donate al vescovo Oscar da mons. Angelo Massafra, vescovo di Scutari, durante la liturgia della beatificazione. Tali reliquie verranno poste nel “santuario dei martiri del novecento” che mons. Cantoni ha individuato nell'oratorio di San Martino a Chieve.
Al termine dell'Eucarestia, il saluto del sindaco Stefania Bonaldi, che ha ringraziato il vescovo per il suo atteggiamento di pronta accoglienza nei confronti dei richiedenti asilo e dei bisognosi e – insieme a lui – anche la Caritas. È seguito l'intervento di Mario Cadisco che, nome del consiglio Pastorale Diocesano, ha salutato il vescovo Oscar: “È a nome del CdP, di tutte le realtà laicali e di tutto il popolo di Dio che è presente nella nostra amata Chiesa di Crema – ha detto – che ora mi rivolgo a Lei al termine di questa celebrazione suggestiva, intensa e insieme ricca di tanta commozione. Vogliamo dirle semplicemente il nostro grazie, senza stereotipi o frasi di rito. Le diciamo grazie per averci guidato in questi undici anni nel nostro cammino di fede.
Da parte della diocesi è stata regalata al vescovo Oscar un calco dell'immagine della Vergine Maria e Gesù Bambino custodita nello scurolo della basilica di Santa Maria della Croce. “La tenera immagine – ha detto Cadisco – vuole raffigurare il nostro desiderio di affidarla alla Madonna in questo nuovo e importante servizio episcopale. Ci permettiamo di considerarla come un luogo che la rimandi a Crema, alla grazia del tempo che con noi ha condiviso.”
L'Assemblea ha applaudito di nuovo commossa, prima di ricevere la benedizione. Saluti a abbracci poi nella piazza dal Duomo da parte di numerosissimi fedeli, a dimostrazione dell'affetto della gente nei riguardi del suo Pastore.

OMELIA DEL VESCOVO OSCAR
A chiusura dell'Anno santo della Misericordia e conclusione del suo ministero pastorale

Siete accorsi numerosi, da ogni parte della diocesi, per vivere un momento forte e intimo di famiglia.
Grazie per la vostra presenza, legata dapprima all'Anno Santo della Misericordia che sta per chiudersi nelle Chiese locali di tutto il mondo, ma anche alla conclusione del mio ministero pastorale tra voi, dopo undici anni di presenza.
Venerdì sera è stata la volta dei giovani: un incontro di festa e di gioia per dire, a loro modo, grazie a Dio per il suo amore fedele.
Con questa celebrazione anche noi intendiamo elevare al Padre, per mezzo di Cristo, nello Spirito, come è proprio di ogni Eucaristia, un grande e comune rendimento di grazie.

Dio ci sorprende sempre con i suoi doni: così questo Anno Santo della Misericordia si è rivelato una vera sorpresa della grazia, al di là di ogni nostra previsione. Nello stesso tempo, però, nessuno può pretendere di verificare i frutti che ne sono derivati: sia a beneficio della Chiesa intera che a livello delle singole persone.

L'Anno Santo della Misericordia ci ha innanzitutto fatto avanzare nella conoscenza di Dio. Abbiamo avuto l'opportunità di riflettere più a fondo sul Vangelo per scorgervi il volto di Dio Padre, sia attraverso i gesti che Gesù ha compiuto nei confronti dei poveri, degli ammalati e dei peccatori, sia attraverso le sue stesse parole, specialmente nelle parabole della misericordia. Gesù, infatti, riflette il vero volto di Dio, lui che ha detto: “Chi vede me, vede il Padre!”.
E' emersa più nitidamente un' immagine di Dio radicalmente diversa da come l'uomo può raffigurarlo attraverso la sua sola indagine sapiente.

In Cristo, crocifisso e risorto, il Padre ci ha rivelato il suo amore misericordioso che non solo cerca l'uomo, lo desidera ardentemente, lo accoglie, lo perdona, ma anche giunge a soffrire con lui, a condividere le sue angosce, perché Egli accoglie il peccatore, si lascia riconoscere in chi è rifiutato, debole, fragile, schiavizzato. Da qui una bella definizione della misericordia: “E' l'amore che vive la miseria dell'altro come fosse la propria”.

