I racconti di Anna Borghi – Il Rito

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Fotografia di Anna Borghi

Nelle mie riflessioni sul dolore e la possibilità di rendersi utili in questo momento difficile ho pensato di chiedere a una professionista e donna di grande spessore sia culturale che umano, in che modo possiamo gestire il distacco, il lutto in questa emergenza. La dottoressa Lucia Anna Pala psicoterapeuta di Sassari.

Buongiorno Anna, la sua richiesta mi ha colto un po’ alla sprovvista anche se stavo riflettendo proprio su questo divieto dell’accompagnare i morti alla loro ultima dimora che rispetto a “io resto a casa” mi sembra davvero più grave e difficile da gestire.
Questo divieto tocca il cuore della nostra civiltà.

La base della nostra civiltà è la cultura greca che riteneva fondamentale “onorare e seppellire i morti altrimenti non trovano pace”.
La tragedia di Antigone ci ha insegnato quanto questa Legge dell’onorare sia maggiore di qualsiasi altra legge di un re che mette il divieto di seppellirli.
Ho pensato che è il momento di disobbedire e che tante Antigone alzino la voce contro questa disumanità nei confronti di chi perde una persona Cara, una persona amata perché se è dolorosa, la perdita diventa più straziante la perdita dell’ultima vicinanza che consente a chi rimane di lasciare andare e poi elaborare la perdita in modo che, attraverso l’elaborazione del lutto cioè la ricostruzione del proprio mondo interiore e la reintegrazione della persona amata come una presenza interna, diventi  presenza che ci dia coraggio, che ci fa compagnia e con la quale continuiamo a dialogare.

Diversi giorni fa una mia cara amica ha perso una zia e io le ho scritto questa lettera che è venuta dal profondo del cuore e che trovo rileggendola che diventi appropriato a quanto mi ha chiesto. Naturalmente ho sempre in mente quanto mi appartiene culturalmente: onorare i morti è fondamentale tanto che esistevano delle donne che andavano o venivano chiamate dai parenti di un morto per cantare, raccontare, urlare, piangere l’immenso dolore della perdita e del valore della persona.
Oggi ciò che bisognerebbe fare è un rito collettivo dove le persone possano piangere  e  qualcuno legga a voce alta i nomi e i cognomi delle persone.
Le lacrime sono le parole simboliche che racchiudono tutta la tristezza e la gioia, ognuno userà il proprio pianto e le proprie lacrime come carezze o come “urlo”.

Cara sorella piccola, che esperienza inaudita devi affrontare, la perdita della persona amata che è rimasta sola e a te non è stato consentito scambiare e sentire le ultime parole e le ultime carezze e baci e sentire piano piano crescere, anche se con difficoltà, il sentimento di lasciare andare e vivere lo stupore della perdita e il dolore dell’abbandono.
Non chiudere dentro il tuo cuore questo profondo dolore e questa rabbia impotente, ma immagina che eri accanto al lei e che l’hai coccolata, dondolata, baciata e abbracciata e che le hai fatto i massaggi ai piedi dolcemente e che ad ogni dito ti sei soffermata e l’hai ringraziata per l’amore che ha Donato a te e alla comunità.
A ogni dito del piede hai detto, a voce alta, una preghiera e insieme un pensiero pieno di poesia e bellezza.
Questi gesti e parole sono state la preparazione perché entrambe dovete percorrere un cammino diverso e sconosciuto per entrambe.
Oggi tutto questo puoi dirlo ad alta voce e se ti è possibile, questi gesti puoi metterli in atto nei confronti di un’altra persona che ha bisogno di questi gesti e attenzioni perché l’amore  attraversa tutta la nostra genealogia umana.
Insieme con altri parenti che stanno vivendo questa situazione trovare il modo di recitare una preghiera, una poesia in modo che le persone amate e perdute vengano accompagnate con i canti e i fiori di parole per intrecciare il dialogo con la persona amata e perduta e con la rete della comunità  che sta vivendo questa realtà dove è difficile trovate le parole.

Occorre trovare la poesia e la voce dei poeti per non rimanere sbigottiti.
In questo modo il dialogo continua anche quando il corpo della persona amata non c’è più.
Il dialogo nelle sue varie forme è il battito cardiaco dell’esistenza umana, esistenza fatta di presenze che non ci sono più ma che danno anche un ritmo al nostro battito cardiaco.
Ogni dialogo, perfino quello che implica sofferenza, è meglio dell’assenza proprio perché “nessuna voce che sia la voce dell’umanità si perde mai del tutto” Aristotele.

La voce è la caratteristica più importante dell’essere vivente perché è quella che rivela l’unicità di quella persona.

Un abbraccio

Lucia Anna

 

Testo della dottoressa Lucia Anna Pala 
psicoterapeuta Sassari