Avvento. Il messaggio del vescovo Daniele Gianotti

Foto di repertorio
Cari fratelli e sorelle di questa amata Chiesa di Crema, stiamo per entrare nel tempo di Avvento, tempo di grazia breve, ma ricco e intenso, che quest’anno, peraltro, potremo vivere in tutta la sua lunghezza massima, per quattro intere settimane.
L’augurio che da subito vorrei fare a tutti noi, a tutta la nostra Chiesa, è di vivere queste quattro settimane lasciandoci condurre pian piano, attraverso i ritmi della preghiera, della Parola che ci viene offerta nelle domeniche e nei giorni feriali, degli incontri con i fratelli, ma anche i ritmi del silenzio, della quiete, della contemplazione, verso la rinnovata meraviglia dell’incontro con Dio.
In Gesù Cristo egli ha voluto sposare la nostra umanità, rivestire la nostra carne fragile e benedetta, e accompagnare così, come un figlio, un fratello e un amico, l’avventura della nostra esistenza terrena, destinata a sfociare nella pienezza della vita di Dio.

“Nell’attesa della sua vita”

Viviamo l’Avvento lasciandoci condurre verso la mangiatoia di Betlemme, in compagnia di chi è stato “sorpreso” da Dio, dalla sua visita non programmabile sulle nostre agende, e capace però di ridisegnare in modo inatteso i nostri programmi spesso troppo limitati. Maria, Giuseppe, e Giovanni – l’uomo «mandato da Dio… come testimone per dare testimonianza alla luce» (Gv 1,6) – ci accompagneranno in questo cammino, insieme con tutti i piccoli e poveri del Signore di ogni luogo e di ogni tempo, che sono per noi maestri di speranza e guide sicure all’incontro con l’Emmanuele.
Credo però che ci farà bene vivere l’Avvento, e soprattutto le sue prime settimane, entrando anche nell’atteggiamento dell’attesa che si orienta alla venuta ultima del Signore. «Nell’attesa della sua venuta» noi celebriamo ogni nostra Eucaristia; ma che senso ha questa attesa, per noi ormai convinti che i tempi di questa attesa potranno essere lunghissimi? Dopo tutto, sono passati due millenni dalla promessa della sua venuta, e il cammino della storia sembra voler continuare a lungo, a meno che non siamo noi a distruggerci con le nostre stesse mani…

Orientarsi al grande orizzonte della venuta

Orientarsi alla venuta ultima del Signore Gesù, per quanto la cosa ci sembri remota, può aiutarci ad allargare l’orizzonte della nostra fede e del nostro modo di vedere il mondo, la storia e questo stesso piccolo frammento di tempo e di spazio che noi abitiamo.
Il nostro orizzonte è spesso limitato, ma lo possiamo allargare. Se resto sempre chiuso nel mio cortile, l’orizzonte è delimitato dai muri che lo circondano. Se cammino in campagna, lo sguardo può spaziare diversamente. Se salgo verso la cima di un monte, ancora una volta l’orizzonte si modifica, le prospettive cambiano…
La cosa vale anche per la nostra vita, compresa la vita di credenti. Anche qui c’è il rischio di un orizzonte troppo ristretto, che poi si ripercuote in una vita di fede un po’ striminzita, in una preghiera a corto raggio, in una speranza che si estenua rapidamente. Personalmente trovo coraggio, respiro, aiuto nella perseveranza, nell’orientarmi al grande orizzonte della venuta ultima del Signore. Non mi importa sapere quando Egli verrà (e Gesù stesso ci mette in guardia dall’eccesso di curiosità in merito: ce lo ricorderà il Vangelo della prima domenica di Avvento); però mi importa molto sapere che il Signore Gesù verrà nella sua gloria, a raccogliere e a dare compimento a tutto ciò che noi siamo, e a fare giustizia di tutto ciò che a noi pare stortura, dolore, un’opera appena abbozzata e largamente incompiuta…

