QUARTA DOMENICA DI QUARESIMA: LA MESSA DEL VESCOVO IN DUOMO

Quarta domenica di Quaresima oggi, tradizionalmente domenica della gioia in vista della Pasqua ormai vicina. “Gioia che si scontra con la situazione che abbiamo in atto. Ma la nostra gioia si fonda sull’amore di Dio che ci accompagna anche in questa tribolazione.” Lo ha detto il vescovo Daniele questa mattina, iniziando la celebrazione eucaristica a porte chiuse in cattedrale alle ore 10, trasmessa in diretta da Radio Antenna5. E il suo pensiero è andato subito a coloro che soffrono, agli ammalati e a coloro che si curano di loro. Un ricordo anche ai tanti defunti per i quali il vescovo ha celebrato l’Eucarestia.

Presenti alla celebrazione alcuni sacerdoti, il diacono e i seminaristi. La domenica di oggi prevede come letture, quella dell’unzione a re del giovane Davide, per mano del profeta Samuele, un brano della lettera di San Paolo agli Efesini e il lungo brano evangelico  del cieco nato, guarito da Gesù in giorno di sabato, con le contestazioni dei farisei.

L’OMELIA DEL VESCOVO

Il vescovo ha commentato il Vangelo di Giovanni rifacendosi ovviamente alla drammatica situazione attuale. “Il dialogo tra Gesù e i discepoli – ha iniziato – è di straordinaria attualità per i tempi che stiamo vivendo. I discepoli interrogano Gesù se la cecità è colpa dello stesso cieco nato o dei suoi genitori. Domanda che circola anche oggi, anche a proposito dell’attuale emergenza sanitaria, visto che qualcuno dice che questa calamità è punizione per i nostri peccati, per un mondo che si è allontanato da Dio.”

Già nell’Antico Testamento era stato escluso che Dio volesse far pagare le colpe dei padri ai figli; il libro di Giobbe è una protesta clamorosa contro coloro che lo sostenevano. “Perché allora il giusto soffre?, si è chiesto mons. Gianotti. E stupisce che qualcuno ancora oggi anche tra i cristiani vi sia chi dimentica la risposta di Gesù ai suoi discepoli: né lui ha peccato, né i suoi genitori. Risposta che vuol liberarci dall’immagine di un Dio vendicativo: lui, il Padre che ha inviato Gesù per rivelare il suo amore che salva.”

“Rimane comunque la domanda enorme, ha aggiunto il vescovo: perché la sofferenza dei singoli e della comunità? Certo non possiamo escludere che i nostri comportamenti negativi, frutto del male che è in noi, abbiano esiti devastanti. Il peccato c’entra, ma non perché Dio ci punisce, ma perché noi ci facciamo del male e lo facciamo agi altri.

Ma – ha continuato – anche la risposta data da Gesù ai discepoli potrebbe essere fraintesa: ‘Perché il lui siano manifestate le opere di Dio’. Vuol dire che Dio vuole la sofferenza per usarla come mezzo per mostrare la sua opera di salvezza? Non mi sembra questo il senso.” E citando il Vangelo di Giovanni dove Gesù dice che il Padre suo è sempre all’opera, mons. Gianotti ha spiegato: “Alla domanda: perché la sofferenza e le calamità, non possiamo dare una risposta veramente soddisfacente, ma penso che i credenti possano arrivare a scorgere in ogni situazione Dio che è all’opera e la sua opera consiste nell’aprire all’uomo l’orizzonte della vita e della vita in pienezza che non consiste solo nello star bene, come la mentalità attuale rischia di pensare. La vita eterna che Dio offre all’uomo è la conferma e ancor più di ciò che l’uomo presagisce e desidera: che la sua vita abbia un senso. Anche se fa esperienza del limite, della malattia, persino della morte, desidera che la vita non finisca nel vuoto, ma sia raccolta in un destino eterno, in una pienezza insuperabile. Dio accoglie questo desiderio, Egli stesso l’ha messo nel nostro cuore. Persino la sofferenza non è solo male: non dischiude il volto di Dio che punisce, ma che la condivide e apre a una pienezza di vita inimmaginabile. Per fare questo Dio propone all’uomo una via: credere in Gesù Cristo, perché in lui ha voluto condividere la nostra vita, segnata anche dalla sofferenza per trasfigurarla in vita eterna. Credendo in lui possiamo avere alla vita eterna.

E questa è anche la via del cieco: gli si aprono gli occhi della carne: ma si può vedere ed essere ciechi, come tutti quelli che discutono con Gesù e non capiscono. Il cieco invece arriva alla fede: chiediamo dunque a Dio di aprire gli occhi e di confermarci nella fede in Gesù.” E il vescovo ha concluso citando la lettera agli Efesini: “Svegliati o tu che dormi, risorgi dai morti e Cristo ti illuminerà”.

PREGHIERA PER I DEFUNTI

Al termine dell’Eucarestia il vescovo Daniele ha ricordato i defunti di questi giorni: “Una delle cose che più ci addolora è il numero grande di morti e di non poterli accompagnare nel trapasso e con i  funerali. So che questo addolora molti, compresi i sacerdoti, che danno un benedizione al cimitero e dicono qualche parola di conforto ai parenti”. E ha recitato una preghiera per i defunti perché Dio li accolga nella pace, ed anche per i familiari e gli amici che hanno perduto un loro caro e sono nel lutto e non possono pregare come vorrebbero.

LA FUTURA PASQUA

Infine a informato che non sarà possibile celebrare regolarmente le liturgie della Settimana Santa e della Pasqua. Nei prossimi giorni verranno date indicazioni. Una Pasqua al di fuori di ogni previsione: “Ricordiamo – ha sottolineato – che il senso della Pasqua è il nostro unirci a Cristo nel suo passaggio da morte a vita. E questo lo possiamo fare in qualunque situazione. Prepariamoci a vivere il mistero pasquale nel profondo del cuore”. 

Il vescovo ha anche confermato che, da domenica prossima fino alle Palme, avverrà in cattedrale un’ostensione straordinaria del Crocifisso miracoloso. 

Martedì, infine, è la giornata alla memoria dei missionari martiri: alle 20.30 una veglia in duomo con qualche stazione della Via Crucis: “Molti missionari soffrono, pensiamo al nostro padre Gigi e ricordiamo la testimonianza del nostro beato padre Alfredo.”