Non strage, ma sequestro di persona e attentato con finalità terroristiche. Di questo è stato riconosciuto colpevole dalla Corte d’Assise di Milano Ousseynou Sy, il dirottatore del bus delle medie Vailati del 20 marzo 2019, condannato a 24 anni di reclusione e al risarcimento dei costituitisi parte civile (bambini, docenti e famiglie in primis). Le motivazioni della sentenza emessa il 15 luglio scorso sono state depositate nei giorni scorsi. Dalla lettura delle stesse si evince come la Corte, nell’arrivare al giudizio, abbia valutato come la condotta di Sy abbia messo in pericolo la vita delle due classi sequestrate all’uscita della palestra quando il pullman condotto dal senegalese avrebbe dovuto riportarle a scuola. Sappiamo bene invece come sia andata: mezzo con le porte chiuse e con le tende intrise di benzina dirottato verso Linate e bloccato dai Carabinieri a San Donato Milanese, quando i bimbi e gli insegnanti riuscirono a mettersi in salvo prima che l’autobus prendesse fuoco.
Ed è proprio sull’incendio e sul suo innesco che sarebbe caduta l’imputazione di strage, quantomeno secondo la Corte d’Assise. Non vi sarebbero prove che sia stato Sy ad appiccare il rogo che potrebbe essersi acceso a causa del contatto del mezzo contro il guardrail. Risulterebbe invece provato “che abbia coscientemente posto in pericolo di vita gli ostaggi – si legge, e che abbia agito “con finalità di terrori-smo”. L’imputato ha sempre dichiarato, infatti, di aver ideato quella azione eclatante per cercare di far breccia nell’azione del Governo italiano in merito alla politica di gestione del flusso dei migranti e della loro accoglienza; Governo, ed in primis secondo Sy l’allora ministro Matteo Salvini, colpevole delle morti di tanti bambini e adulti africani. Voleva un’azione intimidatoria, da qui la finalità terroristica; ma non sarebbe provata la sua diretta responsabilità nell’innesco del fuoco che ha poi distrutto l’autobus di Autoguidovie.