Per il 77° anniversario della Repubblica Italiana si sono appena concluse le celebrazioni di piazza anche a Crema. Numerose le autorità, le associazioni combattentistiche e d’Arma intervenute. Tanti anche i rappresentanti delle Forze dell’Ordine, gli assessori e consiglieri comunali di minoranza e maggioranza di Sala degli Ostaggi. Dapprima si sono ritrovati tutti in piazzale Rimembranze (alle ore 9) per l’alzabandiera e la prima deposizione di una corona d’alloro presso la Colonna Votiva. Presente il corpo bandistico “Giuseppe Verdi” di Ombriano-Crema, che ha impreziosito la cerimonia in onore dei Caduti con le sue note. Dopo il corteo lungo piazza Garibaldi e via Mazzini, in piazza Duomo s’è tenuto l’intervento del sindaco Fabio Bergamaschi, non prima della deposizione della seconda corona d’alloro presso il Famedio.
Impresa collettiva
“È un lungo percorso, quello che la Repubblica ha compiuto prendendo avvio il 2 giugno del 1946. Settantasette anni fa lo volle intraprendere il popolo italiano attraverso il referendum, aprendo contestualmente la prospettiva costituzionale della nazione. E per la prima volta si poté dire in senso pieno e autentico ‘il popolo italiano’: grazie al suffragio universale maschile e femminile, con la prima convocazione alle urne delle donne; grazie alle prime votazioni libere seguite al ventennio fascista, alla guerra, alle oppressioni; grazie all’imponente affluenza dell’89% degli aventi diritto, pari a circa 25 milioni di italiani”, ha detto il sindaco. Un’impresa collettiva che ancora oggi si alimenta, trovando nella festività nazionale l’occasione della conferma di una scelta.
“Perché ogni determinazione, nel tempo, necessita di occasioni di discernimento, memoria e riflessione. Momenti nei quali la celebrazione di fatti determinanti per le sorti del Paese, quand’anche lontani nel tempo, sia in grado di richiamare l’attenzione alle scelte fondative della nostra comunità nazionale, sottraendo la vita pubblica e istituzionale del Paese alla dimensione di un fluire distratto e abitudinario, che facilmente può trasformarsi nel pericolo di un’affermazione silenziosa e insidiosa di differenti modelli di governo, dannosi per il benessere dei popoli e delle persone: democrature, democrazie illiberali o democrazie a bassa intensità, svuotate di contenuto e di significato, e ogni forma di regressione democratica, anticamera di totalitarismi affatto espulsi dalla contemporaneità, dalla Storia dell’umanità”.
Avere cura della Repubblica
Bergamaschi, però, di fronte a questi scenari, ha ribadito che “la Repubblica possiede i valori e le risorse necessarie per affrontare a viso aperto le sfide che abbiamo innanzi. Celebrare la Festa della Repubblica significa festeggiare la fortuna di vivere nella società libera, aperta, solidale e inclusiva tracciata con saggezza e lungimiranza dal legislatore costituzionale, senza dare per scontate le nostre radici, l’essenza della nostra convivenza sociale, i valori così alti e sempre attuali espressi nell’articolato pensato dai nostri padri e dalle nostre madri costituenti, frutto di un compromesso al rialzo capace di raccordare e valorizzare le diversità, riconducendole a uno scenario di crescita collettiva.
E avere cura della Repubblica, oltre il momento celebrativo, significa anche avvertire il dovere di svolgere al meglio delle proprie possibilità quel compito collettivo, di popolo, che passa dall’impegno individuale negli ambiti in cui ciascuno si trova a operare ogni giorno, per il corretto, efficiente e solidale funzionamento del sistema-Paese”.
Sguardo fiducioso
“In questo primo anno da sindaco di Crema ho visto bambini scoppiare di gioia indossando una copia della fascia tricolore nell’aula del Consiglio comunale; ho stretto le mani di persone di origine straniera tremanti per l’emozione del conferimento della cittadinanza italiana; ho conosciuto la ricchezza straordinaria e multiforme di talento, ingegno, generosità e altruismo di cui è ricca la nostra comunità.
Nascondere le difficoltà di tempi complessi – in cui le prospettive di benessere economico sono più fragili rispetto a quanto avvenuto per altre generazioni, nei quali le trasformazioni sociali e l’innovazione paiono talvolta più una minaccia che un’opportunità, in cui cresce il tasso di rabbia e conflittualità sociale, unitamente a un individualismo dalle sembianze sempre più anarcoidi – sarebbe un esercizio retorico sterile e controproducente. Ma la forza di una nazione consiste anche nello sguardo fiducioso di chi sa scorgere la lama di luce che penetra tra le nubi. C’è speranza per la nostra Italia. C’è stata e c’è ancora grazie alla Repubblica e alla sua Costituzione. Oggi festeggiamo questo. Oggi festeggiamo la Repubblica Italiana, la parte migliore di noi”. E’ seguito un breve concerto di nuovo a cura della banda “Giuseppe Verdi”, che attende tutti anche questa sera a CremArena alle ore 21 per l’atteso Concerto della Repubblica.