Giorno del Ricordo. Impedire il ripetersi di tragici errori, causati da ideologie e nazionalismi

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“Onorare le vittime e promuovere la pace, il progresso, la collaborazione, l’integrazione, aiuta a impedire il ripetersi di tragici errori, causati da disumane ideologie e da esasperati nazionalismi; e a non rimanere prigionieri di inimicizie, rancori e di dannose pretese di rivalsa”. Lo ha affermato il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, in occasione della celebrazione del Giorno del Ricordo tenutasi al Quirinale.

Sentirsi esuli nella propria patria

“Il nuovo assetto internazionale, venutosi a creare con la divisione in blocchi ideologici contrapposti, secondo la logica di Yalta, fece sì che passassero in secondo piano le sofferenze degli italiani d’Istria, di Dalmazia e di Fiume. Furono loro a pagare il prezzo più alto delle conseguenze seguite alla guerra sciaguratamente scatenata con le condizioni del Trattato di pace che ne derivò” ha dichiarato.
“Dopo aver patito le violenze subite all’arrivo del regime di Tito, quei nostri concittadini, dopo aver abbandonato tutto, provarono sulla propria sorte la triste condizione di sentirsi esuli nella propria Patria. Fatti oggetto della diffidenza, se non dell’ostilità, di parte dei connazionali”, ha ricordato il Capo dello Stato, riconoscendo che “le loro sofferenze non furono, per un lungo periodo, riconosciute. Un inaccettabile stravolgimento della verità che spingeva a trasformare tutte le vittime di quelle stragi e i profughi dell’esodo forzato, in colpevoli – accusati indistintamente di complicità e connivenze con la dittatura – e a rimuovere, fin quasi a espellerla, la drammatica vicenda di quegli italiani dal tessuto e dalla storia nazionale”.

Libertà e convivenza

“Malgrado queste tragiche esperienze del passato, assistiamo con angoscia anche oggi, non lontano da noi, al risorgere di conflitti sanguinosi, in nome dell’odio, del nazionalismo esasperato, del razzismo. Dall’Ucraina al Medio Oriente ad altre zone del mondo, la convivenza, la tolleranza, la pace, il rispetto dei diritti umani e del diritto internazionale sono messi a dura prova” ha affermato Mattarella.
“I soprusi e le violazioni si moltiplicano e chiamano quanti condividono i valori di libertà e di convivenza a una nuova azione di contrasto, morale e politica, contro chi minaccia la libertà, il corretto ordine internazionale e le conquiste democratiche e sociali”, ha ammonito il Capo dello Stato, osservando che “pagine buie della storia, anche d’Europa, sembrano volersi riproporre”.
“Disponiamo di un forte antidoto e dobbiamo consolidarlo e svilupparlo sempre di più”, la convinzione di Mattarella: “La costruzione dell’Unione europea, pur con i suoi ritardi e le sue carenze, ha rappresentato il ripudio della barbarie provocata da tutti i totalitarismi del Novecento e la concreta e valida direzione di marcia per guardare al futuro con fiducia e con speranza”.

Contribuire a costruire un presente e un futuro migliori

“Gorizia, la città simbolo della divisione, è oggi associata – grazie a una generosa intuizione della Slovenia – a Nova Gorica: due città, due Stati, una sola capitale della cultura europea per il 2025”, ha ricordato il Capo dello Stato, secondo cui “occorre adesso lavorare alacremente, a livello europeo, perché anche gli altri Paesi dei Balcani occidentali candidati all’ingresso nell’Unione possano compiere le procedure di adesione senza ritardi e senza indugi”.
“Si tratta anche di una risposta concreta ai pericoli del possibile riaccendersi, nella regione, di sopiti conflitti di natura etnica o religiosa, che rischierebbero di riportare la storia, a tempi che non vogliamo più rivivere”, ha osservato Mattarella, aggiungendo che “le divisioni, i conflitti, i drammi del passato – la cui memoria ci ferisce tuttora con forza e sofferenza – ci ammoniscono”.
“Se non possiamo cambiare il passato, possiamo contribuire a costruire un presente e un futuro migliori”, la convinzione del presidente, ricordando che “all’Europa, e al suo modello di democrazia e di sviluppo avanzati, guardano nel mondo milioni di persone”.
“L’unità dei suoi popoli è la sua forza e la sua ricchezza”, ha concluso: “Il buon senso e l’insegnamento della storia chiedono di non disperderla ma, al contrario, di potenziarla, nell’interesse delle nazioni europee e del futuro dei nostri giovani”.