Ospedale Treviglio-Caravaggio. Perdita di udito: inserite le prime protesi completamente impiantabili nell’osso

Ospedale di Treviglio-Caravaggio
Il dott. Nardone e il paziente Tullio Grillo

L’udito è il solo organo di senso che non smette mai di funzionare e, in un mondo come quello di oggi, si può comprendere come subisca continue e dannose sollecitazioni.
Ma è anche l’unico organo di senso su cui si può intervenire, ponendo rimedio e ripristinando, spesso quasi completamente, una normale funzionalità o, comunque, un’attività socialmente utile.

Ipoacusia: le forme

Si calcola, secondo le stime del WHO (World Health Organization), che circa il 6 % della popolazione mondiale sia affetta da problemi legati alla perdita di udito o ipoacusia.
Non esiste un solo tipo d’ipoacusia, ma si è soliti suddividerla in due grandi gruppi:
– le forme neurosensoriali, correlate a un danno dell’orecchio interno (coclea, labirinto, nervo acustico)
– le forme trasmissive correlate a un danno della catena ossiculare e/o della membrana timpanica o malformazioni del padiglione auricolare.

Le soluzioni all’ipoacusia

Per le forme neurosensoriali tutti conoscono le protesi acustiche o gli impianti cocleari (riservati però solo alle persone completamente sorde).
Le forme trasmissive, invece, evolvono il più delle volte verso una soluzione chirurgica (ricostruzione del timpano o catena ossiculare). Non sempre, però, il recupero uditivo dopo questi interventi è garantito. In questi casi, le soluzioni alternative (le protesi acustiche per via ossea ad occhiale o quelle semi-impiantabili nell’osso, BAHA) non hanno mai avuto un buon successo poiché gravate o da una bassa performance di recupero uditivo, o da una complicata gestione e cura dei tessuti circostanti la protesi impiantata nell’osso.

Protesi nell’osso: le spiega il dott. Nardone

“Recentemente queste difficoltà sono state superate da protesi completamente impiantabili nell’osso – spiega Massimiliano Nardone, direttore dell’Otorinolaringoiatria dell’Asst Bergamo Ovest – che bypassano le problematiche anatomiche o patologiche dell’orecchio (stenosi, malformazioni, otiti esterne, perforazioni etc.). L’impianto è inserito sotto la pelle, nella regione temporale dietro l’orecchio, e saldato a una vite inserita nell’osso. Dopo un mese, a integrazione avvenuta, viene collegato un processore esterno tramite magnete, poco visibile tra i capelli e facilmente staccabile in caso di attività sportiva o igiene personale”.
Già quest’anno nell’ospedale Treviglio-Caravaggio sono state impiantate le prime protesi ai pazienti candidabili, con risultati molto incoraggianti.

L’esperienza di Grillo

Tullio Grillo, beneventano, racconta la sua esperienza: “Mi ero rivolto già ad altri centri in passato, ma nessuno mi aveva dato speranze per risolvere il mio problema e ho abbandonato subito quelle strade. Mi sono informato e ho trovato il nominativo del dott. Nardone, mio compaesano, che esercita all’ospedale di Treviglio come direttore dell’UOC di Otorinolaringoiatria. Dopo una visita in Campania, ho subìto l’intervento all’Asst Bergamo Ovest dove mi sono trovato benissimo, trovando dei professionisti molto competenti, un ambiente accogliente che mi ha fatto sentire a casa”.
Dopo i primi giorni in cui doveva abituarsi a “sentire” tutti i rumori, ora si è abituato e dice che non si accorge neppure di indossare una protesi. “Ho ricominciato a vivere una vita ‘normale’ – conclude – anche a guidare (capendo bene da dove provengono i suoni) e mi accordo di non sentire più nulla se mi dimentico di indossarla”.