26 gennaio, domenica della Parola. Don Giorgio commenta il Vangelo

don Giorgio Zucchelli

Dal Vangelo secondo Luca 1,1-4;4,14-21

Poiché molti hanno cercato di raccontare con ordine gli avvenimenti che si sono compiuti in mezzo a noi, come ce li hanno trasmessi coloro che ne furono testimoni oculari fin da principio e divennero ministri della Parola, così anch’io ho deciso di fare ricerche accurate su ogni circostanza, fin dagli inizi, e di scriverne un resoconto ordinato per te, illustre Teòfilo, in modo che tu possa renderti conto della solidità degli insegnamenti che hai ricevuto.
In quel tempo, Gesù ritornò in Galilea con la potenza dello Spirito e la sua fama si diffuse in tutta la regione. Insegnava nelle loro sinagoghe e gli rendevano lode.
Venne a Nàzaret, dove era cresciuto, e secondo il suo solito, di sabato, entrò nella sinagoga e si alzò a leggere. Gli fu dato il rotolo del profeta Isaìa; aprì il rotolo e trovò il passo dove era scritto:
«Lo Spirito del Signore è sopra di me;
per questo mi ha consacrato con l’unzione
e mi ha mandato a portare
ai poveri il lieto annuncio,
a proclamare ai prigionieri la liberazione
e ai ciechi la vista;
a rimettere in libertà gli oppressi,
a proclamare l’anno di grazia del Signore».
Riavvolse il rotolo, lo riconsegnò all’inserviente e sedette. Nella sinagoga, gli occhi di tutti erano fissi su di lui. Allora cominciò a dire loro: «Oggi si è compiuta questa Scrittura che voi avete ascoltato».

Il commento del Vangelo

Oggi è la Domenica della Parola, indetta da papa Francesco con la lettera apostolica Aperuit illis del 30 settembre 2019. E le letture della liturgia eucaristica di oggi vengono a proposito.
Nella prima (dal Libro di Neemia), assistiamo a quanto anche noi facciamo durante la Messa della domenica.
Il sacerdote Esdra legge la parola davanti alla assemblea del popolo, che dura dall’alba a mezzogiorno (la nostra Messa un po’ di meno). Il lungo tempo indica l’importanza dell’avvenimento.
Tutto il popolo tendeva l’orecchio: stava cioè molto attento. Atteggiamento che dovrebbe essere anche il nostro ogni domenica. L’attenzione alla Parola è il primo passo per poterla veramente farla penetrare in noi.
Esdra parla da una tribuna di legno, come il sacerdote parla oggi dall’ambone, cioè con solennità. Quando Esdra apre il libro, tutto il popolo si alza in piedi: è segno di venerazione e lo facciamo anche noi alla lettura del Vangelo.
Poi benedice Dio e il popolo risponde “Amen”, alzando le mani. Oggi il sacerdote dice: “Parola del Signore”. E tutti rispondiamo “Lode a te o Cristo”, lodiamo cioè il Signore.
Poi gli ebrei si prostrano con la faccia a terra dinanzi al Signore, nella convinzione che il Signore stesso aveva loro parlato nella parola che era stata detta. Parola che i levìti spiegano per far capire il senso ai fedeli: è quanto fa il sacerdote con l’omelia, una volta letta la Parola.
Il popolo piange di commozione mentre ascolta la Parola e la sua spiegazione e i levìiti dicono loro: “Questo giorno è consacrato al Signore, vostro Dio; non fate lutto e non piangete!”
Anzi, Neemìa, il governatore, li invita ad andare a far festa, a organizzare un grande banchetto, “perché questo giorno è consacrato al Signore nostro; non vi rattristate, perché la gioia del Signore è la vostra forza.” Questa è la nostra domenica, giorno del Signore, nel quale facciamo festa con gioia per i doni del Signore.

Cristo è presente nella sua Parola

Così fa anche Gesù a Nàzaret nel brano di Vangelo proposto oggi. Si fa dare il rotolo del libro, l’attenzione di tutti è forte su di lui, legge un passo importante: “Lo Spirito del Signore è sopra di me; per questo mi ha consacrato con l’unzione e mi ha mandato a portare ai poveri il lieto annuncio…”
Riavvolge il rotolo e si siede. Nella sinagoga gli occhi di tutti sono fissi su di lui. Allora comincia a dire loro: “Oggi si è compiuta questa Scrittura che voi avete ascoltato”. Cioè: “Io sono il Messia che vi parla ora!”
E questa è la strabiliante novità di noi cristiani. Quando si legge la Parola, noi sappiamo e crediamo che è Gesù stesso che ci parla. “Cristo – scrive il Concilio – è sempre presente nella sua Chiesa, e in modo speciale nelle azioni liturgiche. È presente nel sacrificio della Messa, sia nella persona del ministro, essendo egli stesso che, «offertosi una volta sulla croce, offre ancora se stesso tramite il ministero dei sacerdoti», sia soprattutto sotto le specie eucaristiche. È presente nella sua Parola, giacché è lui che parla quando nella Chiesa si legge la sacra Scrittura” (Mt 18,20) (Sacrosanctum Concilium, n. 7).
Ecco dunque la straordinaria importanza della Parola di Dio che ascoltiamo nell’Eucarestia. Teniamo anche noi gli occhi fissi su Gesù che ci parla nei lettori e nel sacerdote, così da accogliere con gioia quanto Egli ci dice? Preghiamo: “O mio Sposo, tu mi parli con la bocca di colui che legge la Parola. Dalla sua bocca questa Parola passi nel mio cuore e mi trasformi!”
Il Signore ci parla anche quando leggiamo la Parola personalmente. Chiuso nella mia camera leggo la Bibbia, in particolare leggo il Vangelo nella fede profonda che Dio mi parla di persona: gli rispondo ringraziandolo e vivo uno straordinario momento di preghiera nella quale lascio parlare Lui perché mi trasformi. La Sua infatti è una parola miracolosa. Per questo papa Francesco ci invita alla lettura frequente.

don Giorgio Zucchelli