Con il dono della misericordia nel sacramento della Riconciliazione e mediante l'Indulgenza, in questo Anno Santo, Dio ci ha offerto un'occasione di rigenerazione, perché la Chiesa è incaricata dal suo Signore proprio per questo: effondere la misericordia su tutti coloro che si riconoscono peccatori, responsabili del male compiuto, e si sentono bisognosi di perdono.

Questa accresciuta conoscenza amorosa del nostro Dio, misericordioso e grande nell'amore, ha suscitato in noi il desiderio di diventare, a nostra volta, “misericordiosi come il Padre”, che è stata la vera finalità dell'Anno Santo.

Ed ecco allora svilupparsi la “fantasia della carità” attraverso le varie opere di misericordia, corporale e spirituale, da parte dei singoli battezzati, delle famiglie cristiane e delle nostre Comunità parrocchiali e delle nostre Associazioni, Movimenti e Gruppi, tutti consapevoli che la Chiesa oggi è chiamata a divenire sempre più un' “oasi di misericordia” dentro il nostro mondo ferito, soprattutto là dove trionfa la cultura dell'esclusione.

E' la fede in Dio, infatti, che genera la carità, da realizzare nelle varie circostanze della vita a beneficio dei fratelli. Testimoniare la fede attraverso la carità: ecco il nostro compito urgente. Le opere di carità si rivelano un' immediata via di evangelizzazione, in cui tutti possono impegnarsi, essendo ogni battezzato un missionario inviato a testimoniare agli altri l'amore di Dio.

L'anno della misericordia, quindi, estende la sua luce in avanti; la grazia di Dio amore si proietta nel futuro, perché ciascuno di noi, come le nostre stesse Comunità, possiamo continuare ad avanzare col ritmo della misericordia.
E' la misericordia di Dio, infatti, che salverà il mondo!
Proprio come auspica Papa Francesco: “gli anni a venire siano intrisi di misericordia per andare incontro ad ogni persona portando la bontà e la tenerezza di Dio. A tutti, credenti e lontani, prosegue il Papa, possa giungere il balsamo della misericordia come segno del Regno di Dio già presente in mezzo a noi” (MV 5).

Il nostro rendimento di grazie, la nostra confessione di lode, si prolunga oggi per il tempo del mio episcopato tra voi.
Un tempo che è stato donato:
– a me, che ho vissuto per undici anni innanzitutto con voi, come condiscepolo del Signore, e quindi come vostro pastore. Si è realizzato così il detto di s. Agostino: “Con voi sono cristiano, per voi sono vescovo”. L'episcopato è il titolo di un incarico ricevuto, l'essere cristiano, invece, è una grazia. “Episcopato è il nome di un servizio, non di un onore, poiché al Vescovo compete più il servire che il dominare”, come ricorda il pontificale romano nell'omelia dell'ordinazione del vescovo.
– anche a voi, perché in questi anni vi è stata data l'opportunità di sperimentare, almeno in parte, attraverso la mia modesta presenza, la paternità di Dio, che è una dimensione fondamentale del ministero del vescovo.
Ogni vescovo, proprio in virtù della sua paternità, è chiamato a prendersi cura, con sollecitudine operosa, del popolo santo di Dio e guidarlo, insieme con i presbiteri, suoi collaboratori, sulla via della salvezza.

Non sono mancate, nell' arco di questi anni, le occasioni per esercitare la paternità attraverso i momenti lieti e tristi che hanno attraversato le nostre vite, in una condivisione dell'ordinario, secondo le diverse circostanze storiche che si sono create lungo il tempo.

Ringrazio il Signore che mi ha fedelmente sostenuto con il suo Spirito: mi sono lasciato docilmente condurre, cercando di realizzare la sua volontà, emergente anche dai diversi segni della nostra storia, e nello stesso tempo, ho cercato di aiutare la nostra Chiesa a lasciarsi coinvolgere dal mondo in cui vive, con i problemi e le tensioni in esso emergenti. La Chiesa, infatti, non è del mondo, ma è dentro il mondo e a servizio di esso.

