SCHEDA 9 – GENTILEZZA, TENEREZZA E SPERANZA

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PER CAPIRE

Nellʼenciclica “Fratelli tutti” il Papa si sofferma su tre parole che sono tre atteggiamenti che qualificano il cristiano e che caratterizzano lo stile fraterno. Nel sentire comune tutto questo è visto come qualcosa di sentimentale, emotivo, talvolta banale. Eppure dallʼenciclica emerge la concretezza e lʼimportanza di questi atteggiamenti che non solo arricchiscono lʼumano ma sono veri e propri “annunci di Vangelo”.

Il primo atteggiamento sottolineato è la gentilezza. Il tema viene trattato nel capitolo sesto, dove Francesco incoraggia al dialogo e allʼamicizia sociale. Contro lo stile fastidioso, aggressivo ed esasperato il papa propone lo stile gentile: È un modo di trattare gli altri che si manifesta in diverse forme: come gentilezza nel tratto, come attenzione a non ferire con le parole o i gesti, come tentativo di alleviare il peso degli altri. Comprende il «dire parole di incoraggiamento, che confortano, che danno forza, che consolano, che stimolano», invece di «parole che umiliano, che rattristano, che irritano, che disprezzano» (n.223).

Oggi raramente si trovano tempo ed energie disponibili per soffermarsi a trattare bene gli altri, a dire “permesso”, “scusa”, “grazie”. Eppure ogni tanto si presenta il miracolo di una persona gentile, che mette da parte le sue preoccupazioni e le sue urgenze per prestare attenzione, per regalare un sorriso, per dire una parola di stimolo, per rendere possibile uno spazio di ascolto in mezzo a tanta indifferenza. Questo sforzo, vissuto ogni giorno, è capace di creare quella convivenza sana che vince le incomprensioni e previene i conflitti. La pratica della gentilezza non è un particolare secondario né un atteggiamento superficiale o borghese. Dal momento che presuppone stima e rispetto, quando si fa cultura in una società trasforma profondamente lo stile di vita, i rapporti sociali, il modo di dibattere e di confrontare le idee. Facilita la ricerca di consensi e apre strade là dove l’esasperazione distrugge tutti i ponti (n.224).

Il secondo atteggiamento è la tenerezza. Anche in questo caso questa parola potrebbe suonare un poʼ infantile, eppure, da come viene tratteggiata dal papa (nel capitolo quinto dove si parla di buona politica), assume un altro significato. Si pone la domanda: «Cos’è la tenerezza? È l’amore che si fa vicino e concreto. È un movimento che parte dal cuore e arriva agli occhi, alle orecchie, alle mani. […] La tenerezza è la strada che hanno percorso gli uomini e le donne più coraggiosi e forti» (n.194).

Il terzo atteggiamento, che per noi cristiani è anche una virtù teologale, è la speranza. Su cosa si fonda la speranza cristiana? Sul fatto che non siamo soli, in balìa di noi stessi ma siamo nelle mani e nel cuore di Dio, il quale continua a seminare nell’umanità semi di bene (n.54).

Il Papa anzitutto mette in guardia da coloro che seminano la mancanza di speranza e suscitano una sfiducia costante nel popolo, benché mascherata con la difesa di alcuni valori. Lʼaltro (sia come singolo che come gruppo) viene sbeffeggiato, squalificato, calunniato (n.15). Vincere diventa sinonimo di distruggere. Francesco si chiede: è possibile, in questo contesto, rialzare la testa? (n.16). La risposta è positiva perché la speranza è una realtà radicata nel profondo dellʼessere umano (…). Essa è audace, sa guardare oltre la comodità personale, le piccole sicurezze e compensazioni che restringono l’orizzonte, per aprirsi a grandi ideali che rendono la vita più bella e dignitosa».[52]  Camminiamo nella speranza! (n.55).

PER RIFLETTERE

  • Riconosco in questi atteggiamenti lo stile fraterno? Quale ho interiorizzato di più? Quale faccio più fatica? Perché?
  • So essere una persona gentile? Qualcuno mi ha mai ringraziato per essere stato gentile?
  • So tenere insieme tenerezza, coraggio e forza? Mi vergogno a dare e a chiedere tenerezza?
  • So sperare? Su cosa si fonda la mia speranza? Al contrario sono disfattista, pessimista, semino sfiducia? In quali àmbiti mi succede maggiormente?

PER APPROFONDIRE

  • Gianrico Carofiglio, Della gentilezza e del coraggio. Breviario di politica e altre cose, Feltrinelli 2020, pp.128.
  • Dalai Lama, Sulla gentilezza, Solferino Editore, 2019, pp.107.
  • Piero Ferrucci, La forza della gentilezza, Mondadori 2018, pp.262.
  • Lorenzo Canuti, Anna Maria Palma, La gentilezza che cambia le relazioni. Linfe vitali per arrivare al cuore, FrancoAngeli 2017, pp.116.
  • Carlo Rocchetta, Teologia della tenerezza. Un «vangelo» da riscoprire, EDB 2000, pp.448.
  • Isabella Guanzini (Cremonese, teologa e filosofa), Tenerezza, la rivoluzione del potere gentile, Ponte alle grazie 2017, pp.165.
  • Virgilio Merchiorre, Sulla speranza, Morcelliana 2000, pp.104.
  • Eugenio Borgna, Speranza e disperazione, Giulio Einaudi Editore 2020, pp.120.
  • José Tolentino Mendonça, Il potere della speranza. Mani che sostengono lʼanima del mondo, Vita e Pensiero 2020.
  • Gerhard Ludwig Müller, Indagine sulla speranza. In dialogo con Carlos Granados, Cantagalli, 2017, pp.256.
  • Daniele Gianotti, La speranza nella casa del futuro. Lectio Magistralis UNI-CREMA, Tipografia Trezzi, Crema 2017.
  • Testimonianza di un medico, malato di SLA: Mario Melazzini, Lo Sguardo e la Speranza, San Paolo, Milano 2015.

PER PREGARE

L’importante è seminare

 Semina, semina:
l’importante è seminare
– poco, molto, tutto –
il grano della speranza.

Semina il tuo sorriso
perché splenda intorno a te.

Semina le tue energie
per affrontare le battaglie della vita.

Semina il tuo coraggio
per risollevare quello altrui.

Semina il tuo entusiasmo,
la tua fede, il tuo amore.

Arricchisci il campo del mondo
con il grano della gentilezza,
della mitezza, della tenerezza.

Semina le più piccole cose,
i gesti più semplici.

Semina e abbi fiducia:
ogni chicco arricchirà
un piccolo angolo della terra.