E alla fine vinsero i “pecoroni”, come erano stati definiti. L’arbitrato “neutro”, che non prevede appello, ha dato ragione alle otto amministrazioni comunali cremasche che avevano deciso di esercitare il diritto di recesso da Scrp. La società, dunque, è costretta a “risarcire” più di 3,6 milioni di euro agli otto Comuni fuoriusciti dalla partecipata (Casale Cremasco Vidolasco, Soncino, Romanengo, Palazzo Pignano, Salvirola, Casaletto di Sopra, Trescore Cremasco e Ticengo). Ciò in seguito, appunto, all’arbitrato dell’avvocato Gamba di Cremona. Come si ricorderà gli otto “dissidenti” avevano deciso di lasciare Scrp perché in disaccordo sul cambio di Statuto deliberato dalla maggioranza dei soci, con l’introduzione di alcune nuove funzioni, come quella di stazione appaltante e Centrale unica di committenza e gestione di servizi per i Comuni del territorio.
“Mi è difficile commentare la decisione dell’arbitro. Se da un parte mi procura una grandissima soddisfazione, dall’altra mi rattrista. Mi spiego. Gioisco per la nostra vittoria. Nel contempo sono costretto a rilevare che questa decisione dell’arbitro sancisce e conferma indirettamente la frattura esistente tra i Comuni del Cremasco. Chi ha voluto mostrare i muscoli, spero che si sia reso conto del grosso errore che ha fatto. Soprattutto che trovi il tempo per meditare sull’errore commesso, errore che penalizza il territorio. Ora non solo ci dovranno liquidare le quote che ci spettano, ma pagare, come si legge nel dispositivo dell’arbitro, anche gli interessi sulle quote ai quali aggiungere 35.000 euro di spese legali e 50.000 euro per l’arbitro. Siamo già sopra i 100.000 euro. A questi soldi dovranno essere aggiunti anche quelli per pagare la parcella dello studio di Milano al quale si erano rivolti. Soldi pubblici”, commenta il sindaco casalese Antonio Grassi.
“Vorrei sottolineare la coesione del nostro gruppo che ha trovato nel sindaco di Soncino, Gabriele Gallina un portavoce equilibrato e autorevole. In gruppo non ha mai avuto esitazioni sulle scelte da fare e mai avuto dubbi sulla scelta del recesso. Mi corre l’obbligo di ringraziare l’avvocato Raffaella Bordogna che ci ha consigliato la strategia da seguire e poi ci ha seguito con una passione che va oltre l’impegno professionale”, conclude Grassi, con la speranza che “questa vicenda serva a qualcuno per meditare e non credere di avere sempre e comunque la verità in tasca”. Sulla stessa lunghezza d’onda le dichiarazione del citato Gallina: “Siamo dispiaciuti perché sappiamo che molti dei sindaci soci di Scrp non avrebbero voluto intavolare questa azione legale inutile e giuridicamente debole. Ma purtroppo hanno dovuto sottostare alla volontà di alcuni sindaci che in Scrp hanno sempre fatto il bello e il cattivo tempo. È un peccato che anche questi nostri colleghi, purtroppo, per responsabilità non loro, dovranno avere ricadute economiche negative, soprattutto in questi momenti non facili”.
Rimborso delle quote. La società, oltre alle spese aggiuntive ricordate da Grassi, dovrà pagare le quote agli ex soci (3,602 mln di euro). Nello specifico: Palazzo Pignano 819.705,60 euro, Casale Cremasco Vidolasco 240.364,80 euro, a Casaletto di Sopra 104.774,40 euro, Romanengo 567.014,40 euro, Salvirola 209.548,80 euro, Soncino 1.109.376 euro, Ticengo 101.692,80 euro, Trescore Cremasco 449.913,60 euro.