I PORTALI DI MARIO TOFFETTI/10 – Santuario di San Gerolamo a Somasca

Concludiamo la serie dei portali di Mario Toffetti (anche se ne abbiamo illustrato solo circa la metà) presentando quello del santuario di San Girolamo Emiliani a Somasca (Lecco), realizzato nel 2009, sulla cui fronte è raffigurata, in un possente altorilievo, proprio la Vita di San Girolamo Emiliani, il campione della carità, che morì a Somasca nel 1537. Portale che è comunque scolpito anche sul retro con una serie di episodi evangelici. Un portale a fusione unica ma – stranamente – disegnato a pannelli, come nella prima fase dei portali di Toffetti.

Salendo la scalinata del santuario, posto in alto su un colle, ammiriamo innanzitutto, all’interno di una nicchia sopra il protiro, la statua marmorea di San Girolamo con due bambini, sempre del Toffetti, posizionata il 24 luglio 2001. Poi il portale in bronzo, fuso appunto in un blocco unico.   

Chi era san Girolamo? Era il figlio di un senatore della Serenissima, nato a Venezia nel 1486. In occasione della guerra tra la città lagunare e la lega di Cambrai (quella nella quale fu coinvolta, nel 1509, anche Crema, avamposto occidentale della Serenissima, in occasione della celebre Battaglia di Agnadello), sostituì il fratello ferito nella difesa del castello di Castelnuovo di Quero sul Piave. Sconfitto, fu imprigionato nella torre dello stesso castello. 

Come accadde a san Francesco e a sant’Ignazio, la prigionia favorì la sua conversione e fece voto alla Madonna di cambiare vita qualora ottenesse la libertà. Fuggito dal carcere e finita poi la guerra, tornò a Venezia per sciogliere il suo voto. 

Dopo una tremenda peste, durante la quale si dedicò agli ammalati, contraendo e superando il morbo, su consiglio dell’amico sacerdote Gaetano da Thiene e del suo confessore, il vescovo Gian Pietro Carafa (futuro papa Paolo IV), Girolamo decise il 6 febbraio 1531 di continuare la sua missione caritativa a vantaggio dei poveri. E per questo fece formale rinuncia di tutti i suoi averi, dismise gli abiti del suo rango patrizio, per indossare un grossolano saio di panno grezzo. Cominciò così la sua nuova vita, dedicandosi totalmente all’assistenza degli orfanelli abbandonati che vagavano per le calli della città lagunare in cerca di cibo, fondando per loro, il primo orfanotrofio d’impostazione moderna.

Di seguito aprì altri orfanatrofi in Veneto e Lombardia. A Merone (Como) fondò la Compagnia dei Servi dei poveri di Cristo. Alla ricerca di un luogo adeguato, costruì la casa madre della sua Congregazione a Somasca, sulla riva orientale del lago di Lecco. Qui fondò, nel 1533, i Chierici Regolari che dal nome della località furono chiamati Somaschi.

Costruì un orfanatrofio e ogni giorno scendeva in città a mendicare per i suoi orfanelli. Di notte si ritirava in preghiera davanti al Crocifisso in una grotta della montagna. L’8 febbraio 1537 morì di peste in una povera casa, mentre soccorreva gli ammalati. 

Venne sepolto nella chiesetta di San Bartolomeo di Somasca, che poi sarà anche a lui dedicata; ricostruita nel 1610 e ampliata nel 1893 dotandola anche di un bel pronao ad archi.

Nel 1747 Gerolamo Emiliani fu proclamato beato e nel 1767 papa Clemente XIII lo elevò agli onori degli altari. Pio XI lo dichiarò Patrono universale degli orfani e della gioventù abbandonata.

Il portale che racconta la vita di san Girolamo nel santuario di Somasca, è stato donato da don Nando Macchi, sacerdote di Milano, molto devoto del santo. 

È un’opera notevole, per la forza delle raffigurazioni. Nella facciata esterna il portale è costituito da sei grandi formelle in altorilievo rappresentanti alcune scene della vita di san Girolamo, inserito in volute circolari. Una soluzione ancora a riquadri e non a spazio libero come i portali precedenti.

La lettura inizia dall’alto a sinistra. Qui troviamo San Girolamo durante la sua giovinezza; a destra La liberazione dalla prigionia dal castello di Quero per mano della Madonna: il santo è raffigurato con un taglio drammatico (già adulto, con la barba, anche se era ancora giovane), incatenato, con gli strumenti della preghiera (croce, calice e messale), la Madonna che gli appare è accennata sullo sfondo. 

Nella parte centrale, a sinistra, san Girolamo (sempre raffigurato con la barba) con cinque suoi orfanelli; a destra San Girolamo assiste gli appestati: una scena bellissima ricca di pathos. 

Nella parte bassa, a sinistra San Girolamo accudisce un ammalato (in questa scena l’uomo con gli occhiali appesi al collo sarebbe il ritratto di don Nando, il donatore del portale); a destra San Girolamo insegna il catechismo ai contadini della Valle di san Martino che lo ascoltano con attenzione.

Le parte interna del portale è stata scolpita con scene evangeliche. In particolare, in alto: L’Annunciazione, La Risurrezione, Cristo che scaccia i venditori del tempio, Il Battesimo di Gesù; al centro: Cristo nell’orto degli ulivi e La Crocifissione; in basso: La Natività, La Trasfigurazione, La Visita dei Magi e l’episodio de Il Figlio della vedova di Nain, tutti disposti non secondo un ordine cronologico, né teologico, ma estetico.

Concludiamo questa serie di servizi sottolineando ancora la grande arte del nostro Mario Toffetti, inconfondibile, ricca di drammaticità spirituale, caratterizzata da un tocco nervoso e sicuro. Esprime una spiritualità profonda, capace di coinvolgere il credente, secondo la grande tradizione europea dell’arte sacra. 

GIORGIO ZUCCHELLI