“Quaresima non è una raccolta di fioretti, è discernere dove è orientato il cuore. Questo è il centro della Quaresima”. Così il Papa, nell’omelia della Messa delle Ceneri, presieduta nella basilica di San Pietro, ha sintetizzato il cammino di preparazione alla Pasqua, che comincia oggi.
“Proviamo a chiederci: dove mi porta il navigatore della mia vita, verso Dio o verso il mio io?”, l’invito: “Vivo per piacere al Signore, o per essere notato, lodato, preferito, al primo posto e così via? Ho un cuore ‘ballerino’, che fa un passo avanti e uno indietro, ama un po’ il Signore e un po’ il mondo, oppure un cuore saldo in Dio? Sto bene con le mie ipocrisie, o lotto per liberare il cuore dalle doppiezze e dalla falsità che lo incatena?”.
Quaresima: un viaggio che coinvolge tutta la nostra vita
“La Quaresima è un viaggio di ritorno a Dio”, ha spiegato Francesco: “Quante volte, indaffarati o indifferenti, gli abbiamo detto: ‘Signore, verrò da Te dopo, aspetta… Oggi non posso, ma domani comincerò a pregare e a fare qualcosa per gli altri’. E così un giorno dopo l’altro”.
“Nella vita avremo sempre cose da fare e scuse da presentare, ma ora è tempo di ritornare a Dio”, l’appello: “Ritornate a me, dice, con tutto il cuore. La Quaresima è un viaggio che coinvolge tutta la nostra vita, tutto noi stessi. È il tempo per verificare le strade che stiamo percorrendo, per ritrovare la via che ci riporta a casa, per riscoprire il legame fondamentale con Dio, da cui tutto dipende”.
Quaresima: un esodo dalla schiavitù alla libertà
“Tutti abbiamo delle malattie spirituali, da soli non possiamo guarirle; tutti abbiamo dei vizi radicati, da soli non possiamo estirparli; tutti abbiamo delle paure che ci paralizzano, da soli non possiamo sconfiggerle”. È il monito del Pontefice, che ha esortato ad imitare il lebbroso e ha ricordato che la Quaresima è un esodo dalla schiavitù alla libertà. Come per il popolo di Israele, anche per noi è difficile lasciare l’Egitto: “Il viaggio di ritorno a Dio è ostacolato dai nostri malsani attaccamenti, è trattenuto dai lacci seducenti dei vizi, dalle false sicurezze dei soldi e dell’apparire, dal lamento vittimista che paralizza”.
“Per camminare bisogna smascherare queste illusioni”, la ricetta di Francesco: “Guardiamo al figlio prodigo e capiamo che pure per noi è tempo di ritornare al Padre. È il perdono del Padre che ci rimette sempre in piedi: il perdono di Dio, la Confessione, è il primo passo del nostro viaggio di ritorno”.
Ritornare allo Spirito Santo
“Mi raccomando ai confessori: siate come il Padre. Non con la frusta, con l’abbraccio”, la raccomandazione fuori testo. “Non possiamo vivere inseguendo la polvere, andando dietro a cose che oggi ci sono e domani svaniscono”, la denuncia: “Torniamo allo Spirito, datore di vita, al fuoco che fa risorgere le nostre ceneri. A quel fuoco che ci insegna ad amare. Ritorniamo a pregare lo Spirito Santo, riscopriamo il fuoco della lode, che brucia le ceneri del lamento e della rassegnazione”.
“Questo nostro viaggio di ritorno a Dio è possibile solo perché c’è stato il suo viaggio di andata verso di noi”, ha osservato il Papa: “Al contrario non sarebbe stato possibile. Prima che noi andassimo da Lui, Lui è sceso verso di noi. Ci ha preceduti, ci è venuto incontro. Per noi è sceso più in basso di quanto potevamo immaginare: si è fatto peccato, si è fatto morte”.
Dio ci aspetta con la sua misericordia infinita
“Nessuno può riconciliarsi con Dio con le proprie forze”, ha assicurato Francesco: “Ci salva la grazia, la salvezza è grazia”. “Io mi sento bisognoso o mi sento sufficiente?”, l’interrogativo a braccio. Il rito delle Ceneri, e la Quaresima, ci insegnano che “la salvezza non è una scalata per la gloria, ma un abbassamento per amore. È farci piccoli”.
“In questo cammino, per non perdere la rotta, mettiamoci davanti alla croce di Gesù”, l’indicazione di rotta: “È la cattedra silenziosa di Dio. Guardiamo ogni giorno le sue piaghe. In quei fori riconosciamo il nostro vuoto, le nostre mancanze, le ferite del peccato, i colpi che ci hanno fatto male. Eppure proprio lì vediamo che Dio non ci punta il dito contro, ma ci spalanca le mani. Le sue piaghe sono aperte per noi e da quelle piaghe siamo stati guariti. Baciamole e capiremo che proprio lì, nei buchi più dolorosi della vita, Dio ci aspetta con la sua misericordia infinita. Perché lì, dove siamo più vulnerabili, dove ci vergogniamo di più, Lui ci è venuto incontro. E ora ci invita a ritornare a Lui, per ritrovare la gioia di essere amati”.