La riforma del Terzo settore, con il conseguente adeguamento degli Statuti per tutti quegli enti che ricadono all’interno di questo perimetro legislativo, sta aprendo nuovi scenari. “La nostra città, che vede nelle sue tre Fondazioni cittadine (la Fondazione Benefattori Cremaschi, la Fondazione San Domenico e la Fondazione Finalpia) alcuni dei gioielli che compongono il patrimonio della cittadinanza e che sono il frutto della visione politica e amministrativa degli uomini e delle donne che ci hanno preceduto, pone noi attuali amministratori dinanzi a una nuova sfida”, riflette Andrea Agazzi (Lega).
Il quale invoca la partecipazione di tutti, cittadini compresi, alla valorizzazione della cosa pubblica. “È bene che essi sappiano che questa riforma rivoluziona l’approccio di qualsiasi scelta politica fatta in passato perché, con l’adeguamento degli statuti di questi enti al Dlgs 117/2017, le nostre Fondazioni diventano a tutti gli effetti indipendenti rispetto alle azioni e alle volontà politiche dell’amministrazione di turno”, spiega. Di fatto il sindaco che si troverà in carica nel momento del rinnovo dei vari Cda “non avrà alcuna facoltà di far valere il proprio ruolo politico di primo cittadino, non avrà alcuna possibilità di emanare indirizzi amministrativi e le forze politiche all’opposizione, a loro volta, non avranno alcuna possibilità reale di imputare alcunché alla maggioranza di turno, in quanto priva di qualsivoglia potere sull’organo decisionale dell’ente”, afferma Agazzi proprio dai banchi della minoranza. Insomma il Consiglio comunale e l’amministrazione non potranno più dettare indirizzi o intervenire “nonostante queste Fondazioni amministrino patrimoni rilevanti per la città e si occupino di presìdi di fondamentale importanza”.
“A un primo appello del Pd cittadino, che per la verità suonava come una disperata richiesta di aiuto, sono seguite le proposte del consigliere Simone Beretta e l’intervento del segretario dei Fratelli d’Italia con De Grazia, ai quali vanno i miei personali ringraziamenti per aver quantomeno acceso il dibattito sulla partita”, prosegue Agazzi entrando nello specifico del tema. Pur ricordando i sette anni di amministrazione Pd, “cui spettava l’inequivocabile responsabilità di offrire delle soluzioni sulle sorti di una fondazione e del suo patrimonio”, il consigliere leghista scansa le polemiche perché ritiene necessario “guardare in faccia alle novità normative che impongono un distacco dei tradizionali legami che la politica aveva con le Fondazioni”. Obiettivo un percorso amministrativo differente rispetto al passato, “ma che porti allo stesso scopo che ogni buon amministratore si dovrebbe porre: “donare a chi verrà dopo di noi un patrimonio intatto o, meglio ancora, più consistente”. La richiesta dell’esponente del Carroccio è di “promuovere un percorso che possa conciliare l’assoluto rispetto della normativa vigente e al contempo tenere in considerazione le sensibilità politiche e civiche”. Lasciando da parte “scelte basate solo sulla base dell’appartenenza partitica. La politica faccia da vero aggregatore di energie civiche, seppur all’interno di una cornice valoriale che deve rimanere omogenea alle proprie convinzioni democratiche”.
Per la Lega l’occasione potrebbe essere rappresentata dal far concorrere idee e progetti di gestione e sviluppo delle Fondazioni, in cui il Comune metta a disposizione della cittadinanza tutti i dati necessari affinché i cittadini possano preparare la propria visione di futuro di quella specifica Fondazione. “A questo concorso di idee la politica dovrà fare da amplificatore in modo tale che venga allargato quanto più possibile il percorso di confronto, e allora sì che la politica potrà e dovrà dividersi, potrà e dovrà prendersi delle responsabilità di sostegno o critica su un particolare progetto, potrà e dovrà affrontare la responsabilità delle nomine sulla base di idee di sviluppo già conosciute non solo ai singoli attori politici, ma alla comunità tutta”.