L’autolesionismo è un disturbo della sfera psicologica, che induce a procurarsi un danno fisico; ci si riferisce a tutti quei comportamenti che sono deliberatamente orientati al provocarsi dolore fisico. Questi comportamenti includono, ad esempio, il tagliarsi la pelle con oggetti affilati, l’infliggersi bruciature e marchiarsi con sigarette o oggetti roventi.
La condotta autolesiva, per essere tale, deve essere preceduta dalle seguenti aspettative:
• ottenere sollievo da una sensazione negativa;
• risolvere una situazione relazionale;
• indurre una sensazione positiva.
Inoltre, il comportamento autolesivo deve essere associato ad almeno uno dei seguenti sintomi:
• difficoltà interpersonali o sensazioni/pensieri/sentimenti negativi;
• frequenti pensieri autolesivi.
Chi sono i soggetti più a rischio di cadere in manifestazioni autolesionistiche?
Questo problema può riguardare soggetti di qualsiasi età, ma ha una particolare incidenza nella popolazione giovanile già dai 11-12 anni.
Gli adulti vicini a questi giovani come possono riconoscere questo disturbo?
La maggior parte delle volte i tagli o le ferite sono nascoste e non si vedono perché sono nelle parti più intime o sono coperte da accessori e abbigliamento.
I genitori non si accorgono con facilità e immediatezza di ciò che fanno i figli e non riescono a cogliere i segnali di disagio.
Per il genitore molto spesso è uno shock accorgersi del comportamento autolesionista del figlio, padri e madri increduli si sentono anche in colpa e non sanno come muoversi.
Quali sono le reazioni più comuni del mondo adulto?
Affrontare questa situazione non è facile e spesso le frasi o gli atteggiamenti di reazione sono devastanti.
“Ma cosa hai fatto?”, “Non lo devi fare più!”, “Non pensavo di avere un figlio matto!”, “Finché non guarisci non esci!” “Mi hai deluso!” E tanti ancora potrebbero essere le frasi da riportare.
Chi sono i ragazzi autolesionisti?
I giovani che si ripiegano su comportamenti autolesionistici sono ragazzi e ragazze emotivamente fragili, insicuri che si sentono profondamente soli e isolati.
Quando un genitore si accorge di questa situazione di difficoltà, spesso aggrava lo stato di disagio mandando in sovraccarico i figli, che si sentono inadeguati con un forte senso di in colpa e allo stesso tempo si vergognano di ciò che fanno.
Il più delle volte, tuttavia, nei confronti dei genitori provano rabbia perché si sentono giudicati, abbandonati e solo castigati.
In primis, l’obiettivo dell’adulto è quello di capire perché si innescano certi comportamenti.
L’autolesionismo è una modalità con cui viene gestito il dolore interno, le forti emozioni, le delusioni, la rabbia, la sofferenza. Viene attivato uno stato intimo che fa troppo male, che crea un’energia e un disagio insopportabile che in qualche modo deve uscire.
L’aggressività e il giudizio non sono il modo migliore per aiutare i giovani. Questi hanno bisogno di essere contenuti, capiti, tranquillizzati.
Come primo approccio è importante mettersi in ascolto, aiutarli a parlare e capire quali sono i loro pensieri più intimi di sofferenza.
Quando poi, il rapporto di fiducia e di ascolto è ben radicato, il passo raccomandato è quello di rivolgersi a un professionista che possa intervenire con tecniche psicologiche al fine di disinnescare i meccanismi mentali ed emotivi che portano agli atteggiamenti di autolesionismo.