“Dio mi ha dato la gloria, poi mi ha dato la prova. Ad accettare la prima siam tutti bravi, ma è nella prova che l’uomo si misura davvero. Ed è della prova che ti voglio parlare”: in queste parole, si racchiude il più profondo significato del racconto della vita di Totò Cascio, il bambino che abbiamo amato nel film vincitore del Premio Oscar di Giuseppe Tornatore, Nuovo Cinema Paradiso. Il bambino del film è, adesso, divenuto adulto racconta il suo percorso nel cinema, con animo gentile e delicato nel libro La Gloria e la Prova, il nuovo Cinema Paradiso 2.0, scritto con Giorgio De Martino, con la prefazione di Giuseppe Tornatore e la postfazione di Andrea Bocelli. Cascio narra come ha affrontato questi lunghi anni, le sue esperienze, le sue emozioni, la sua rabbia nell’affrontare l’inevitabile: la cecità. Un lungo percorso interiore, che lascia una grande lezione: nonostante la fama, la gloria, i rapporti con i grandi del cinema, si possono avere intoppi nella vita, da accettare e affrontare con forza e coraggio, come ha fatto lui. Nonostante la cecità ha compreso che si può vedere anche con gli occhi del cuore. Lo ha fatto nel libro, lo farà dal vivo al Caffè Letterario di Crema, lunedì 31 ottobre, conversando con Tiziana Cisbani. L’appunta,emto è per le 20.45 in sala Bottesini del Teatro San Domenico. La serata, a ingresso libero, avrà l’accompagnamento musicale di Annamaria Marinoni.
Il contenuto del libro
Totò, è dunque il bambino protagonista di Nuovo Cinema Paradiso, l’indimenticabile capolavoro di Giuseppe – che lui chiama affettuosamente Peppuccio – Tornatore, vincitore dell’Oscar per il miglior film straniero quindici anni dopo Amarcord di Fellini. Dopo questo film – che nel 1991 gli procurò anche il prestigioso Premio BAFTA – Totò continuò a lavorare sia con Tornatore (partecipa a Stanno tutti bene, con Marcello Mastroianni) che con registi del calibro di Pupi Avati e Duccio Tessari. Tutto ciò fino al 1999, anno in cui firma il suo “ultimo film”. Dopo di che, si può dire che Totò Cascio scompare. Perché? Ai giornalisti che lo incalzano non vuole dire la verità, preferendo far credere che il cinema si sia dimenticato di lui. È stata invece una grave malattia – la retinite pigmentosa con edema maculare, che gli ha procurato una perdita progressiva, irreversibile e quasi totale del- la vista – a farlo rinunciare a quella che era una carriera promettente e radiosa. Oggi, a 42 anni, Totò Cascio ha trovato la forza e la voglia di raccontare la sua esperienza in un libro che è insieme memoir cinematografico e racconto di formazione e di rinascita. Grazie alla sua fede, al suo coraggio e alla consapevolezza acquisita, ora può tornare a vivere una vita degna di essere vissuta ed è questo il suo “Nuovo Cinema Paradiso 2.0”, dice scherzando. Così, rinato, lancia un segnale a chi è nella sua condizione: non nascondetevi, anzi imparate ad accettarvi. “Senza accettarsi, ci si porta dentro l’avversario più feroce. Me lo disse anche Andrea Bocelli: “Totò, non è un disonore”. Sono state parole illuminanti.”