Mercoledì 25 gennaio, il Consiglio comunale ha deliberato di non aderire al programma di definizione agevolata dei crediti che le amministrazioni dello Stato hanno iscritto a ruolo tra l’anno 2000 al 2015 riguardanti crediti fiscali non dello Stato. In altre parole la questione riguarda i crediti fiscali comunali affidati ad Agenzia delle Entrate-Riscossione sino all’importo di mille euro.
Nella delibera viene precisato che tale annullamento riguarda le somme dovute a titolo di interessi per ritardata iscrizione a ruolo, di sanzioni e di interessi di mora, mentre le somme dovute a titolo di capitale, di rimborso spese per procedure esecutive e di notifica restano interamente dovute.
“Orbene – è precisato nella delibera – siamo in presenza, seppure trattasi di un annullamento non totale, di un condono, seppur ben rivestito nominalisticamente nella forma e nel termine di definizione agevolata. Si tratta, infatti, di una forma di rottamazione delle cartelle esattoriali, avente una chiara funzione di condono”.
A questo punto la delibera elenca una serie di valutazioni che hanno motivato la scelta e ricorda che “ogni forma di condono determina violazioni di principi, anche costituzionali, e stravolgimenti dei consolidati assetti. Ed, infatti, con il condono fiscale si intende perseguire un chiaro interesse esclusivamente monetario: ‘far cassa’. Ma tale intento determina nefaste conseguenze”.
Uno dei principali motivi è il seguente: “Non vi è dubbio che il condono, ogni forma di condono fiscale, determina una ingiustificata rottura dell’uguaglianza nell’applicazione della legge”.
In buona sostanza è proprio il principio di uguaglianza, di cui all’articolo 3 della Costituzione, che viene ad essere pesantemente intaccato. Il condono intacca l’eguaglianza, in quanto stabilisce che taluni cittadini possono anche non pagare i tributi o parte di essi. Con il condono, si rompe il “patto sociale” fondato sull’eguaglianza, in quanto si stabilisce (cambiando le “regole del gioco”) che taluni cittadini non pagheranno.
Il condono, poi, determina una percezione di impunità, dando luogo ad un effetto di aspettativa. In altri termini, il ripetersi costante dei condoni invita, negativamente e maliziosamente, taluni cittadini a non pagare i tributi o parte di essi, fidando, appunto, nella prossima sanatoria fiscale.
Infine, occorre tener conto che la Corte Costituzionale, da tempo, ha assunto una posizione negativa in merito ai condoni.
Anche recentemente (sentenza n. 66/2022), in una vicenda relativa alla riforma della riscossione, ha affermato che “dovranno essere evitati interventi di ‘rottamazione’ o ‘stralcio’ contrari al valore costituzionale del dovere tributario e tali da recare pregiudizio al sistema dei diritti civili e sociali tutelati dalla Costituzione”.
Il sindaco Antonio Grassi commenta: “È stata una scelta politica più che amministrativa fatta nella massima libertà, tant’è vero che due consiglieri hanno votato contro. Sono molto soddisfatto, perché penso che sarebbe stato un affronto verso quei cittadini rispettosi della legge. Secondo me, se ci sono delle regole devono essere rispettate; ogni forma di condono mina questo principio. Ringrazio anche il segretario comunale, dottor Massimiliano Alesio, per il contributo che ci ha dato nel capire i termini della questione”.