La pandemia da Covid-19, aggiungendo dramma a dramma, sta veramente minando alla base la salute di tante persone. L’allarme, che fa seguito a quello lanciato dai colleghi oncologi, arriva dai Gastroenterologi della Fismad, la Federazione Italiana Società Malattie Apparato Digerente: il Covid è un’importante con-causa nell’aumento della mortalità da cancro colorettale (+12%) e sono in calo gli screening oncologici (-54,9%), con un ritardo medio di 3 mesi nella diagnosi del tumore. La pressione sul Sistema Sanitario Nazionale imputabile alla pandemia, con sospensione e conseguenti ritardi nello screening organizzato per il cancro colorettale ha portato, inoltre, a una maggior progressione (+3%) dei tumori.
Ne parliamo con la professoressa Elisabetta Buscarini, direttore dell’Unità operativa di Gastroenterologia ed Endoscopia Digestiva dell’Ospedale Maggiore di Crema e presidente della Fismad. Che sottolinea: “Va fatto di tutto per non chiudere un’altra volta reparti come il nostro e tutti, a partire dalle forze istituzionali, dobbiamo tutelare un fabbisogno di salute che non è solo Covid. Non diagnosticare in tempo un tumore o una malattia dell’apparato digerente o intestinale può avere conseguenze gravissime”.
In questa seconda ondata del virus il rischio è, almeno a Crema e per ora, scongiurato. Ma altrove si ricomincia a soffrire, tanto che si guarda con ansia all’esperienza vissuta in primavera. “I dati nazionali – riferisce la professoressa Buscarini – parlano chiaro: da marzo a maggio di quest’anno la pressione da Covid-19 sul nostro Sistema Sanitario ha pesato in modo preoccupante sulla prevenzione del cancro colorettale, con un calo del 54,9% nello screening preventivo per il cancro colorettale (585.287 esami in meno) e un ritardo medio di 3 mesi nella diagnosi. E ancora: 645 tumori non diagnosticati e 3.890 polipi non asportati. Il risultato? Il protrarsi del blocco degli screening per tempi superiori ai 6 mesi porterebbe a un aumento del 3% dei casi avanzati e per blocchi superiori ai 12 mesi la mortalità a 5 anni aumenterebbe del 12%”.
Oggi sembra di rivivere l’incubo della scorsa primavera. Con l’area milanese e brianzola che desta fortissima preoccupazione in Lombardia. Più altre regioni in grave crisi. Osserva la professoressa Buscarini: “Ambulatori fermi, reparti svuotati per Covid-19 o riconvertiti, attività endoscopica rallentata o sospesa, attività di screening oncologici rallentata o sospesa. Il boom di contagi sta di nuovo ostacolando l’attività assistenziale della Gastroenterologia italiana, con il consistente rischio di peggiorare drasticamente l’esito di tumori non diagnosticati in tempo o per patologie dell’apparato digerente che richiedono un approccio specialistico intensivo, come ad esempio le malattie infiammatorie intestinali riacutizzate, la pancreatite acuta severa, l’epatite fulminante”.
E aggiunge: “La durata e la gravità della seconda ondata non sono chiaramente definibili in questo momento, ma certamente preoccupano; oltre alle misure urgenti per il contenimento della pandemia a cui tutta la comunità medica, inclusi i gastroenterologi, sta collaborando con grande impegno, serve una salvaguardia delle attività di assistenza e prevenzione per le patologie non-Covid, in particolare tumorali, perché la salute degli italiani non può più aspettare”.
I ricoveri per malattie dell’apparato digerente o per pazienti a rischio oncologico sono garantiti, segnalano dalla Fismad, “ma i percorsi diagnostici per sospetto tumore – ad esempio allo stomaco, al pancreas, al colon retto – possono risentire dell’assenza di personale specializzato, stornato su altre attività legate alle pandemia. È importante ricordare che il ritardo nell’esecuzione della colonscopia superiore ai 9 mesi dall’esito positivo del Fit (Test per la rilevazione del sangue occulto nelle feci), ha comportato il doppio di casi di cancro colorettale e il triplo di casi di malattia allo stadio avanzato”.
E a Crema? “Stiamo analizzando i dati – spiega Buscarini – ma temiamo di aver perso diagnosi di cancro in proporzione preoccupante. Noi gastroenterologi-endoscopisti siamo i ‘guardiani’ dell’esofago, dell’intestino, del fegato… e intercettiamo patologie anche gravi, ma spessissimo curabili. È chiaro che non farlo per tempo porta a conseguenze gravi, anche letali”.
Il Maggiore di Crema, rileva la professoressa, “è il terzo ospedale più colpito da Covid in Lombardia. Durante la prima ondata la nostra Unità operativa ha dato uomini e risorse, con una chiusura totale dell’attività dal 24 febbraio al 27 aprile, giorno in cui abbiamo riaperto la degenza per poi riprendere le procedure diagnostiche e strumentali. Adesso, da un paio di mesi, siamo a pieno regime, ma in Lombardia ci sono Gastroenterologie-Endoscopie tuttora ferme”.
Nel reparto cremasco, tiene a precisare la responsabile, “ci sono percorsi Covid free, puliti, dove si può accedere in tutta sicurezza: si è più sicuri qui che al supermercato! Le persone devono stare tranquille e non aver paura: invito a non sottovalutare i sintomi delle patologie gastrointestinali e, in caso di segnali allarmanti, non esitare a venire in ospedale. Troppe persone, in questo periodo, per timore stanno a casa, aggravando la situazione. Stiamo vedendo patologie che non si registravano da anni, proprio perché la gente sta a casa perdendo tempo fondamentale per la diagnosi e la cura salvavita”.
L’appello finale è chiaro: “Le attività e i reparti no Covid vanno difesi e tutelati. Altrimenti rischiamo di pagare un caro prezzo in termini di salute”.