L’Ospedale Maggiore di Crema, dopo un lunghissimo e spesso drammatico periodo, affrontato da tutto il personale con professionalità e umanità, è finalmente Covid free. Venerdi 9 luglio, infatti, si è negativizzato il tampone dell’ultimo paziente Covid ricoverato presso l’Unità operativa di Pneumologia, il reparto al sesto piano che è un po’ il simbolo e il baluardo della lotta al virus.
Il direttore, dottor Alessandro Scartabellati, commenta così: “È finita la terza ondata dei ricoveri per polmonite da Covid-19 che, come è noto a tutti, ha provocato ancora lutti e richiesto un severo impegno alla struttura ospedaliera. I pazienti ricoverati per questa terza ondata sono stati 670. Il totale dei ricoverati Covid nelle tre ondate presso il nostro ospedale è stato di circa 2.300 pazienti”.
Anche nell’estate 2020, ricorda il primario pneumologo, “eravamo riusciti a dimettere tutti i pazienti e siamo stati Covid free per circa due mesi. Tutti ricordiamo però cosa è successo a ottobre con l’arrivo della seconda ondata: sicuramente il rallentamento delle restrizioni avvenuta nell’estate scorsa ha causato il ridiffondersi della pandemia”.
Il dottor Scartabellati prende quindi spunto da quanto accaduto un anno fa per alcune riflessioni, che ci devono indurre alla massima prudenza. “Anche adesso, purtroppo, stiamo vedendo che le attenzioni volte a prevenire il contagio si stanno allentando. La prova sono gli assembramenti, soprattutto di giovani, senza mascherina che sono avvenuti gli scorsi giorni come festeggiamento per la vittoria al campionato europeo di calcio della nostra squadra nazionale. Ancora peggio è quanto avvenuto con la conferma dello svolgimento della finale a Londra, con oltre 70.000 persone senza maschera ammassate all’interno dello stadio, e proprio in Inghilterra dove c’è un’importante ripresa della pandemia con oltre 30.000 nuovi casi al giorno dovuti principalmente alla variante Delta. Infatti, come preventivabile con la continua diffusione del virus, compaiono continuamente delle nuove varianti (in totale a oggi sono 11) di cui solo alcune assumono un’importanza per la salute pubblica”.
La variante Delta si è manifestata per la prima volta in India nell’ottobre 2020 e a oggi si è diffusa in 104 Paesi del mondo. In Europa soprattutto in Inghilterra, Portogallo e Spagna, anche se la ripresa è generalizzata. La variante Delta, spiega il dottor Scartabellati, “è caratterizzata da un’alta contagiosità attualmente sta causando soprattutto malattie lievi che non necessitano di ospedalizzazione perché interessano persone giovani o persone precedentemente vaccinate. Oggi in Italia abbiamo circa 800-1.000 nuovi casi ogni giorno, ma se la diffusione continuerà con il ritmo attuale si stima che possano superare i 10.000 ogni giorno per la metà/fine del mese di agosto. Inoltre, se le vaccinazioni – che sono efficaci nel prevenire l’infezione e soprattutto la forma grave di malattia – non verranno effettuate da un numero sufficiente di persone, si rischia che l’infezione da variante Delta del SarsCov2 arrivi a interessare anche le persone non più giovanissime”.
Va ricordato che in Italia abbiamo ancora oltre due milioni di ultra sessantenni non vaccinati e che quindi “l’infezione in questa categoria di persone si può rimanifestare in forma grave, così da richiedere ricoveri sia nei reparti ordinari sia nelle unità sub intensive e intensive”.
A Crema il ritmo della vaccinazione è buono, riferisce ancora il dottor Scartabellati, tanto che a oggi risultano vaccinate con la seconda dose circa 14.000 persone (50%), mentre con la prima dose sono oltre 24.000 (circa l’80% della popolazione). A Crema la campagna vaccinale prosegue bene e sono oltre 130.000 le dosi somministrate.
“La speranza – afferma il direttore dell’Unità operativa di Pneumologia – è quindi che la ripresa delle ospedalizzazioni, che molto verosimilmente avverrà in autunno, possa non manifestarsi come un’ondata, che cioè non succeda più di avere un accesso massivo di persone concentrate in poche giorni, ma solo casi sporadici che non causino sovraffollamento delle strutture sanitarie. Questo fa infatti la differenza rispetto anche alla qualità delle cure che possono essere utilizzate. Intanto, la ricerca prosegue e si stanno sperimentando nuovi farmaci antivirali”.
Nel frattempo la Regione ha deciso di concentrare gli attuali ricoveri nelle strutture ospedaliere che sono Hub perché sede di reparti di malattie infettive, così da permettere agli altri, fra cui Crema, di recuperare la possibilità di assistenza e cura dei pazienti non Covid. “Ogni ospedale – rileva il dottor Scartabellati – deve comunque mantenere la possibilià di ricoverare pazienti con sospetta malattia da SarsCov2 in attesa della conferma, o quei pazienti che non possono essere trasferiti per la loro gravità. Quindi pure noi abbiamo mantenuto una parte della Pneumologia e della sub intensiva respiratoria libere e pronte a ospitare eventuali pazienti. Questo piano organizzativo regionale vale fino al 30 settembre, salvo necessità diverse”.
Il messaggio finale da parte del primario cremasco è chiaro: “Vanno mantenute sempre tutte le attenzioni (distanziamento sociale, utilizzo delle mascherine, lavaggio frequente delle mani) per evitare il contagio anche se abbiamo ricevuto la vaccinazione, perché abbiamo imparato che questa non protegge completamente dalla possibilità di contagio. Inoltre, l’invito è a vaccinarsi il più possibile proprio perché la vaccinazione, anche se non blocca completamente la circolazione virale, riduce di oltre il 90% il rischio di sviluppare malattia in forma grave”.
Il dottor Scartabellati chiude riportando quanto scritto dalla dottoressa Simona Scorsetti, responsabile della sub intensiva respiratoria della Pneumologia, circa il bilancio di questi 18 mesi. “Abbiamo imparato a essere flessibili e ad adattare il nostro ospedale alle necessità del momento, senza lasciarci cogliere impreparati, ma secondo una pianificazione ideata in anticipo. Abbiamo acquisito schemi mentali e lavorativi differenti. Abbiamo acquisito famigliarità con i DPI e ne abbiamo sperimentato il valore. Abbiamo apprezzato, forse come non mai, il valore degli strumenti tecnologici e della ricerca. Abbiamo vissuto lo sconforto del ‘non poter fare altro’ e la gioia di restituire alla famiglia pazienti dopo ricoveri infiniti. Abbiamo sperimentato la difficoltà e l’importanza del comunicare. Ne avremmo fatto sicuramente a meno, ma anche stavolta la medaglia ha un rovescio che sta a noi cercare e ricordare”.