Diocesi. Celebrata con l’arcivescovo Delpini la solennità di San Pantaleone

Festa grande questa sera a Crema e in tutta la Diocesi per la celebrazione del patrono San Pantaleone (la ricorrenza è il 10 giugno). Un momento solenne, tornato nella sua pienezza dopo il biennio con le limitazioni causa Covid.
A presiedere la ricorrenza patronale è stato monsignor Mario Delpini, arcivescovo di Milano e metropolita della Lombardia, affiancato dal nostro vescovo monsignor Daniele Gianotti che l’ha accolto con fraterna gioia e viva gratitudine.

I sindaci e le autorità civili e militari in Episcopio

Come da tradizione, prima della Messa c’è stato il ricevimento dei sindaci e delle autorità civili e militari nella Sala Rossa dell’Episcopio. Dopo il benvenuto da parte di monsignor Gianotti, l’arcivescovo Mario s’è detto “onorato per questa bella occasione che mi permette di incontrarvi”. A tutti ha donato un libricino dal titolo Con gentilezza… Virtù e stile per il bene comune: si tratta del discorso che ha rivolto alle autorità milanesi in occasione della festa di Sant’Ambrogio. In tale discorso, monsignor Delpini esprime “apprezzamento e gratitudine per la responsabilità che i sindaci hanno nel guidare una comunità: un compito – ha rilevaro – gravoso e complicato per tanti motivi. È dunque ammirevole chi si assume questa responsabilità”.
L’arcivescovo ha quindi posto l’accento su alcune virtù e sullo stile della gentilezza. Ha incoraggiato i sindaci alla “lungimiranza, che non fa vedere solo il consenso immediato, ma alimenta uno spirito di collaborazione ampio per guardare avanti con quella sapienza che sa far gustare il futuro”. Poi la fierezza, per dire che “è un bel lavoro quello di dedicarsi al bene comune, anche se non apprezzato da tutti. Ma bisogna essere felici di dedicarsi al proprio paese senza cercare gli applausi, ma con l’intima soddisfazione che deriva dal servire”.
Infine la resistenza, ciè quella “forza interiore che è capacità di ascoltare gli altri, di comprendere la società anche con una visione di fede”. Il tutto, ha concluso l’arcivescovo, “con gentilezza, senza essere offensivi. La gentilezza è per tutti quell’arte che consente di seminare buoni rapporti, di favorere comprensione vicendevole e di avere rapporti corretti anche con chi la pensa diversamente”.

La Messa in Cattedrale

Dopo l’incontro in Episcopio, i sindaci e le autorità si sono portati in Cattedrale, dove i Vescovi e i concelebranti sono entrati processionalmente per l’inizio della santa Messa. Molti i sacerdoti e i fedeli presenti. Il vescovo Daniele ha rivolto un cordiale saluto a monsignor Delpini: “La sua presenza ci aiuta a ravvivare la bellezza di una Chiesa radicata in Cristo”.

“L’elogio degli audaci”

Nella significativa omelia, l’arcivescovo Mario ha ripetuto più volte la frase “Faccio l’elogio degli audaci”. Ma chi sono? “Non sono i temerari che mettono a rischio la vita e la salute per dimostrare di essere forti e per farsi notare – ha spiegato Delpini – ma sono coloro che  seguono Gesù fino alla fine, senza preoccuparsi di sè stessi”.
Gli audaci, ha proseguito, “non perdono mai la speranza e, in un mondo senza speranza, sono sempre pronti a rispondere a chiunque domandi ragione della loro speranza. Gli audaci amano la vita, anche quando vivono in un contesto che sembra preferire la morte; amano i bambini e il futuro del mondo. Gli audaci sono uomini e donne della speranza! Non si accontentano della mediocrità; seguono Gesù senza calcoli e sono convinti che valga la pena di stare con lui, di amare come lui. Gli audaci sono uomini e donne che cercano la gloria di Dio piuttosto che il prestigio mondano”.
Ancora, ha continuato l’arcivescovo, “gli audaci sono coloro che si fanno avanti per servire, che sentono i bisogni della città e sono pronti a farsene carico. Non cercano potere, prestigio e i propri interessi, ma sono decisi a servire. Sanno che altri li criticheranno, ma loro continuano a operare per il bene e per servire. Sono uomini e donne che si prendono cura del bene comune”.
Gli audaci “sono pronti a dare una mano, senza pretendere di essere notati e ringraziati. Quando serve trovano un po’ di tempo e di risorse per per dare un sollievo a chi è tribolato, per fare compagnia a chi è solo, per portare a buon fine un’iniziativa. Si fanno carico di costruire buoni rapporti. Sono uomini e donne di comunione”.
Ancora, gli audaci “sanno riconoscere i propri peccati e i loro sbagli, non cercano scuse e non danno la colpa ad altri. Si assumono la responsabilità perché sono onesti e sinceri“. Gli audati “si fanno carico dei più deboli e, come nella pandemia e in ogni disgrazia, pregano per la città, invocando la misericordia di Dio e operano con tutte le forze per salvarsi tutti insieme. Sono uomini e donne della compassione“.
Gli audaci, è un altro passaggio dell’omelia, “hanno l’audacia della gioia e della gratitudine. Sono quelli che seminano sorrisi nella città e che sanno ringraziare il Signore. Non si lasciano abbattere dal malumore che rende grigia la vita, dal lamento che impesta la città come un cattivo odore. Trovano nel bene un motivo per essere contenti di vivere e per farlo vedere a tutti. Sono uomini e donne contenti”.
Infine, l’arcivescovo Mario ha fatto l’elogio degli audaci “come San Pantaleone e di tutti coloro che gli sono devoti e perciò si curano del bene della città e della diocesi, non solo per cercare rimedia a qualche pestilenza, ma per scrivere storie di letizia condivisa, di solidarietà operosa, di futuro promettente. E infatti la città continua a vivere perché è abitata dagli audaci, uomini e donne che vivono bene, amano la vita buona, si prendono cura della vita e del bene di tutti”.

Il dono dei ceri

Rinnovando un’antico gesto, il sindaco di Crema Stefania Bonaldi e tutti i sindaci presenti hanno ripetuto l’offerta della cera votiva. Poi la Messa è proseguita come solito e, alla fine, l’arcivescovo Mario e il vescovo Daniele hanno pregato davanti alla statua di San Pantaleone. Poi la benedizione solenne con la reliquia da parte di monsignor Delpini.