Terzo appuntamento della novena a San Pantaleone, medico e martire, per impetrare la grazia della liberazione dall’infezione che sta mettendo in ginocchio l’Italia e il mondo. In cattedrale, a porte chiuse, ha celebrato il vescovo Daniele accompagnato dai ministranti, dal diacono e da alcuni sacerdoti.
Dopo le preghiere iniziali è stato letto il Vangelo della domenica odierna che racconta il celeberrimo episodio della Trasfigurazione di Gesù.
A commentarlo il vicario generale don Maurizio Vailati. Parlando dell’incontro “pieno di luce” di Gesù con i tre apostoli, l’ha paragonato alla nostra Messa, “incontro che avevamo anche noi ogni domenica e ora ci viene precluso, in questo giorni di ansia e di preoccupazione. Anche noi ogni domenica ci distaccavamo dai ritmi quotidiani per ascoltare la legge e i profeti e fare l’esperienza intensissima di Gesù, il figlio amato, in cui Dio Padre trova la sua gioia.”
Commovente la razione di Pietro: “È bello per noi essere qui.” “È quanto proviamo ogni domenica anche noi – ha osservato don Maurizio – andando a Messa.”
E ha ricordato i primi cristiani pronti ad affrontare il martirio pur di partecipare alla Messa domenicale, come quei 39 arrestati in Tunisia durante la persecuzione di Diocleziano, nel 304, che hanno risposto con coraggio alle guardie: “Noi cristiani non possiamo vivere senza l’Eucarestia domenicale!”
Come ha fatto anche il vescovo vietnamita Van Thuan, messo in prigione per 13 anni, nove dei quali in isolamento. Durante la prigionia non poteva né celebrare la Mesa né ricevere l’Eucarestia: eppure con poche briciole di pane, con qualche goccia di vino fatto arrivare come medicina per la tosse e con due legnetti intrecciati a fare la croce, celebrava ogni giorno la Messa alle 15, l’ora della morte di Gesù.
“È quanto vive da un anno e mezzo padre Gigi Maccalli, ha continuato don Vailati. Credo che ogni giorno dica: è bello Signore averti vicino perché senza di te sarei nella disperazione.
Comunque – ha precisato – a noi è stato vietato di andare in chiesa, non di vivere l’Eucarestia. Tante volte abbiamo detto che la Messa deve essere legata alla vita e ora lo possiamo fare con maggiore consapevolezza: possiamo fare risuonare la parola di Dio in noi ogni giorno, dedicando qualche minuti all’ascolto; ogni giorno possiamo professare la nostra fede, recitando il credo; ogni giorno possiamo rivolgere al Signore la preghiera dei fedeli, affidando a Dio tutti i bisogni nostri e dei fratelli e stare uniti anche se non possiamo vederci. Come diventano vere le parole dell’offertorio quando consegniamo al Signore ogni giorno le offerte del nostro lavoro. Non possiamo ricevere il corpo del Signore, ma possiamo vivere un profondo momento di comunione con lui anche facendo una visita di qualche minuto nelle chiese davanti al Ss. Sacramento. E se non possiamo stringerci la mano, possiamo farlo aprendo il nostro cuore, ponendo ogni giorno a tutti un gesto di incoraggiamento e di pace a chi sta facendo fatica.”
E ha concluso con le parole del salmo: “L’occhio del Signore è su chi lo teme, su chi spera nel suo amore, per liberarlo dalla morte e nutrirlo in tempo di fame. L’anima nostra attende il Signore, Egli è nostro aiuto e nostro scudo. Su di noi sia il tuo amore, Signore, in te speriamo.”
I testo della novena, anche per la preghiera personale, accompagnato da un’immaginetta stampata per l’occasione, è stato diffuso nelle parrocchie, è scaricabile dai siti de Il Nuovo Torrazzo e della Diocesi ed è stato pubblicato sul Il Nuovo Torrazzo di sabato.