Oggi vi proponiamo un itinerario lungo i guadi dell’Adda, fra chiese e castelli con una lunga storia a volte – purtroppo – anche di sangue.
Castello di Maccastorna
Iniziamo a sud dal castello di Maccastorna, uno dei tanti che costellano ancora la nostra pianura. Il borgo è piccolissimo (una settantina di abitanti), sorto attorno all’antico maniero ducentesco che conserva ancora il suo severo aspetto difensivo.
L’importanza del luogo fortificato derivava dal guado dell’Adda (oggi lo si attraversa agevolmente con un ponte), strategico per il controllo del territorio e lungamente conteso in epoca medioevale.
Ancora oggi la mole del castello, molto ben conservato, circondata dal fossato, affascina il visitatore. Per chi non è di questi luoghi, trovarsi di fronte a un castello di questo tipo costituisce una piacevole sorpresa.
È a pianta trapezoidale vagamente rettangolare. I lati sud e nord (inserito fra due torri merlate) hanno al centro un torrione merlato. Il lato orientale, invece, presenta una torre d’ingresso preceduta da un rivellino merlato. Caratteristica la fascia di beccatelli a mattoni degradanti sotto la cinta merlata. Poche le finestre come si usava in un edificio difensivo, negli ultimi tempi, sopra le merlature, sono state realizzate coperture in coppi. Non è possibile visitare l’interno in quanto è attualmente proprietà privata.
La rocca ebbe origine ai tempi dei contrasti tra Guelfi e Ghibellini intorno al 1250. Venne costruita da quest’ultimi che erano stati banditi da Cremona. Negli anni successivi fu espugnata dai guelfi che la misero a ferro e fuoco massacrandone i resistenti e distruggendola. La ricostruirono come noi la vediamo oggi, anche se mancano cinque delle otto torri originali.
Nei secoli successivi il piccolo borgo e il suo castello passarono di mano in mano tra le diverse signorie feudali, anche attraverso cruenti fatti di sangue.
In particolare si ricorda un eccidio perpetrato un’estate dal capitano di ventura Cabrino Fondulo ai danni dei fratelli Cavalcabò, che ha alimentato fosche leggende. Tra di esse quella che a Ferragosto i fantasmi di Cabrino Fondulo e Carlo Cavalcabò si fronteggino l’un l’altro a colpi di spada, “disturbando” gli ospiti del castello.
La Madonna del Roggione
Lasciamo Maccastorna, torniamo sui nostri passi per superare l’Adda e prendiamo in direzione Pizzighettone. Prima di arrivare all’antico borgo, troviamo il santuario del Roggione. Il nome deriva dal fatto che venne edificato su una grande roggia. Sorge sul luogo dove nel secolo XVII Pietro Maria Grazzani, persona assai devota, fece erigere un pilastrello con un dipinto che raffigurava la vergine con S. Pietro e S. Bernardino.
La devozione si alimentò subito anche a seguito di guarigioni. Venne quindi eretta una cappella ma quando scoppiò la peste del 1630 (di manzoniana memoria) e Pizzighettone venne praticamente risparmiata, sacerdoti e popolo decisero di costruire l’attuale santuario.
Dopo quattro anni la chiesa era terminata e vi si trasferì la sacra immagine della Madonna “col muro stesso – scrivono i contemporanei – sul quale stava dipinta”.
Nei secoli successivi molte furono le occasioni (soprattutto in occasione di battaglie) in cui gli abitanti chiesero aiuto alla Madonna del Roggione, ottenendone grazie. L’incoronazione della Immagine della Madonna con Bambino avvenne probabilmente nel 1675.
La chiesa è di stile barocco. La facciata è preceduta da un pronao, cioè da un portico a tre archi. L’interno è interamente affrescato da ignoti artisti con scene della vita della Vergine. Nella volta: L’Incoronazione di Maria (prima campata), L’Annunciazione (al centro), L’Assunzione (nella campata che precede il presbiterio), La Donna dell’Apocalisse (nella volta del presbiterio).
