Ieri sera, in cattedrale alle 21, il vescovo Oscar ha presieduto l'Eucarestia nella quale i membri della Fraternità di Comunione e Liberazione hanno pregato per il loro fondatore, il servo di Dio don Luigi Giussani nell'11° anniversario della sua morte e nel 34° del riconoscimento pontificio della Fraternità stessa.
L'intenzione della celebrazione era stata così espressa dai membri di CL: “Chiediamo al Signore la grazia per tutto il movimento e per ciascuno di noi di vivere con verità, fiducia, intensità e operosità questo anno giubilare della Misericordia che, come sempre ci ha insegnato e testimoniato don Giussani, 'resta l'ultima parola anche su tutte le brutte possibilità della storia e che sola permette il cammino di un popolo perché solo in essa si può generare'. Pieni di gratitudine verso papa Francesco che ha compreso quanto siamo bisognosi, domandiamo che lo sguardo di amore di Cristo ci raggiunga anche oggi.”
Il vescovo Oscar ha rivolto ai presenti le seguenti parole: “Questa celebrazione è un vero incontro di famiglia tra persone create per aver ricevuto immeritatamente un dono, quello di una appartenenza. L'essere membri di una medesima famiglia spirituale genera solidi legami fraterni, con cui sentirsi sostenuti nell'affrontare la comune esperienza cristiana e permette di godere dei mezzi di grazia che il movimento possiede, perché siamo tutti aiutati a dare al mondo le ragioni della propria fede mediante una testimonianza viva di Vangelo, dentro le comuni circostanze della vita e nei più disparati ambienti. Così l'undicesimo anniversario dell'entrata nella pienezza della vita di Don Giussani e il ricordo del 34º di fondazione della fraternità sono entrambi una rinnovata occasione per rendere grazie al Signore, che in questo Anno Santo ci raggiunge con il suo sguardo misericordioso e ci rivela così il volto del Padre.
La grazia comune, propria di questa giornata – ha continuato mons. Cantoni – è quella di chiedere che ciascuno possa vivere con frutto l'Anno Santo della misericordia, che consiste da una parte nella gioiosa consapevolezza di essere amati dal Signore e dall'altra della chiamata a divenire attivi testimoni dell'amore, quindi misericordiosi come il Padre.
Che il Padre ci ama che noi siamo preziosi ai suoi occhi e al suo cuore è questa la verità più profonde del Vangelo e ciò che ci qualifica come discepoli di Gesù e ci responsabilizza per la riconosciuta dignità di figli. È ciò che esprimiamo nelle invocazioni del Padre Nostro. Nessuna preghiera è più gradita al Padre celeste di quella che Gesù ci ha insegnato. Con la preghiera del Padre Nostro possiamo esprimere totalmente il nostro amore filiale per Dio.
Santa Teresa di Lisieux e affermava che l'amore non si paga che con l'amore: esso non consiste in un puro atto intellettuale di fede, ma nel dare alla propria esistenza un certo orientamento così da diventare simili a Gesù in tutto penetrati dal suo modo di pensare e di agire e di amare.
San Francesco di Sale in una sua lettera – ha concluso il vescovo – ci invita non tanto parlare di Dio a chi non lo chiede, ma a vivere in modo tale che, prima o poi qualcuno non possa fare a meno di chiedercelo. C'è un modo di amare, di servire, di accogliere, di aprirsi ai fratelli anche ai non amati, perfino i non amabili che solo chi è pieno dell'amore di Dio può impegnarsi con tanta passione e generosità. Solo ci sapremo riscoprire le opere di misericordia (corporali e spirituali) e incarnare nel nostro quotidiano, sapremo divenire noi stessi strumenti della misericordia del Padre presso il nostro prossimo. Il segreto per realizzare un simile progetto consiste nel lasciarsi amare da Cristo perché egli, per la potenza del suo spirito, conformi nostro cuore e lo renda simile al suo.”