Ringrazio di cuore ciascuno di voi perché siete stati nei miei confronti uno strumento dello Spirito Santo mediante un dialogo schietto e sincero, dentro il quale si è sviluppata una fiducia e una stima reciproca.
Mi auguro di aver contribuito a creare uno stile di Chiesa sinodale, come è auspicato dal Concilio, dove tutti i discepoli del Signore si sentono inseriti con i loro doni, da mettere a disposizione degli altri, dei quali si sentono responsabili.

In questi anni, come ha indicato Papa Francesco, ho cercato di mettermi
davanti al gregge, per guidarlo, con discrezione, senza tuttavia far sentire il peso dell'autorità;
ma anche in mezzo al gregge, per condividerne la storia quotidiana, e infine,
dietro il gregge, perché nessuno si sentisse escluso, e per sentire, come dice Papa Francesco, “l'odore delle pecore”, ossia avvertire lo stato d'animo del popolo di Dio e ascoltare i suggerimenti, frutto di quella “sapientia cordis”, che il Signore non lascia mancare alle persone umili e ai miti di cuore.
In tutta sincerità posso affermare di essere stato un vescovo “educato” dal suo popolo, frutto di un ascolto e di un confronto, con scelte pastorali avvenute come espressione di un sentire comune.

Ora il Signore mi chiede di congedarmi da voi, non certo, però, di dimenticarvi: vi avrò sempre nel cuore, pregando per ciascuno di voi.
Nello stesso tempo, il Signore Gesù mi domanda di dilatare lo spazio del mio cuore per far posto ad altri fratelli e sorelle, amici di vecchia data e nuovi, per i quali sto per diventare loro padre nella santa Chiesa che è in Como.

Sono certo di poter contare su di voi e sulle vostre preghiere.
Dio moltiplichi il bene che in questi anni, in questa santa Chiesa di Crema, è stato seminato, per la sua gloria e per la gioia di tutto il suo Popolo santo. Amen.

