Riqualificazione delle periferie: bloccati i fondi. I comuni interessati protestano

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“Siamo pronti a presentarci a Palazzo Chigi per consegnare in segno di protesta le nostre fasce tricolori e avremo idealmente dietro di noi i venti milioni di cittadini ai quali si vuole rubare la speranza di vivere in città e in paesi migliori”. E’ l’affermazione del primo cittadino di Bari e presidente dell’Associazione nazionale comuni italiani (Anci) Antonio Decaro, che si fa voce della protesta dei sindaci contro il blocco fino al 2020 dei fondi per la riqualificazione delle periferie. Una misura varata dai governi Renzi e Gentiloni ma attesa da lungo tempo, al di là delle collocazioni politiche o geografiche, per le grandi implicazioni sociali del provvedimento.

FONDI CONGELATI, MA LAVORI INIZIATI E FINITI IN ALCUNI CASI

Decaro, con una delegazione di venti sindaci, è stato ascoltato dalla prima e dalla quinta commissione della Camera, in forma unita, su tutte le questioni che nel cosiddetto decreto milleproroghe riguardano la vita dei comuni. In primo piano però c’era quell’emendamento approvato in una notte d’agosto al Senato che “congela” i fondi stanziati per le periferie: 1,6 miliardi di euro ai quali vanno aggiunti 1 miliardo e 100 milioni di co-finanziamenti pubblici e privati, destinati a 326 Comuni in cui risiedono quasi venti milioni di italiani. In molti casi i lavori sono già iniziati e in alcuni praticamente finiti. Del resto, nello scorso dicembre, erano state solennemente firmate a Palazzo Chigi le convenzioni relative ai progetti esaminati e validati e quindi gli enti locali avevano avviato le procedure di attuazione. Se l’emendamento non sarà modificato dalla Camera, i sindaci interessati faranno valere le loro ragioni a tutti i livelli (dal Tar alla Corte Costituzionale).

A PEGGIORARE LA SITUAZIONE LA SENTENZA N.74/2018 E NON SOLO

La questione è oggettivamente complessa. C’è di mezzo anche una sentenza della Corte Costituzionale, la n.74 di quest’anno, dietro cui si trincerano i partiti di maggioranza. In realtà la sentenza investirebbe eventualmente la prima tranche di finanziamenti, che riguarda progetti su cui il blocco non avrà invece conseguenze.
Un altro aspetto di polemica tocca la provenienza e la destinazione dei fondi: “la maggioranza sostiene che con lo stesso decreto milleproroghe viene finanziato un intervento per consentire ai comuni di spendere gli avanzi di bilancio, attualmente bloccati dai vincoli del patto di stabilità”. Provvedimento molto importante per il quale sono state utilizzate le risorse destinate in origine alle periferie, che però erano risorse aggiuntive trasferite dallo Stato ai Comuni e non soldi già appartenenti ai Comuni, come nel primo caso. Dal governo dicono che consentendo di utilizzare gli avanzi di bilancio si premiano i Comuni virtuosi, ma è tutto da dimostrare che siano virtuosi gli amministratori che non riescono a spendere (oculatamente) i fondi a disposizione. Insomma, uno scontro a tutto campo.

Se la questione sarà risolta per via politica o finirà davanti ai giudici, lo si saprà presto. I tempi parlamentari sono strettissimi.

Fonte AgenSir