Sull’altare maggiore, in una elegante ancona, troviamo la venerata e miracolosa immagine della Madonna del Roggione con i santi Pietro e Bernardino, l’antico affresco collocato qui, subito dopo la costruzione della chiesa. Madonna e Bambino portano preziose corone. Visitiamo il santuario e preghiamo la Madonna: “Vergine Santa del Roggione, eccoci fiduciosi ai tuoi piedi. Guarda o Mamma alla nostra spirituale miseria e soccorrici”.
Pizzighettone
Passiamo ora nel borgo di Pizzighettone. Una visita alla cittadina è assolutamente interessante, trattandosi di un borgo murato (s’è conservata l’intera cerchia di mura) sulla riva sinistra dell’Adda. La sua storia è legata al fiume. Anche qui la presenza di un guado determinò sin dall’antichità preromana e romana la sua rilevanza per il controllo della regione. Nel sec. XII Cremona fondò l’attuale Pizzighettone, realizzando un castrum sulla sponda orientale del fiume e facendone un importante caposaldo fortificato, in seguito ampliato e potenziato sotto varie Signorie cremonesi (Ugolino Cavalcabò, Cabrino Fondulo), milanesi (Visconti, Sforza), la Serenissima e i successivi conquistatori d’Italia. Nel 1525 nella torre detta “del Guado”, nel pressi dell’attuale ponte (giunta integra, mentre la relativa rocca è semidistrutta) fu tenuto prigioniero il Re di Francia Francesco I di Valois, catturato dalle truppe asburgiche dopo la sconfitta subita a Mirabello.
Visitare Pizzighettone è piacevole: il borgo ha ancora sapore d’antico e veramente straordinaria è la cinta muraria con i bastioni all’interno dei quali si organizzano diverse iniziative. Bella anche la chiesa principale, dedicata a San Bassiano.
Lasciamo Pizzighettone, attraversando il ponte dell’Adda dirigendoci verso Castiglione d’Adda, fino a raggiungere la località di Camairago. Anche qui troviamo un bellissimo castello Borromeo, edificato su un preesistente fortilizio medievale, ma a noi interessa soprattutto il Santuario della Madonna della Fontana.
Madonna della fontana
Il santuario, sperduto in mezzo al verde dei campi (bellissima la passeggiata anche a piedi) è costituito da una cappella e dal santuario vero e proprio. La tradizione vuole che, a causa delle inondazioni del fiume, i pescatori locali decisero nel XIII secolo di costruirvi una piccola cappella, nei pressi della quale c’era una fonte di acqua sorgiva, ritenuta miracolosa, benedetta da San Carlo Borromeo (l’affresco contenuto nella cappella rappresenta appunto la Madonna e san Carlo). Sopra la fonte si trova scritta comunque un’altra versione dei fatti: “Un giorno del mese di agosto dell’anno 1681… sgorgò questa sorgente… quest’acqua era fresca, anzi fredda e leggera…molti andavano e ne portavano via in quantità. Alcuni nel lavarsi e bere di quest’acqua si sanavano d’alcuni mali… e ancora di febbri terziarie e quartane.”
L’attuale cappella del XVII secolo, è circondata da un portico con facciata a tre archi con timpano, molto suggestiva. Dal lato sinistro si può accedere, mediante una scala, al sacro fonte.
Il santuario vero e proprio si trova, invece, su una sorta di collinetta, circondato dagli alberi. Lo si raggiunge mediante un vialetto segnato dalle stazioni della Via Crucis. La chiesa attuale risulta non finita. Dell’originario organismo a pianta centrale, unica parte realizzata è il presbiterio: l’avancorpo è stato pensato come provvisorio e poi è diventato stabile.
L’interno che non rende la grandiosità del progetto iniziale offre un senso di monumentalità. Bella la volta a crociera sopra il presbiterio. La pala d’altare presenta una Madonna con Bambino Gesù, numerosi gli ex-voto devozionali.