A cento anni dalla nascita (6 aprile 1925) si è ricordato oggi don Agostino Cantoni, da parte degli ex alunni del Liceo Racchetti. Lo si è fatto, alle ore 15, nella sala Cremonesi del Centro culturale Sant’Agostino.
Sotto la guida del moderatore Walter Bruno, il prof. Franco Gallo, ha parlato degli studi filosofici del parroco di San Giacomo.
La prof.ssa Nicoletta Mattelloni ha illustrato il filosofo che ha studiato e interpretato la realtà con il pensiero di Teilhard del Chardin.
L’arch. Edoardo Edallo ha raccontato di lui come assistente della FUCI e come promosse l’impegno verso le situazione di degrado. Ebbe stretti rapporti con padre Turoldo e con i monaci di Camaldoli. Lasciò la Fuci per la parrocchia con grande slancio di pastore dove portò avanti il rinnovamento conciliare.
La prof.ssa Daniela Ronchetti ha ricordato l’interesse di don Agostino per il cinema come strumento educativo e di evangelizzazione soprattutto per i giovani. Introdusse il primo cineforum in città.
Nella seconda parte del convegno sono intervenuti don Federico Bragonzi, Vittorio Vantadori, Patrizia De Capua e mons. Franco Manenti, vescovo di Senigallia.
Il primo ha raccontato come don Agostino volesse una Chiesa rinnovata che mettesse in pratica gli Atti degli apostoli, aperta ai poveri. Il suo interesse per l’America Latina, per i missionari cremaschi, che visitava ogni tre anni (fino al punto di desiderare di andare anch’egli in missione), e la teologia della liberazione che lo portò a interpretare i segni dei tempi per rispondere con il Vangelo.
Vantadori, presidente del Gruppo Handicap di san Giacomo, ha illustrato il suo impegno per la povertà. Visitò tutte le famiglie della parrocchia e rilevò il grande problema dell’handicap. Iniziò quindi un lavoro in questo senso, si collegò con la Giovanni XXIII, e fece nascere il Gruppo Handicap e nel 1977 la casa famiglia e le vacanze estive. L’handicap gli ha fatto scoprire il volto di Gesù nella storia.
Patrizia De Capua ha rivelato come don Agostino si fosse appassionato al pensare africano sul quale ha scritto un libro.
Il vescovo Franco ha detto che don Agostino non è stato un filosofo di professione, ma un pastore di professione. Formatosi in una teologia molto diversa, preconciliare, apologetica, dopo il Concilio ha preso un altro respiro, quello appunto conciliare. Con la sua vita ci ha dimostrato che la differenza cristiana non è contrapposizione dell’umano, ma compimento dell’umano.
E cosa direbbe oggi? Ci farebbe capire l’empatia che Gesù ha di tutto ciò che è umano. Noi ci sentiamo un po’ sconfitti: don Agostino ci inviterebbe a superare questo sentimento e a ritrovare speranza.