“Ci troviamo qui per ricordare l’anniversario della nascita del beato padre Cremonesi, nato in questo paese il 16 maggio 1902 e battezzato al fonte battesimale di questa chiesa il 17 maggio.” Ha iniziato così il vescovo Daniele, alle ore 20.30, la Santa Messa nella chiesa parrocchiale di Ripalta Guerina, nel giorno del “compleanno” del beato Alfredo, caduto martire nella sua missione di Donoku il 7 febbraio 1953 e beatificato il 19 ottobre dello scorso anno.
Prima della celebrazione si era recato nella vicina cappella realizzata nella casa natale del beato, pregando anche per tutte le famiglie, in occasione della giornata diocesana della famiglia che si celebra domani. Al proposito ha ricordato la grande famiglia Cremonesi, di cui Alfredo era il primo di sette fratelli, che ha donato alla Chiesa e al mondo un missionario e un martire. A commento il diacono Alessandro ha letto il Vangelo che racconta quando Gesù si fermò nel tempio “per occuparsi delle cose del Padre suo”, lasciando in angoscia Maria e Giuseppe, e come poi sia tornato a Nazareth dove visse circa 30 anni in famiglia. Ha fatto seguito la lettura di brani delle lettere di padre Alfredo.
“Ringraziamo ancora il Signore – ha continuato il vescovo iniziando l’Eucarestia – che ci ha donato un missionario che è stato grande testimone della fede fino allo spargimento del sangue.”
La Messa era quella della sesta domenica di Pasqua, l’ultima – grazie a Dio – senza fedeli per via della pandemia da coronavirus.
In questa domenica Gesù nel Vangelo promette ai discepoli il di essere sempre con loro attraverso il dono dello Spirito Santo.
“Era la stessa idea di padre Alfredo”, ha detto il vescovo Daniele commentandolo. “La sua scelta è stata quella di restare sempre con i suoi fedeli, nonostante – per via della guerra civile – fosse molto pericoloso in quegli anni fermarsi nella sua missione di Donoku. Ma egli volle tornare nonostante tutto, accettando anche di essere eventualmente ammazzato come scriveva al suo vescovo.”
È tornato infatti nel 1952 e, un anno dopo, il 7 febbraio 1953, è stato ucciso.
“Questa testimonianza – ha continuato mons. Gianotti – ci fa capire le parole di Gesù che promette di rimanere sempre con noi.” Se ne sta andando con una morte vergognosa, ma fa tre promesse ai suoi discepoli: che il mondo non lo vedrà più, ma loro lo vedranno; che non li lascerà orfani, ma sarà sempre con loro; questa vicinanza sarà assicurata dal dono dello Spirito: un altro paraclito, cioè una altro “chiamato” che ti resta vicino.
“I Cristiani di Donoku hanno sentito la presenza di Gesù tra loro e di non essere orfani, grazie alla presenza di padre Alfredo.”
E ha concluso: “Gesù ha detto ai suoi discepoli che i credenti in lui potranno fare le opere che Egli ha fatto, anzi: anche di migliori. E il beato Alfredo lo ha fatto, rimanendo tra i suoi fedeli fino alla morte! Ringraziamo il Signore di avercelo donato e chiediamo di poter anche noi testimoniare la presenza di Gesù nel mondo.”
Al termine della Messa i ringraziamenti del parroco don Elio Costi che ha concelebrato insieme al precedente parroco don Giuseppe Pagliari e a don Osvaldo Erosi, parroco di Moscazzano.