I funerali di don Vito, questa mattina in cattedrale

Il Vescovo Daniele con tutti i sacerdoti presenti in cattedrale nel momento dell'ultimo saluto a don Vito

Celebrati, questa mattina alle ore 9.30 in duomo, i funerali di mons. Vito Barbaglio, canonico della cattedrale, scomparso nella notte tra giovedì e venerdì all’età di 92 anni. Presenti nipoti e pronipoti e un gran numero di persone che l’hanno conosciuto e apprezzato.

Ha presieduto il vescovo Daniele che, iniziando la liturgia, ha detto: “La grande presenza, anche del presbiterio diocesano e non, qui in cattedrale dice la riconoscenza con cui accompagniamo don Vito nell’ultimo viaggio e lo consegniamo a Dio: attraverso il suo ministero ha mostrato in mezzo a noi il suo amore misericordioso.”

LE PAROLE DEL VESCOVO

Ha poi commentato la lettura del secondo Libro dei Re dove si narra la liberazione di Naamn il Siro dalla lebbra, avvenimento citato anche dal Vangelo. “Con la lettura di Naaman – ha detto il vescovo Daniele – la Parola ci richiama il Battesimo. La fonte che sgorga da Gesù morto e risorto, purifica da ogni colpa ed è punto di partenza di una vita feconda. Una vita come quella di don Vito, feconda come un albero rigoglioso. Una lunga vita, per un ministero di quasi 70 anni.”

E per illustrarne la personalità di don Vito, ha letto un brano della lettera da lui inviata, nel lontano 1964, al vescovo Manziana, nella quale si dimetteva da alcuni incarichi per poter assolvere meglio i tanti altri che gli erano stati affidati e dei quali ha fatto l’elenco. Don Vito, prete da soli 16 anni, era un presbitero ricco di capacità e da subito impegnato. Ma era pure cosciente che ci voleva serietà nell’assolvere i propri compiti e scriveva a Manziana… “non voglio rendermi ridicolo”.

Il vescovo Daniele ha ricordato come don Vito nella sua vita di sacerdote abbia accompagnato ed aiutato tante persone che si confidavano e si affidavano a lui. 

“Quando l’ho conosciuto – ha aggiunto – aveva ormai lasciato tutti i suoi incarichi: ho conosciuto il don Vito della preghiera e poi della malattia, vissuta con fede e con un sorriso che non gli è mai mancato.” E ha ricordato la sua profonda devozione alla Madonna Regina della Pace di Mejugorie, richiamando anche l’iniziativa da lui iniziata a Montodine della Madonna sul fiume.

Dopo aver sottolineato che don Vito ha fatto germogliare tanti frutti di vita evangelica. Ha voluto terminare recitando la bella poesia che gli ha dedicato un’amica e che abbiamo pubblicato sul Nuovo Torrazzo di sabato scorso: 

AL MIO AMICO PIÙ CARO

Le violette di marzo
dipingono il manto erboso
del tuo giardino
dove hai coltivato
sogni, speranze, amicizie e fede

I fiori di San Giuseppe si ergono
solitari a incorniciare il viottolo
che conduce
alla tua amata casa
dove tanto hai ascoltato e pregato

Minuscole foglioline sulle rose
accennano l’arrivo del mese
a te tanto caro
ai giorni dedicati alla tua amata
Regina della Pace

Ma un altro giardino fiorito
ti reclama amico mio
appartieni ormai a quel tutto
che ti farà esclamare ancora…
Ma come sono fortunato!

LE PARTECIPAZIONI

Al termine della celebrazione mons. Gianotti ha letto le partecipazioni al lutto dei vescovi Ghidelli e Manenti e quella di nmons. Oscar Cantoni che lo ha ricordato come collaboratore, in particolare nei lavori del restauro della cattedrale ai quali si è dedicato con grande impegno, non senza qualche preoccu

pazione. Partecipazione anche dell’arcivesco di Ferrara-Comacchio, nato ad Agnadello dove don Vito abitava e del presidente del tribunale regionale, che lo ha ricordato come persona buona ed equilibrata.

È seguito un commosso ricordo di una iscritta al gruppo di Preghiera Regina della Pace.

Don Vito è stato deposto nella cappella centrale del cimitero di San Bartolomeo ai Morti, riservata ai sacderdoti.