Dal Vangelo secondo Matteo 21,33-43
Gli risposero: «Quei malvagi, li farà morire miseramente e darà in affitto la vigna ad altri contadini, che gli consegneranno i frutti a suo tempo». E Gesù disse loro: «Non avete mai letto nelle Scritture: “La pietra che i costruttori hanno scartato è diventata la pietra d’angolo; questo è stato fatto dal Signore ed è una meraviglia ai nostri occhi”?
Perciò io vi dico: a voi sarà tolto il regno di Dio e sarà dato a un popolo che ne produca i frutti».
IL COMMENTO
Questo brano è in diretta continuità con quello che abbiamo ricevuto domenica scorsa: dopo la parabola dei due figli, arriva questa dei vignaioli omicidi. Da domenica scorsa è iniziata dunque una raffica di dure contestazioni a cui Gesù sottopone mediante il linguaggio parabolico gli intellettuali e i religiosi a lui ostili, nei quali coglie quell’intenzione omicida che nella parabola odierna è espressa chiaramente.
C’è una sorta di crescendo: domenica scorsa a costoro Gesù aveva anteposto nel Regno “pubblicani e prostitute”, perché loro al Battista avevano creduto, mentre i capi dei sacerdoti e gli anziani del popolo no; oggi Gesù rincara la dose, e li dichiara non solo superati, bensì privati del Regno, perché infruttuosi e assassini. Domenica prossima andrà ancora oltre: non solo superati e privati del Regno, ma addirittura gettati fuori, nelle tenebre infernali (cfr. Mt 22, 1-14).
Non dobbiamo però dimenticare che dietro ogni invettiva del Signore, in filigrana, c’è un appello speranzoso alla conversione, rivolto proprio ai suoi nemici: è a loro che Cristo chiede di giudicare l’operato dei vignaioli, perché si rendano conto dell’iniquità del proprio comportamento e, contattato il male che è in loro, possano pentirsi e cambiare vita, come quando il profeta Natan aveva raccontato al re Davide la parabola dell’uomo e della pecorella, per far comprendere al re che era lui il traditore e l’assassino (cfr. 2 Samuele 12, 1ss.).
Qui, però, niente: “Udite queste parabole, i capi dei sacerdoti e i farisei capirono che parlava di loro. Cercavano di catturarlo, ma ebbero paura della folla, perché lo considerava un profeta” (Mt 21, 45-46).
Nessuna conversione, nessun ravvedimento. Nell’incedere dei nemici di Gesù vediamo la più completa idiozia all’opera: l’idiota è la persona incapace di uscire dalla propria scatola cranica; incapace di ascolto e di risposta, va avanti come un rullo compressore, pieno e convito di sé, delle proprie solide e stolide sicurezze.
Costoro hanno dimostrato che quanto Gesù diceva era vero: non si sono voluti pentire, non hanno voluto cambiare. Abilissimi nel giudicare l’ingiusto comportamento altrui, dirottano verso l’esterno quella lucidità che avrebbero dovuto avere con se stessi: una strategia infallibile per finire all’inferno…
…e non è forse la tentazione che stiamo avendo anche io e te, mentre leggiamo questo brano, e vi applichiamo volti e atteggiamenti altrui anziché i nostri?