Abbiamo incontrato la giovane, ma già bene affermata, artista cremasca Giulia Ronchetti, sabato 11 dicembre, in occasione della vernice della sua personale Fuochi Fatui, presso la Galleria Arteatro della Fondazione San Domenico. Prima di confrontarci con lei su quanto esposto ci siamo avvicinati alle sue opere, esposte in numero di 45, di dimensioni diverse, ma, a parte il grande ed emozionante telo avvolto su più livelli, tutte di media grandezza. Avevamo già apprezzato la creatività e la ‘mano’ della Ronchetti in occasione di una mostra che ha tenuto alcuni anni fa all’interno di uno studio commercialistico cremasco, ma, da allora la sua competenza si è evidentemente affinata, arricchita, pur mantenendo fede ai soggetti e alla sua forza espressiva, anche diversificata, per tecnica e messaggi, a partire, ad esempio, dal ciclo La cavalcata dei vizi che, Ronchetti – che nel frattempo ha anche esposto a Miami – ci ha felicemente esplicato: “Si tratta di un ciclo di soggetti che si rifanno ai vizi capitali (Accidia, Lussuria, Gola etc…) e che venivano realizzato soprattutto nelle chiese del Piemonte nel corso del Cinquecento, per poi diffondersi in tutta Italia. Ogni peccatore veniva raffigurato a cavallo di un animale simbolo di quel tipo di vizio. Mi ha poi stimolata per una rappresentazione di un medesimo soggetto su cinque quadri, il concetto delle Dee dentro la donna, tra archetipi e psicologia femminile. Opere significative perché realizzate utilizzando diverse tecniche dalla china alla riproduzione fotografica al ricamo…”. Ed è quest’ultimo aspetto che colpisce particolarmente osservando il lavoro di Ronchetti: molte delle sue realizzazioni infatti sono, almeno parzialmente completate, da parti ricamate che rinnovano il ricordo degli arazzi di rinascimentale fattura. Un percorso quindi che trasla tra la storia dell’arte e la contemporaneità (incorniciatura d’acciaio). Perché se a prevalere vi è un’eco antica (soggetti quasi tutti formali, soprattutto fauna e flora in primo piano) sorprende quel meraviglioso lavoro del rullo in tela lungo 25 metri che, con evidente riferimento alle Parche, tessitrici del tempo, narra la memoria del vissuto dell’artista fino a ora. Tecniche miste anche per quest’opera, tra ricamo, e pittura.
La mostra rimarrà aperta fino a domenica 9 gennaio. Ingresso con Green pass.
Articolo completo sul Nuovo Torrazzo in edicola sabato 18 dicembre