Ha promesso che sarà l’ultima conferenza stampa al freddo. Ma anche dentro al bar della piazza – c’è da scommetterci – cambierà poco: Simone Beretta (Forza Italia) da mesi non perde occasione per denunciare quelle che ritiene vere e proprie “ingiustizie” per la città e i cittadini. Che, a suo giudizio, hanno tutto il diritto di sapere la verità.
Ancora una volta la sua analisi si concentra sull’Hotel del Golfo di Finalpia e per esporre le novità utilizza parole forti. “Neanche all’asilo e con le peggiori maestre capita quello che sta succedendo sull’ex colonia marina. Non ritengo possibile che, compiuta una scelta (l’ormai celebre rent to buy, locazione triennale per poi acquistare la struttura, ndr), questa non venga poi spiegata alla città. Devono dirci come stanno le cose! Non vogliono o forse non sono in grado di spiegare la ragione ultima di questa scelta. Devo prenotare una vacanza a Finalpia per sapere cosa sta accadendo?”, afferma con amara ironia.
“Non sono sospettoso per natura, non sono abituato a immaginare cose che rischiano di essere non vere, ma questa mancanza di trasparenza – perché quella è – della Fondazione Finalpia e del suo Cda alimenta dubbi anche in me: senza ragioni le persone possono pensare qualunque cosa, è normale”, aggiunge.
“C’erano altre cordate interessate”
Insomma, il consigliere forzista ribadisce che il silenzio sul tema lo preoccupa e infastidisce: “È inaccettabile che una Fondazione e il suo Cda non spieghino ai cremaschi le decisioni prese. Se davvero poteva andar bene anche un contratto di tre anni con acquisto finale, perché il bene non è stato rimesso a gara?”, chiede. Altre cordate, che a suo dire, “ci sono e potevano essere messe nella condizione di fare offerte migliori”. L’ex assessore di centrodestra riferisce che imprenditori interessati all’immobile esistono davvero e che forse “si poteva meglio patrimonializzare, anche perché tutti sanno che l’indebitamento della Fondazione è andato ormai alle stelle”.
Per Beretta il silenzio è una mancanza di rispetto bella e buona “per una città che si sente per tradizione proprietaria di quell’immobile”.
Sempre convinto che la fusione per incorporazione della Fondazione Finalpia nella Fondazione Benefattori Cremaschi fosse la soluzione migliore “ora che il pasticcio è in essere – tuona – lo scorso 5 ottobre, mi sono permesso di chiedere al segretario generale tutta la documentazione relativa alla Fondazione Opera Pia”. Compreso il bando di gara, le risposte arrivate e ponendo diverse domande, tra cui: perché non è stato rifatto il primo bando di gara andato deserto? Perché si è arrivati alla trattativa privata?, “certo consentita dalla legge, ma non dall’etica”.
A oggi, però, l’esponente azzurro informa che non ha ricevuto nulla, “e la cosa mi fa sorgere brutti pensieri. Forse quel che è successo non è facilmente giustificabile? Una mancanza di trasparenza – ribadisce seccato – che sfocia nell’ignoranza. Ripeto, tutto ciò è politicamente inaccettabile. Se non mi chiariranno le cose ricorrerò a ogni livello”.