Myanmar: stato di emergenza e potere ai militari. Arrestati Aung San Suu Kyi e Win Myint

Myanmar
Foto di repertorio (Sir)

Tutti chiusi in casa. A Yangon la gente ha paura e non sa a chi rivolgersi per chiedere informazioni su quanto sta accadendo. Le comunicazioni stamattina avvengono via Messenger, ma Internet e telefono sono stati chiusi o così pare. Si teme che la chiusura totale del web avvenga da un momento all’altro. Anche su questo c’è confusione. A parlare della situazione in Myanmar è una fonte Sir. T
utto è precipitato dopo che Aung San Suu Kyi, leader della Lega nazionale per la democrazia (Nld), è stata arrestata questa mattina dai militari. Anche il presidente Win Myint e altri leader sono stati “catturati” nelle prime ore di oggi, secondo quanto ha detto all’agenzia di stampa Reuters il portavoce della Nld, Myo Nyunt. Tutti i poteri sono stati trasferiti al generale Min Aung Hlaing, capo delle forze armate e crescono i timori di un colpo di stato. L’esercito ha dichiarato stamane lo stato di emergenza. I militari denunciano da diverse settimane frodi durante le elezioni legislative dello scorso novembre, vinte in modo schiacciante dalla Lega nazionale per la democrazia (Nld).

Lo scorso 8 novembre il partito di Aung San Suu Kyi, premio Nobel per la pace nel 1991, molto criticato a livello internazionale per la gestione della crisi musulmana Rohingya ma ancora adorato dalla maggioranza della popolazione, ha ottenuto oltre l’82% dei 1.117 seggi. L’Usdp, composto da diversi ex ufficiali militari, ha vinto solo 71 seggi a livello nazionale ma si è rifiutato di accettare i risultati del voto. I militari affermano di aver identificato milioni di casi di frode, tra cui migliaia di centenari o minori che risulterebbero tra i votanti. Gli arresti sono avvenuti poche ore prima della riunione inaugurale del Parlamento recentemente insediato. Il Paese è quindi caduto nel caos.

“La gente ha paura di comunicare con gli stranieri”, dicono le fonti Sir. C’è “tensione e paura. Hanno preso non solo politici, anche alcuni artisti”. Immediate le reazioni di condanna da parte delle leadership di tutto il mondo.
Nel 2017, dal 27 al 30 novembre, papa Francesco aveva compiuto un viaggio in Myanmar. Nella capitale Naypyidaw aveva incontrato il presidente, Htin Kya, e Aung San Suu Kyi. “Il futuro del Myanmar – aveva detto in un incontro con le autorità civili del Paese, il 28 novembre nella capitale Nay Pyi Taw – dev’essere la pace, una pace fondata sul rispetto della dignità e dei diritti di ogni membro della società, sul rispetto di ogni gruppo etnico e della sua identità, sul rispetto dello stato di diritto e di un ordine democratico che consenta a ciascun individuo e ad ogni gruppo – nessuno escluso – di offrire il suo legittimo contributo al bene comune”.