Domenica 10 novembre. Don Giorgio commenta il Vangelo: “La vera preghiera e la vera carità si fanno nel segreto”

don Giorgio Zucchelli

Dal Vangelo secondo Marco 12, 38-44

In quel tempo, Gesù [nel tempio] diceva alla folla nel suo insegnamento: «Guardatevi dagli scribi, che amano passeggiare in lunghe vesti, ricevere saluti nelle piazze, avere i primi seggi nelle sinagoghe e i primi posti nei banchetti. Divorano le case delle vedove e pregano a lungo per farsi vedere. Essi riceveranno una condanna più severa».
Seduto di fronte al tesoro, osservava come la folla vi gettava monete. Tanti ricchi ne gettavano molte. Ma, venuta una vedova povera, vi gettò due monetine, che fanno un soldo.
Allora, chiamati a sé i suoi discepoli, disse loro: «In verità io vi dico: questa vedova, così povera, ha gettato nel tesoro più di tutti gli altri. Tutti infatti hanno gettato parte del loro superfluo. Lei invece, nella sua miseria, vi ha gettato tutto quello che aveva, tutto quanto aveva per vivere».

Il commento al Vangelo: quantità dell’offerta vs cuore

Come possiamo interpretare il Vangelo di questa domenica nella nostra situazione?
Iniziamo con la seconda parte.
Questo è un Vangelo che contrasta con una certa interpretazione solo “sociale” della vita cristiana oggi molto diffusa. Secondo la quale, ciò che conta è il “fare” del bene. E si guarda alla quantità di questo bene per apprezzare le persone. Noi contiamo – ad esempio – quanti soldi vengono dati in carità e riteniamo più bravo chi ne dà di più. E invece no. Gesù provocatoriamente elogia la vedova che nel tesoro non getta nulla, ma ha dato più degli altri perché ha dato tutto quanto aveva. Ciò che conta non è la quantità dell’offerta: al Signore interessa il cuore con cui viene fatta l’offerta! Al Signore interessa la persona che si dona, non la quantità delle sue offerte e delle sue opere.

Se non c’è il cuore non conta niente

Tanti ricchi gettano molte monete… quante persone possiamo aiutare! Se raccogliamo tanti soldi, faremo tanto bene. Mettiamo quindi in piedi una bella macchina della carità: più la macchina sarà efficiente, più gente aiuteremo, più saremo elogiati e più saremo applauditi dalla gente. In realtà, secondo Gesù, se non c’è il cuore tutto ciò non conta niente.
Il Signore sa fare lui per coloro che hanno bisogno. Lo leggiamo nella prima lettura. La vedova di Sarèpta non ha nessuna speranza di poter continuare a vivere… E fa un atto di generosità estrema come quello della vedova del Vangelo… e l’olio non si estingue più: il Signore la ricompensa.

La carità della cultura

Ma vi è anche un altro atteggiamento molto diffuso: il bene è solo quello che si realizza nei settori oggi “di moda”, che vanno per la maggiore… chi lavora in altri settori non è considerato. Così applaudiamo coloro che s’impegnano in particolari settori: l’immigrazione, la povertà materiale di tante famiglie, ecc.
Certo, dobbiamo apprezzare moltissimo queste persone e le loro organizzazioni!
Ma vi è anche chi, ad esempio, s’impegna in campo educativo e non è considerato. Oggi impegnarsi, ad esempio, nelle scuole cattoliche, non entusiasma nessuno… anzi le scuole si chiudono, non sono gratificanti!
Stessa cosa nel campo dell’informazione: la carità dell’informazione ispirata ai valori evangelici, che sa far discernere il bene e il male nella società di oggi totalmente disorientata, non è di moda. I vescovi chiudono giornali e radio delle rispettive diocesi. Esattamente il contrario di quanto hanno fatto i loro predecessori a inizio ‘900.
Scuola e informazione riguardano la carità della cultura, importantissima come diceva Rosmini. Ma non è considerata. Vale molto di più la carità materiale.
Per non dire – infine – del dono della fede… che è la più grande opera di carità che possiamo fare a una persona. Tanti missionari e sacerdoti l’hanno messo prima di tutti i loro impegni. Per che cosa è apprezzato un sacerdote? Perché porta il Vangelo ai fratelli oppure per qualcos’altro, perché – ad esempio – è un bravo organizzatore?

Oggi si prega poco

E veniamo alla prima parte del brano di Vangelo. Qui Gesù contesta coloro che “pregano a lungo per farsi vedere”. Un alto tema importante.
La riflessione può cadere, ad esempio, sulle nostre esperienze liturgiche comunitarie. Gli impianti liturgici, a volte complessi, erano un tempo arricchiti di vesti e addobbi sontuosi. Erano fatti per ostentare la preghiera, per dimostrare di essere bravi e devoti, per guadagnare in fama o in soldi?
Oggi le liturgie sono diventate più sobrie e non mi sembra che molti ostentino la preghiera per farsi vedere! Diciamo che purtroppo si prega poco! Comunque anche in questo caso ricordiamo quanto dice il Signore in altre parti del Vangelo: “Quando tu preghi, entra nella tua camera, chiudi la porta e prega il Padre tuo, che è nel segreto; e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà” (Mt 6,6).
La vera preghiera e la vera carità sono dunque quelle che si fanno “nel segreto”. La loro vera importanza sta cioè con quanto cuore vengono realizzate.
Insomma è l’invito di Gesù all’autenticità in tutto, nelle grandi e nelle piccole scelte.
Cerchiamo l’apprezzamento del Signore, non quello degli uomini!

don Giorgio Zucchelli