IL SALUTO DEL VICARIO GENERALE
DON MAURIZIO VAILATI

Caro Vescovo Oscar,
una coincidenza cronologica fa terminare l'Anno Santo e la Sua presenza tra noi.
E' invece una felice determinazione quella di unire il ringraziamento per l'Anno della Misericordia ad una celebrazione eucaristica, che è ringraziamento al Signore per i suoi doni e a Lei per il suo servizio di pastore della nostra diocesi.
Questo è il primo motivo di ringraziamento al Signore: avere avuto tra noi il segno della presenza di Cristo buon pastore, che ci permette di essere Chiesa e ci fa riconoscere una comunità di fratelli.
Nel saluto che Lei aveva inviato alla diocesi undici anni fa, prima del suo ingresso, aveva detto: “Accoglietemi come un padre amoroso, che viene a voi in spirito di servizio. Vengo a voi come un fratello, che condivide l'impegno di fedeltà nella testimonianza cristiana. Riconoscetemi come un amico, che condivide le vostre medesime lotte.”.
Padre. fratello. amico. Possiamo dire che queste impegnative promesse sono state in questi undici anni ampiamente mantenute:
– nell'essere pastore, che ha guidato il popolo con organiche indicazioni pastorali, invitandoci a riscoprire la bellezza e la grandezza del dono del Battesimo e della vocazione cristiana alla testimonianza, richiamando con forza i laici ad una seria formazione, e stimolato ad un rinnovamento della pastorale parrocchiale;
– nell'essere padre, che ha cura della crescita spirituale dei suoi figli, con la dedicazione di santuari per l'adorazione, e la preghiera per la famiglia, le vocazioni, i missionari martiri; con l'accoglienza in diocesi di cinque nuovi ordini religiosi; con la predicazione degli 'Esercizi al popolo', da lei stesso tenuta; con il restauro di questa splendida Cattedrale;
– nell'essere maestro, punto di riferimento e di stimolo per molti giovani, che in Lei hanno trovato una guida che ha tracciato cammini di formazione alla fede, ma anche pronta ad un rapporto confidenziale e profondo;
– nell'essere fratello, che ha a cuore i seminaristi ed i suoi sacerdoti, in modo particolare i preti giovani. E anche se c'è stata sofferenza per le ferite che alcuni preti hanno portato alla diocesi, e la tristezza per avere celebrato le esequie di ben 39 confratelli, c'è stata la gioia di cinque ordinazioni sacerdotali e quelle, recentissime, diaconali. E poi sono stati tanti i momenti di condivisione e di fraternità. A volte il linguaggio era schietto ed il tono deciso, ma Le diciamo grazie perché in questi anni tra noi non ci sono stati motivi di tensione, ed anzi ci ha aiutato a recuperare il dono dell'obbedienza interpretando l'autorità in modo prudente e rispettoso.
Ci sembra dunque che Lei abbia realizzato bene il suo motto episcopale: “Fare di Cristo il cuore del mondo”, cioè: portare nel mondo il cuore di Cristo, che è misericordia.
Papa Francesco, il 16 settembre scorso, parlando ai nuovi Vescovi, ha detto: Domandate a Dio, che è ricco di misericordia, il segreto per rendere pastorale la sua misericordia nelle vostre diocesi. Bisogna, infatti, che la misericordia formi e informi le strutture pastorali delle nostre Chiese.
Non abbiate paura di proporre la Misericordia come riassunto di quanto Dio offre al mondo, perché a nulla di più grande il cuore dell'uomo può aspirare.
Aldilà quindi di caratteristiche personali e tratti temperamentali, quel che più conta in un Pastore è avere nel cuore l'amore del Signore e donare questo amore misericordioso ad ogni uomo.
Grazie quindi perché il Suo cuore di Pastore ha amato intensamente e profondamente questa Chiesa.
Abbiamo anche imparato a stimare la fedele Francesca, che con generosità e umiltà è stata collaboratrice, domestica e segretaria in tutti questi anni.
Caro Vescovo Oscar, ci promettiamo un reciproco ricordo nella preghiera e Le facciamo l'augurio che il nuovo tratto del Suo cammino episcopale sia percorso con cuore libero, lieto, coraggioso, confidando nella infinita misericordia di Dio e nella materna intercessione della Vergine Maria.
Grazie, Vescovo Oscar!

