Il vescovo in Guatemala/3: sulla tomba di Romero

Altare di mons. Romero
L'altare dell'ospedale della Divina Misericordia dove è stato ucciso mons. Oscar Romero

Mercoledì 27 luglio, il vescovo Daniele, con Mauro Castagnaro si sono recati in El Salvador. Hanno pregato e celebrato la santa Messa sulla tomba del santo vescovo martire mons. Oscar Romero e hanno visitato l’Università Centro Americana, anch’essa teatro di numerosi martiri.

I MARTIRI DELL’UNIVERSITÀ

A San Salvador, la notte del 16 novembre 1989, una squadra di militari fece irruzione nella casa dei gesuiti della Università Centroamericana (UCA). Uccise sei religiosi: Ignacio Ellacuria, rettore, filosofo e teologo, Segundo Montes, Ignacio Martìn Barò, Amando Lopez, Juan Ramòn Moreno e Joaquin Lopez. Con loro vennero uccise anche due donne del servizio: Elba Ramos e la figlia Celina.
Nel 1989 il paese centramericano di El Salvador si trova in piena tensione sociale,  attraversato da povertà e ingiustizie. Il gruppo di missionari gesuiti dell’UCA s’impegna in una presa di coscienza, formando gli studenti ad assumersi la responsabilità sociale e politica del paese.

Uomini di dialogo, di fronte agli atteggiamenti violenti della destra e della sinistra, i gesuiti dell’UCA sperano in una terza forza che pratichi la negoziazione tra le parti. Ignazio, addolorato per gli atti di terrorismo, accetta la richiesta del governo di collaborare come mediatore, criticando la recente offensiva guerrigliera e riaffermando la sua fiducia nella negoziazione.

Tuttavia l’atteso dialogo si trasforma in terrore, con la violenta morte, in una notte, di P. Ellacuria e compagni. Il contatto con i più poveri portò alla morte di questi gesuiti, che così testimoniano l’attaccamento al popolo salvadoregno, in uno con la loro consacrazione a Dio.

IL MARTIRIO DI MONS. ROMERO

Il 23 marzo 1980 l’arcivescovo di San Salvador, mons. Oscar Romero, un pastore sempre dalla parte dei poveri, invitò apertamente le forze armate a non eseguire gli ordini, se questi erano contrari alla morale cristiana. Disse: “Non uccidere”. Nessun soldato è tenuto a obbedire a un ordine contrario alla Legge di Dio. Vi supplico, vi chiedo, vi ordino in nome di Dio: “Cessi la repressione!”.
Questo invito all’esercito e alla polizia fu l’evento scatenante di una reazione del ceto dirigente. Il giorno dopo (24 marzo), mentre stava celebrando la santa Messa nella cappella dell’ospedale della Divina Provvidenza, fu ucciso da un sicario. Il mandante era Roberto D’Aubuisson, leader del partito nazionalista conservatore ARENA (Alleanza Repubblicana Nazionalista).

Nell’omelia Romero aveva ribadito la sua denuncia contro il governo di El Salvador. Il quale aggiornava quotidianamente le mappe dei campi minati mandando avanti bambini che restavano squarciati dalle esplosioni. L’assassino sparò un solo colpo, mentre Romero elevava l’ostia nella consacrazione. Anche durante le esequie l’esercito aprì il fuoco sui fedeli, compiendo un massacro.

Il 6 marzo 1983 Giovanni Paolo II rese omaggio a Romero, venerato già come un santo dal suo popolo, sulla sua tomba, nonostante le pressioni del governo salvadoregno. Nel 1996 venne aperta la causa di beatificazione. Lo stesso Giovanni Paolo II, in occasione del Giubileo del 2000, citò Romero nel testo della “celebrazione dei Nuovi Martiri”. La sua causa di beatificazione, rimasta ferma per anni, fu sbloccata dall’intervento di Benedetto XVI il 20 dicembre 2012 e in seguito proseguita da papa Francesco che con decreto del 3 febbraio 2015, ha riconosciuto il martirio in sodium fidei di monsignor Romero, che è stato elevato alla gloria degli altari, come beato. Venne canonizzato il 14 ottobre 2018.

IL vescovo Daniele celebra la Messa sulla tomba di mons. Romero
Casa dove mons. Romero abitava all’ospedale della Divina Misericordia
Il vescovo Daniele con il Nunzio apostolico in El Salvador
Il giardino dell’UCA dove furono gettati i corpi dei gesuiti uccisi nel 1989
All’UCA i ricordi del beato Rutilio Grande