Vescovo in Guatemala/4: Ospitalità e memoria

Ospitalità e memoria: forse questo è il modo più semplice di raccogliere le impressioni dei primi quattro giorni di viaggio in Guatemala e Salvador. Ci sentiamo accolti da subito non solo dal vescovo Rosolino Bianchetti, che ci aspetta all’aeroporto, ma anche nelle diverse situazioni in cui ci immergono i primi appuntamenti.

L’OSPITALITÀ

Ospitalità dei francescani che accolgono Mauro Castagnaro e me nel viaggio di poco più di ventiquattr’ore in Salvador. Ospitalità per don Roberto a Palín, uno dei luoghi segnati dalla memoria dei nostri missionari (in questo caso, soprattutto don Imerio Pizzamiglio).  Ospitalità del Nunzio in Salvador, mons. Santo Gangemi, dal quale pranziamo. Ospitalità nel vescovado di Santa Cruz del Quichè, dove arriviamo giovedì, mentre il vescovo Rosolino è impegnato nell’ordinazione di due preti nella parrocchia più lontana della diocesi (otto ore di auto…). Infine ospitalità di una piccola comunità di anziani e delle suore che li accudiscono, aiutandoli anche a partecipare alla Messa con il canto, facendo loro suonare qualche piccolo strumento musicale…

LA MEMORIA

E poi memoria, tanta memoria, perché non si può stare in questi paesi senza un esercizio di memoria che è anche doloroso. Ma è necessario, per cercare di capire le vicende di questi popoli, il cammino della Chiesa, i suoi testimoni e martiri, che sono segni di speranza.
La paziente ricostruzione della memoria voluta in modo particolare, in Guatemala, dal vescovo J. Gerardi, uno dei predecessori del vescovo Rosolino nel Quichè. Durante i momenti più tragici della repressione militare, costretto poi all’esilio, è stato fautore del progetto interdiocesano di ricupero della memoria storica, confluito in quattro grossi volumi intitolati Guatemala nunca más (Guatemala mai più). È stato ucciso il 26 aprile 1998, due giorni dopo la presentazione di questi volumi. La Oficina de Derechos humanos del Arzobispado de Guatemala (ODAH), che abbiamo visitato il giorno dopo il nostro arrivo, continua quest’opera paziente e gigantesca di documentazione. Continua inoltre a promuovere la giustizia e il rispetto della dignità della persona, ancora ben lontani dalla loro piena attuazione.
Memoria ricchissima, concentrata in un giorno solo, quella raccolta in Salvador. Con la grazia di celebrare l’Eucaristia presso la tomba di sant’Oscar Romero, nella cripta della cattedrale di San Salvador. E di sostare in preghiera presso l’altare al quale celebrò la sua ultima Eucaristia, la sera del 24 marzo 1980, quando le pallottole lo colpirono a morte mentre teneva l’omelia.
Memoria, ancora, dei quattro ultimi beati del Salvador: il gesuita Rutilio Grande e i due laici, Manuel Solórzano e il quindicenne Nelson Rutilio Lemus. Furono assassinati con lui, il 12 marzo 1977. Romero, da poco nominato vescovo di San Salvador, fu profondamente segnato da questo assassinio, che diede un’impronta decisiva al suo successivo ministero di vescovo. Ministero deciso fino alla morte a difendere la giustizia e la dignità del suo popolo. Sono stati proclamati beati lo scorso 22 gennaio, con il francescano italiano Cosma Spessotto, ucciso pochi mesi dopo mons. Romero, il 14 giugno 1980.
E memoria dei sei gesuiti della Università del Centro America (UCA) che, sempre a San Salvador, furono uccisi nella notte del 16 novembre 1989. Con loro trovarono la morte la cuoca della comunità, insieme con la figlia quattordicenne, che avevano cercato rifugio proprio nell’abitazione dei gesuiti. Fa impressione vedere il piccolo giardino dove i massacratori trascinarono i corpi dei gesuiti, per poi finirli a colpi d’arma da fuoco. Ora vi fioriscono delle rose, a indicare la speranza pasquale, che tutti questi martiri (insieme a tantissimi altri, vittime di massacri e violenze insensate) continuano a testimoniare.

VERSO IL QUICHÈ

Da domani (venerdì 29 luglio) continueremo il nostro pellegrinaggio verso il popolo del Quichè e la sua Chiesa, ripercorrendo anche la memoria del servizio generoso (e ancora molto ricordato) che i nostri preti cremaschi hanno condiviso in Guatemala.
+Daniele Gianotti