Cooperazione Missionaria – Grazie alla generosità cremasca 27 carrozzine al St. Jude Children’s Home

Centro missionario
Il St. Jude Children’s Home è un orfanotrofio sorto alla periferia della città di Gulu, in Uganda, dove operano i missionari Comboniani. Molti dei bambini ospitati sono disabili. Grazie all’impegno dell’Associazione cremasca Padre Sandro Pizzi e di molte persone di buona volontà, a fine luglio è partito un container pieno di carrozzine.
Quando la solidarietà fa scuola…

UN SALTO DI UMANITÀ

Si dice che un progetto funziona quando non si limita a mantenere le proprie attività, ma quando è in grado di produrne altre. Ed è proprio quello che sta succedendo con l’orfanotrofio St. Jude di Gulu, una delle tante attività sostenute dai Comboniani in Uganda. Pur non costituendo l’impegno principale, l’orfanotrofio St. Jude ricopre un ruolo importante nella storia dell’Istituto Missionario, sia per la tipologia dell’impegno, sia per la simbologia che con il tempo ha assunto.
Fu fondato negli anni ’80, in piena guerra civile, da Bernardetta, una giovane insegnante che decise di opporsi alla violenza dominante con un gesto semplicemente rivoluzionario: aprire una casa dove ospitare, senza alcuna distinzione di appartenenza, gli orfani che, sempre più numerosi, vagavano abbandonati a se stessi in una regione sempre meno ospitale. Non solo, ma l’orfanotrofio diede ospitalità anche ai bambini disabili, una realtà fino ad allora mai presa in considerazione in una società preoccupata esclusivamente della propria sussistenza.

UN SALTO DI GENEROSITÀ

Quando nel 1993 Bernardetta morì improvvisamente, enorme fu la preoccupazione per la sorte dei bambini, finché non intervenne con decisione e cieca fiducia nella Provvidenza fratel Elio Croce, un fratello comboniano fino ad allora impegnato nella manutenzione del grande ospedale di Lacor, frutto della dedizione dei coniugi Corti che lo trasformarono da un semplice dispensario medico.
Oggi l’orfanotrofio St. Jude ospita 120 giovani minorenni e di questi 40 sono disabili per lo più gravi, con grosse difficoltà di movimento. Molto spesso mancano gli ausili adeguati e anche quelli in uso sono alquanto precari, proprio perché non esiste una cultura che si preoccupi del disabile.
È proprio a questo punto che si inserisce l’interesse di Lia e Paolo, due componenti della delegazione che questa primavera si è recata in Uganda. Lia De Giuseppe, fisiatra, e il marito Paolo Sambusiti, ingegnere, si interrogano su che cosa si possa fare per ovviare a un problema che, in alcuni casi, rasenta una vera e propria urgenza.

UN SALTO DI QUALITÀ

Una volta in Italia coinvolgono l’Associazione Padre Sandro Pizzi, che da oltre dieci anni sostiene diversi progetti in Uganda. La buona volontà unita alla competenza dei soggetti coinvolti portano a risultati non solo insperati, ma decisamente consolanti.
Inizialmente viene contattata l’associazione di Cremona Donatori del tempo libero specializzata nel recupero e nell’aggiustamento di carrozzine e ausili vari per disabili. In seguito si contatta l’associazione di Crema Officina dell’aiuto, anch’essa specializzata nello stesso campo. Dall’azione sinergica di tanti mani e tanti cuori il risultato è semplicemente sorprendente: 27 carrozzine, di cui una elettrica, vengono donate all’orfanotrofio St. Jude!
Sono poi state sistemate sul container che è stato imbarcato quanto prima per portare il prezioso carico in Uganda. Che cosa ci insegna questa piccola storia? Due cose semplicissime e alla portata di tutti: una volta preso atto dell’esistenza di un problema, mettere a frutto le proprie competenze, anche professionali e ricordarsi sempre che solo l’unione fa la forza.
Chi ha orecchi…
A cura del Centro Missionario Diocesano