Giovedì Santo particolare quest’anno. In mattinata non si è celebrato la Messa crismale e la festa di tutti i sacerdoti che rinnovavano nell’occasione le loro promesse a Gesù. Poi pranzavano tutti insieme in gioia e fraternità. Bellezza della “normalità” che oggi davvero comprendiamo. Quanta nostalgia!
Celebrata invece, nel pomeriggio alle 17 in cattedrale, la Messa dell’ultima Cena di Gesù. L’ha presieduta il vescovo Daniele, accompagnato dai canonici e da alcuni sacerdoti.
“Entriamo con questa liturgia nel triduo pasquale – ha esordito – i giorni più santi che la Chiesa celebra. Lo facciamo ringraziando il Signore anche se li celebriamo in modo diverso dal solito. Chiediamo di poter percorrere il cammino della Pasqua per essere totalmente rinnovati”.
Come tradizione, al canto del Gloria sono suonate campane, campanelle e organo per un momento gioioso. Poi tutto resterà in silenzio – in segno di dolore e lutto per la morte di Gesù – fino al Gloria della notte di Pasqua, dopo l’annuncio della risurrezione.
Le letture bibliche della Messa hanno illustrato il mistero: la prima, dell’Esodo, ha parlato dell’agnello Pasquale, nella seconda San Paolo ha ricordato l’ultima cena e le parole della consacrazione pronunciate da Gesù; il Vangelo, la lavanda dei piedi.
Di solito, a questo punto, ogni celebrante ripeteva il gesto di Gesù con un gruppo di fedeli. Quest’anno non s’è fatto in nessuna chiesa.
Il Vescovo ha commentato le letture bibliche sottolineando che in tutti gli episodi letti il luogo che viene ricordato è una casa, anche se i cristiani hanno sentito il bisogno di uscire dalla propria casa per trovarsi in comunità nelle chiese. Ma il Signore è presente anche nelle case. E quest’anno i fedeli celebreranno qui la loro Pasqua.
Mons. Gianotti s’è poi soffermato sulla lavanda dei piedi. “Con questo racconto – ha spiegato – san Giovanni dà il significato della morte di Gesù: li amò sino alla fine, sino al dono totale di sé.
Da questo dono del Signore anche noi impariamo ad amare gli altri: Vi ho dato l’esempio – dice Gesù – perché facciate quello che io ho fatto a voi. Da questo sapranno che siete miei discepoli se avrete amore gli uni per gli altri.”
Ha continuato rilevando un paradosso: che le nostre celebrazioni a porte chiuse sono state seguite tantissimo grazie ai mezzi di comunicazione. “Ma la visibilità che il Signore ci chiede – ha precisato – non è quella delle nostre celebrazione, ma della nostra carità, che si irradia in qualunque modo, anche dalle nostre case. Questo deve diventare grandemente visibile: il servizio della nostra quotidiana carità.”
L’Eucarestia è continuata secondo il rito, ma con la recita del canone romano (riservato alle grandi feste), con brani specifici per il giovedì santo. Emozionante il momento della consacrazione, nel ricordo di quanto ha fatto Gesù quella notte. “Fate questo in memoria di me!”
Al termine il vescovo ha ricordato tutti i sacerdoti che, il Giovedì Santo, si trovavano in fraternità e ha chiesto ai fedeli di pregare per loro, perché siano fedeli alla loro vocazione.
Ha poi ricordato che domani, dopo la celebrazione della passione del Signore alle ore 15, seguirà una peregrinatio della croce in vari punti della città, trasmesso in diretta streaming e ha invitato i fedeli a partecipare dalle proprie case (programma completo sul nostro sito).
Alla fine s’è snodata la processione per portare l’Eucarestia nel tabernacolo (naturalmente non si è allestito nessun “sepolcro”, come si usa in tutte le chiese, secondo una consolidata tradizione).