IL SALUTO DEL RAPPRESENTANTE
DEL CONSIGLIO PASTORALE DIOCESANO
PROF. MARIO CADISCO

Caro vescovo Oscar,
è a nome del Consiglio Pastorale Diocesano, di tutte le realtà laicali ma mi permetta, di tutto il popolo di Dio che è presente nella nostra amata Chiesa di Crema che ora mi rivolgo a Lei al termine di questa celebrazione suggestiva, intensa ed insieme ricca di tanto commozione.
Vogliamo dirle semplicemente il nostro “grazie”, senza stereotipi o frasi di rito. Le diciamo grazie per averci guidato in questi undici anni nel nostro cammino di fede! Parafrasando una frase di papa Francesco Le diciamo che in questo tempo l'abbiamo sentita davanti a noi per aiutarci a cogliere la via che è Cristo, in mezzo a noi per condividere la quotidianità delle nostre famiglie e delle nostre comunità, dietro a noi per sorreggerci nei momenti di difficoltà, di fatica e di sofferenza.
La tentazione è di abbandonarci ora ai ricordi, ai vissuti condivisi che nelle nostre menti ma particolarmente nei nostri cuori conservano quel misterioso e meraviglioso intreccio di verità e di sentimento!
Abbiamo condiviso molto in questi undici anni: innanzitutto il dono della fede che Lei ha ribadito in maniera sapiente e profonda nelle sue lettere pastorali. È ancora nei nostri occhi il suggestivo pellegrinaggio al fonte battesimale di Palazzo Pignano. Come è ancora viva la meraviglia e la gioia della nostra Cattedrale finalmente restaurata e riconsegnata nel suo austero splendore!
Ma sono molti, moltissimi, i momenti le situazioni, le celebrazioni e gli incontri che insieme abbiamo vissuto guidati dal suo insegnamento e dalla sua testimonianza.
Non ci è sfuggita la sua emozione e la sua gioia, nonostante la malinconia del distacco, quando solo pochi giorni fa ha imposto le mani a tre nostri giovani nella consacrazione al diaconato.
Ci ha insegnato che non dobbiamo mai chiuderci alla rassegnazione davanti all'agire di Dio, alla sua presenza che agisce attraverso l'opera dello Spirito, che è garantita dall'amore divino del quale il Cristo è dono perfetto.
Sentiamo ancora la passione con cui, soprattutto nelle grandi celebrazioni come negli esercizi spirituali in Cattedrale, ci ha preso per mano e ci ha accompagnato nella contemplazione del grande Mistero di Dio, chiedendoci però di non rimanere spettatori inerti, quanto piuttosto testimoni autorevoli in un vissuto quotidiano.
Ai nostri giovani ha sempre raccomandato di non spaventarsi davanti a scelte forti, in modo particolare nell'ambito vocazionale verso la famiglia, ma anche senza paura verso il sacerdozio e la vita consacrata.
Se mi permette un'espressione sintetica che la possa definire è che l'abbiamo percepito come un pastore profondamente innamorato di Cristo.
Con la sua passione, con il suo temperamento ma innanzitutto con quella paternità spirituale che la contraddistingue.
Ora per Lei si apre il tempo del ritorno come successore dell'Apostolo nella sua Como. Se penso alle bellezze paesaggistiche della sua terra mi domando come abbia vissuto la sua permanenza qui nella piatta pianura padana dove ci dice Giovannino Guareschi «il sole picchia in testa come un martello d'estate e la nebbia cancella il mondo a pochi metri dal tuo naso durante l'autunno».
Lei ha sempre apprezzato però la ricchezza della nostra terra, il ritmo delle stagioni scandito dal crescere dei frutti del suolo. Ha mostrato meraviglia per la ricchezza d'acqua buona e rigogliosa del nostro territorio, rimando a quell'acqua del Battesimo che rigenera e dà vita. In diverse occasioni ha sottolineato la religiosità della nostra gente, come pure il generoso impegno di tante persone nelle nostre comunità parrocchiali e in realtà di volontariato nei confronti dei più piccoli e deboli. A volte, ha messo in risalto quella che noi definiamo la nostra “cremaschità”, fatta di uno spirito che ci contraddistingue.
Nel Piccolo Principe di Antoine de Saint-Exupéry, pensando al momento del distacco la volpe confida al ragazzino che a lei rimarrà “il colore del grano” anche perché, più avanti esplicita che non si può vedere bene che con il cuore, perché l'essenziale è invisibile agli occhi!
Anche noi vogliamo lasciarle un simbolo, un ricordo che rimandi a noi. La lontananza, il distacco, porta inevitabilmente a guardare sempre di più col cuore ed il simbolo rimanda proprio questo.
Le offriamo una copia dell'immagine della vergine Maria e Gesù Bambino custodita nello scurolo della basilica di Santa Maria della Croce che gli esperti d'arte definiscono una terracotta policroma copia di un modello di Antonio Rossellino.
Per noi, come Lei ben sa, è uno dei luoghi nostri più 'intrisi di preghiera, di devozione, di fede e d'affetto.
La tenera immagine della Madre e del Bambino Gesù vuole raffigurare il nostro desiderio di affidarla alla Madonna in questo nuovo e importante servizio episcopale.
Ci permettiamo però anche di considerarla come un luogo che la rimandi a Crema, alla grazia del tempo che con noi ha condiviso nell'augurio sincero che, con le parole del salmista lei possa dire al termine di ogni giorno: “Io sono tranquillo e sereno come bimbo svezzato in braccio a sua madre, come un bimbo svezzato è l'anima mia.”
Grazie vescovo Oscar!