La misericordia

I “tempi lunghi” dell’attesa del Signore che viene sono anche i tempi della misericordia: i tempi di un Dio che «non ritarda nel compiere la sua promessa, anche se alcuni parlano di lentezza. Egli invece è magnanimo con voi, perché non vuole che alcuno si perda, ma che tutti abbiano modo di pentirsi» (2Pt 3,8-9).
Trovo straordinario che Dio voglia prendersi tutto il tempo che ci vuole, per far sì che la sua misericordia possa raggiungere tutti e ciascuno, in modo che «tutti gli uomini siano salvati e giungano alla conoscenza della verità» (2Tm 2,4).
Però mi chiedo se questo desiderio di Dio sta a cuore anche a ciascuno di noi, che ci diciamo credenti. Mi chiedo se ci abita davvero il desiderio appassionato di far sì che tutti possano conoscere la misericordia di Dio manifestata nel suo Figlio; se davvero vogliamo con tutte le nostre forze approfittare del tempo che ci è dato, per parlare agli uomini di Gesù Cristo, il Dio-con-noi, e della bellezza di un’umanità che fa spazio al desiderio di Dio di prendervi dimora, per condurla alla sua pienezza.

La vita cristiana è orientata verso un futuro

E da ultimo: il tempo dell’attesa del Signore e del suo ritorno nella gloria è un tempo lungo anche perché può essere il tempo nel quale sappiamo inventare modi sempre nuovi di testimoniare la novità di vita che abbiamo ricevuto da Gesù Cristo. La ripetizione fedele del passato è importante, ma certamente non sufficiente.
Il tempo di Avvento ci ricorda appunto che la vita cristiana è orientata verso un futuro, e questo futuro ha il nome di Gesù Cristo. Di qui la responsabilità per noi di immaginare, sotto la guida dello Spirito, le vie sempre rinnovate, con le quali dare corpo alla nostra lieta adesione a Gesù Cristo e al suo Vangelo.

Il rilancio dei tre verbi suggeriti nella lettera per l’anno pastorale in corso

Nella mia lettera per l’anno pastorale che stiamo vivendo, Erano in cammino, avevo provato a suggerire tre verbi, per riassumere alcuni “stili di vita” della nostra Chiesa che mi sembrano importanti in questo momento storico: incontrare, abitare, visitare. Li rilancio a conclusione di questa mia lettera.
Aspettiamo con fede viva la venuta del Signore, infatti, ma non disertiamo il presente, con le diverse e spesso lancinanti domande che ci pone: e cerchiamo le vie per incontrarci fraternamente tra di noi e con tutti quelli che incrociamo nella vita, e per favorire l’incontro di tutti con Dio, nostra salvezza.
Ci adoperiamo per abitare il mondo non da padroni e da sfruttatori, ma come viandanti in cammino verso una meta eterna; e, nel tempo che ci è dato, accogliamo nella fede Colui che «ha visitato e redento il suo popolo» (Luca 1,68), cercando di testimoniare con la vita personale e delle nostre comunità che la visita di Dio – che celebreremo in modo speciale nel Natale – è fonte di benedizione e offerta di vita piena per tutti.

Il dono della pace

Mentre ci prepariamo a fare nostro, nella notte di Natale, il canto di pace degli angeli, non stanchiamoci di implorare da Dio il dono della pace per tutti gli uomini e tutte le creature, che Egli ama. Troppi popoli, troppe persone, troppi Paesi ignorano cosa sia la pace: non lasciamoli soli. Non dimentichiamoci dei poveri, degli ammalati, di chi cerca una vita più umana e dignitosa. In loro, il Signore Gesù viene a visitarci: non chiudiamogli la porta in faccia. Accogliendolo ora nel fratello o nella sorella che sono nel bisogno, ci disponiamo nel modo migliore ad accoglierlo, quando verrà nella sua gloria.
Buon Avvento!
Crema, 26 novembre 2022
+Daniele Gianotti