8 marzo. Donne ucraine, simbolo della forza femminile, della lotta e della resilienza

Ucraina
(Foto chiesa greco-cattolica ucraina)
Sarebbero 35mila le donne ucraine che hanno raggiunto l’esercito ucraino imbracciando i fucili sostenendo le truppe nelle retrovie. È Maria Mezentseva, deputata ucraina, a riferirlo in collegamento telefonico con i partecipanti al seminario del Parlamento europeo sui diritti delle donne a Strasburgo: in mezzo alla guerra “non abbiamo più tempo ed energia per piangere, ma solo di impegnarci per la vittoria”.

Donne dell’Ucraina, simbolo della forza femminile

“Avremmo voluto commemorare l’8 marzo non sotto l’ombra della guerra in cui donne e ragazze sono le prime vittime”, ha concluso Roberta Metsola, presidente del Parlamento europeo.
Donne che devono scappare, donne barricate nelle case, donne che imparano a fare le bombe molotov o devono far nascere bambini nella metropolitana: pensando a loro la presidente ha salutato le donne dell’Ucraina, che in questo 8 marzo sono il simbolo della “forza femminile, della lotta e della resilienza”.

Elena: “Poi ho deciso di rimanere a Odessa”

“A volte la paura arriva, ma la maggior parte del tempo mi sento tranquilla perché restare qui ad Odessa è frutto di una scelta – racconta Elena, segretaria del vescovo cattolico di Odessa –. Prima avevo paura e non sapevo se dovevo andarmene o rimanere.
Avevo posti in cui potevo essere ospitata, da amici o anche dai miei parenti che vivono all’estero. Mi chiedevo, cosa faccio? Ma poi ho deciso di rimanere, perfettamente cosciente delle conseguenze di questa scelta. Non l’ho fatto per senso patriottico, ma come parte della Chiesa.
Ho detto: se la Chiesa rimane qui, allora rimango anch’io. E la Chiesa qui, in Ucraina, è un segno della presenza di Dio in questa terra e in questo momento. Mi viene in mente la figura del buon pastore che dà la sua vita”.

La situazione a Odessa

Elena si è trasferita in questi giorni nella cattedrale dell’Assunzione di Maria, dove lavora in ufficio: riceve lettere, prepara i documenti, coordina gli arrivi degli aiuti umanitari ma soprattutto accoglie quanti – e sono tanti – chiedono aiuto. La situazione ad Odessa oggi è tranquilla, “almeno per il momento”.
“Ieri ci hanno colpito con 8 bombe e una è caduta vicino a una nostra parrocchia. Stanno prendendo di mira soprattutto obiettivi militari. Fino a che regge la difesa a Mykolaiv, noi siamo tranquilli, però queste bombe ci preoccupano. Arrivano dal mare dove ci sono le navi russe e dalla Crimea”. La tensione è forte.
“La città è vuota. Si vede ogni tanto qualcuno camminare. Non si riesce a capire se la gente si è nascosta dentro le cantine e nei rifugi”, racconta Elena.