Natale. L’Eucarestia celebrata dal vescovo Daniele

Il vescovo incensa Gesù Bambino
Il vescovo Daniele incensa l’immagine di Gesù Bambino all’inizio della Messa della Notte di Natale

Notte di Natale 2022. Anche la Chiesa di Crema ha rivissuto con grande fede la Nascita di Gesù a Betlemme. In cattedrale il vescovo Daniele ha presieduto, questa sera, la liturgia della notte con inizio alle 22.00, affiancato dai canonici e dai diaconi Alessandro e Andrea. Notte santa nella quale i credenti vivono il mistero di Luce che brilla nelle tenebre.

La liturgia è iniziata con la lettura di alcuni testi profetici dell’Antico Testamento che hanno progressivamente annunciato la nascita di Gesù. La Genesi, il profeta Isaia, Michea, Sofonia. Poi le antichissime antifone maggiori dell’Avvento, proprie della liturgia romana, con la serie di titoli messianici e l’ardente invocazione per la venuta del Messia.

Infine la lettura di un breve brano, tratto dagli antichi racconti del Natale, nel quale viene rievocato ora il silenzio, ora l’attesa di tutto il creato per la nascita del Signore.

A questo punto s’è iniziata la liturgia eucaristica con la proclamazione della Parola e del Vangelo di Luca nel quale si racconta la nascita di Gesù e l’annuncio degli angeli ai pastori.

LE PAROLE  SUL NATALE DEL VESCOVO DANIELE

Il vescovo Daniele ha quindi proposto la sua riflessione. “La nascita di un bambino – ha detto mons. Gianotti – rischia di rimanere sconosciuta ai più.” Anche quella di Gesù: Dio stesso per evitare questo manda i suoi angeli ad annunciarlo ai pastori. Ad essi viene rivelato non solo il fatto della nascita, ma anche il suo senso. Indicano infatti un “segno” che è “un bambino avvolto in fasce e adagiato in una mangiatoia”. E gli angeli invitano i pastori a guardare appunto questo segno di umiltà, per non equivocare sul termine “salvatore”.

Un Salvatore che è un piccolo bambino, fragile e indifeso: “Qui c’è il segno di una vita nuova – ha spiegato il Vescovo Daniele – che Dio ha scelto per farsi conoscere all’uomo. Non quella dell’onnipotenza che schiaccia e domina su tutto, ma quella della debolezza che domanda di essere accolta.”

Il fatto poi che il bambino fosse “avvolto in fasce”, rinvia al termine della sua vita, quando il suo corpo sarà avvolto in un lenzuolo e deposto nel sepolcro. Ma Gesù, fasciato, scendendo fino alla morte, irradia la luce della vita e della speranza e rompe le catene della morte nella risurrezione.

Infine la mangiatoia. Dicendo che Gesù viene “posto” nella mangiatoia, l’evangelista usa un verbo che indica “mettersi a tavola”. “Il Messia siede alla tavola degli uomini, vuol essere partecipe della loro vita, senza cercare posti riservati, non c’era infatti per lui un posto nell’alloggio.”

IN SINTESI

In conclusione mons. Gianotti ha riassunto il suo pensiero: a Natale un Dio viene con noi non con potenza schiacciante, ma nella piccolezza che chiede di essere accolta, negli umili e negli ultimi.

Legato nelle fasce, Gesù le accetta per amore nostro, ma poi le scioglie diventando liberatore, così che anche noi diventiamo capaci di liberare gli altri.

Infine, posto nella mangiatoia, anticipa quella condizione di fraternità alla quale Dio chiama tutti i popoli. “Se accetta che non ci sia posto per lui – ha concluso mons. Gianotti – è perché quando cerchiamo il nostro posto nella vita, ci ricordiamo di chi rischia di essere dimenticato e lasciato fuori.”

Al termine della Messa gli Aguri a tutti di un Buon e Santo Natale!!