SANTA MARIA – L’apparizione con i due Vescovi: il cuore trafitto dall’immenso amore del Padre

L’annuale celebrazione a ricordo dell’apparizione della Madonna nel bosco del Novelletto, dove oggi sorge la splendida basilica di Santa Maria della Croce, quest’anno è stata celebrata oggi 6 aprile, in quanto la ricorrenza esatta, il 3 aprile, coincideva con il Sabato Santo.
Preceduta dalla recita del Santo Rosario, la funzione è stata presieduta da monsignor Massimo Camisasca, vescovo di Reggio Emilia, e concelebrata dal vescovo Daniele insieme a diversi sacerdoti della diocesi. “Quest’anno per celebrare questo ricordo bello della Chiesa di Crema, ancora nel contesto pasquale, ho invitato, con molto affetto, monsignor Camisasca, vescovo di Reggio Emilia da fine 2012. È stato il Vescovo che mi ha incoraggiato a dire il mio sì all’episcopato. Grazie di essere tra noi”, ha esordito monsignor Gianotti aprendo la Messa. “Voglio anch’io salutarvi. Il vostro vescovo Daniele è stato un mio collaboratore prezioso – ha risposto monsignor Camisasca –. Sono convinto possa dare tutto se stesso a questa piccola diocesi per estensione, ma grande per tradizione”. Ad animare il canto della celebrazione la corale di Santa Maria, con la lettura del Vangelo di Giovanni affidato alla voce del diacono Enrico Gaffuri.

SETE DI SPERANZA 

Monsignor Camisasca nell’omelia ha riflettuto innanzitutto sulla speranza, poi sul ruolo della donna nella storia della Chiesa. “Saluto ciascuno di voi nella gioia di poter presiedere questa celebrazione in onore della Madonna da voi adorata. Quanto abbiamo bisogno, in questo tempo di pandemia, di una Madre che apra i nostri cuori alla speranza, non solo di poter uscire dal male che ci attanaglia, ma anche di poter costruire una pagina nuova nella storia del nostro popolo e di questa città”, ha detto monsignor Camisasca.
“La speranza che Maria porta nei nostri cuori non è una speranza illusoria: Ella dopo aver accompagnato la vita di suo Figlio, ha vissuto le ore drammatiche del tradimento e dell’abbandono dei discepoli, ha seguito il Figlio sulla via dolorosa in cui Egli si è caricato di tutto il nostro male per poterlo vincere. È stata ritta sotto la croce, trafitta dal dolore, senza perdere mai la certezza nella fedeltà di Dio. Per questo dopo aver consegnato il Figlio ha sperimentato la gioia della resurrezione. Questa è la strada che ella consegna a tutti noi: la strada della fede e della carità, fonti inesauribili della speranza”, ha proseguito il celebrante.
Dalle letture sua eccellenza ha tratto indicazioni fondamentali per la nostra vita di oggi. Innanzitutto la trafittura del cuore. Ma trafitto da cosa? “Dall’immenso amore che il Padre ha per ciascuno di noi, per la sua Chiesa e tutti gli uomini. Nel cuore si raccolgono tutte le potenze e facoltà della nostra persona: il nostro desiderio di conoscere ed essere conosciuti, la nostra tensione ad amare ed essere amati, le attese, le esperienze che ricordiamo e custodiamo con gioia… un cuore trafitto è un cuore che riconosce con gratitudine l’opera di Dio, la sua creazione, la sua ricerca di ognuno di noi come pecorella smarrita, ma degna di essere portata di nuovo nella sua casa”, ha spiegato il Vescovo emiliano.
Nelle promesse che Dio ha fatto e fa a ogni uomo (una vita felice e piena), ciascuno di noi e noi tutti insieme “possiamo trovare le ragioni vere per ricominciare a camminare con passo sicuro e libero da quella paura, anzi addirittura dall’angoscia del cuore in questo momento di solitudine, di malattia e di morte”.

GRANDI FIGURE DI DONNE 

Monsignor Camisasca s’è poi soffermato sulla pagina “meravigliosa” del Vangelo di Giovanni e sulle reazioni di Maria di Magdala. “Quando sente Gesù pronunciare il suo nome, in lei accade un’istantanea rivoluzione. Nell’affetto del maestro, nel tono di quella voce… avverte il compiersi delle Scritture. Nella liturgia di oggi e nella festa che celebriamo si raccolgono tre figure di donna: Maria la Madre del Signore, Caterina e Maria di Magdala”. La donna ha sempre avuto un posto fondamentale nella vita della Chiesa, differente ma non meno importante di quello degli uomini. “In un mondo che ha faticato a riconoscere e valorizzare il genio della donna nella società, nella famiglia e nella Chiesa, quest’ultima ci insegna a guardare con particolare attenzione e valorizzazione ai tanti doni che la donna porta nell’edificazione del popolo di Dio: doni di affettività, fedeltà, tenerezza, costruttività e rinascita. Affidiamo anche quest’ultima intenzione a alla nostra preghiera e al sapiente discernimento delle nostre Chiese”, ha concluso.
Al termine della celebrazione il parroco padre Armando Tovalin ha donato al vescovo Massimo il volume sulla storia e sull’arte della basilica, con la promessa di ricambiare la visita alla diocesi di Reggio Emilia quando le circostanze lo permetteranno.