Un metodo educativo speciale. L’impegno di don Giuseppe Dossena, assistente degli Scout

Uniti nel dono
Don Giuseppe Dossena

Scout. Un’Associazione tra le più vivaci e attive della diocesi, composta dalla comunità Capi (Co.ca), in maggioranza giovani universitari, da un gruppo di adulti (genitori ed ex Scout) e dalle tre “branche” denominate Lupetti (dagli 8 ai 12 anni), Esploratori (maschi) e le Guide (femmine) (12-17 anni); infine il Clan con il Noviziato (Rover i maschi e Scolte le femmine dai 17 ai 21 anni).
Assistenti spirituali sono don Giuseppe Dossena (succeduto al compianto don Marco Lunghi che ha accompagnato gli scout fino all’età di 87 anni) e, da due anni, don Simone Valerani.
Ascoltiamo don Giuseppe perché ci racconti l’esperienza scout e soprattutto il ruolo dell’assistente spirituale. Sessantaduenne, ha fatto esperienza parroco per dieci anni e ora collabora con una Unità Pastorale cittadina.

Ci illustri innanzitutto l’obiettivo che si pone l’Associazione Scout?

“L’obiettivo è quello di formare e preparare giovani alla vita sociale ed ecclesiale con uno stile di servizio verso le persone più fragili e deboli. La formazione del carattere, la salute e la forza fisica, l’abilità manuale e il servizio del prossimo sono state le parole che Baden-Powel ha scritto a fondamento del suo progetto educativo per la crescita umana e spirituale di giovani.”

Chi era Baden Powel?

“Era un generale dell’esercito britannico (1957-1941) che, per la sua creatività, pensava strategie per sconfiggere il nemico. Tornato in patria, sentì l’esigenza di accogliere intorno a sé un gruppo di adolescenti che diventeranno primi esploratori e daranno inizio al movimento scout che si diffonderà in tutto il mondo. Attualmente gli scout sono circa 30 milioni.”

Baden ha pensato a un metodo particolare?

“Il metodo scout consiste nel passare dalle idee ai fatti, attraverso l’incontro con la natura, soprattutto nell’ambito di un bosco, scoprendo la bellezza del creato e del suo Autore. Importante nel metodo è anche il gioco che aiuta i ragazzi ad apprendere i valori più importanti della vita. Baden diceva: ‘Tutto col gioco, ma niente per gioco’. In sostanza si utilizza il gioco come strumento attraverso il quale trasmettere un contenuto educativo. Il gioco è l’applicazione massima dell’imparare, un punto fermo del metodo scout.”

E il significato della divisa scout?

“L’uniforme che ciascun scout indossa, costituisce un legame di fraternità fra gli scout di tutto il mondo. Essa è composta da calzocini blu, da una maglietta azzurra a maniche lunghe ma arrotolate per essere sempre pronti a darsi da fare come recita anche il motto scout: ‘Estote parati’. Tipico è il cappellone boero grigio e il cappellino estivo verde con il logo dell’associazione.
Le Branche hanno tre simboli: il totem (un bastone che reca in cima una testa di lupo o un lupo scolpito, come simbolo di un Branco di Lupetti), la fiamma per il Reparto (che si porta legata ad un alto bastone munito di puntale ed è affidata a un alfiere designato dal Reparto); infine la forcola tipico del Clan: è il simbolo principale dei roverismo ed è costituito da una specie di Y e rappresenta la necessità di saper decidere la strada che si vuole percorrere nella vita.
‘Un’uniforme perfetta – diceva Baden Powell – corretta anche nei particolari, può sembrare cosa di poca importanza, eppure ha il suo valore nello sviluppo di una certa dignità personale, e ha un significato enorme per quanto riguarda la considerazione di cui il movimento gode presso gli estranei, i quali giudicano da ciò che vedono’”.

Questa la struttura scout. Tu come vivi, da sacerdote l’esperienza di assistente?

“Sono assistente degli scout dal 1996 e apprezzo come questa associazione sia ancora viva nel mondo di oggi per il suo progetto educativo, ma anche per il suo metodo che fa dell’incontro con la natura, la vita di branco e di squadriglia, uno degli aspetti più originali e costitutivi. Attualmente il servizio dell’assistente consiste nell’accompagnare i ragazzi nella maturazione della fede, nel celebrare la Messa domenicale, quando è in programma l’attività, e nel partecipare ai campi estivi che si svolgono in diverse località, in particolare della Lombardia.”

Raccontaci un’uscita. Come avviene che cosa comporta?

“Le uscite sono tante, programmate per Lupetti, Reparto e Clan, ciascuno per suo conto. La branca dei Lupetti è seguita in particolare dal sottoscritto. Si individua una mèta, che può essere un oratorio, un santuario, o altro, dove i ragazzi si ritrovano il sabato pomeriggio per vivere un’attività di gruppo.
In questa uscita è prevista la celebrazione dell’Eucarestia che può essere celebrata dall’assistente o dal parroco dove sono ospitati.
L’uscita continua con il pernottamento e il giorno seguente, accanto ai momenti di gioco, ci sono anche momenti di ‘caccia con baloo’, cioè momenti di catechesi con l’assistente, baloo appunto, su temi programmati.”

L’impegno dell’assistente in questa uscita qual è?

“Come assistente seguo i ragazzi e celebro l’Eucarestia il sabato pomeriggio. Torno poi la domenica per la già accennata catechesi. Presento un tema ai ragazzi, alla fine pongo delle domande che sono il riassunto dell’argomento svolto. Ne nasce una proficua discussione e un bel dialogo.”

Come sono invece i campi estivi?

“I campi estivi sono suddivisi anch’essi per branca e si svolgono in luoghi più significativi, di solito in montagna. I Lupetti in qualche canonica adiacente alla chiesa parrocchiale; il Reparto invece in località vicine ai boschi dove i ragazzi allestiscono le tende rialzate per pernottare. Il Clan, da parte sua, pone in programma una ‘route‘ cioè una strada, un percorso, con una partenza e un arrivo: un tragitto che tocca diversi luoghi, pernottando in strutture parrocchiali o in case canoniche vuote. L’ultima volta, ad esempio, abbiamo visitato i luoghi terremotati dell’Emilia.
Per preparare il vitto, nelle branche dei Lupetti i capi cucinano il cibo per il gruppo. Nel Reparto invece, ci si suddivide per squadriglie e ciascuna impara a cucinare la propria razione, accendendo il fuoco vicino al bosco. Invece tra i Rover e le Scolte ciascuno pensa a preparare il proprio pasto, con fornellini che portano negli zaini.”

Partecipa ai campi estivi?

“In particolare partecipo a quello della branca dei Lupetti e di un gruppo di Reparto nel bosco. Don Simone, il mio collega, segue in particolare un gruppo di Reparto e la route estiva del Clan.”

In che consiste l’attività spirituale?

“Si preparano insieme per squadriglia le preghiere del mattino e della sera, ogni giorno – sempre suddivisi per squadriglia – si celebra a turno la Messa: la preparazione della liturgia (canti e preghiera, ecc.) avviene anch’essa insieme.”

Ha anche contatti personali con i ragazzi e gli educatori?

“Durante il campo estivo ci sono momenti in cui l’assistente incontra personalmente i capi per il loro cammino di fede e anche i ragazzi con la possibilità della confessione. La presenza dell’assistente è molto significativa e incisiva, e quindi il mio ruolo di sacerdote è essenziale per la formazione dei giovani e dei loro educatori. Anche questo è un punto di forza dell’associazione Scout, nel panorama della pastorale giovanile di ogni diocesi.”