“Abbiamo afferrato il bambino, era congelato, infreddolito, non si muoveva… È stato un po’ traumatico”.
“C’erano molti padri e madri con i bambini legati come meglio potevano sulla schiena, con stoffe e vestiti “: è il racconto di Juan Francisco, l’agente del gruppo speciale attività subacquee della Guardia civile spagnola, che ha salvato un neonato nel tratto di mare vicino all’enclave spagnola di Ceuta in Marocco.
La foto sta facendo in queste ore il giro del mondo e descrive il dramma che sta accadendo alla frontiera tra i due Paesi, con migliaia di migranti, tra cui donne e bambini, che si sono gettati in mare nel tentativo di raggiungere a nuoto l’Europa.
L’agente ha raccontato a Cadena Cope, la radio di proprietà della Conferenza episcopale spagnola, che la mamma portava il neonato sulla schiena e gli agenti spagnoli non riuscivano nemmeno a distinguere se fossero bambini piccoli o “zaini o vestiti”.
Le forze di polizia erano sulla spiaggia da due giorni, pronti a salvare le persone più vulnerabili in difficoltà.
“Siamo stati attenti a tutte le persone che pensavamo non sarebbero state in grado di arrivare nella zona spagnola – ha detto Juan Francisco – perché l’unica loro intenzione era arrivare nel tratto di mare spagnolo, a qualunque costo. Usavano come galleggianti giocattoli, bottiglie vuote, qualunque cosa… Alcuni indossavano giubbotti di sughero fuori misura”.
Appello del card. Carlos Osoro
Una preghiera “per la situazione a Ceuta e Melilla, per la pace, la convivenza e la sicurezza. Non si utilizzino i nostri fratelli vulnerabili né la sofferenza ma cerchiamo insieme delle soluzioni”. Lo chiede oggi il card. Carlos Osoro, arcivescovo di Madrid, in un appello dal suo account Twitter in merito alle migliaia di migranti che tra lunedì e martedì hanno tentato di attraversare a nuoto la frontiera nell’enclave spagnola di Ceuta in Marocco.