EUROPA: L’anno prossimo le elezioni per costruire “l’Europa che vogliamo”

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Tra il 23 e il 26 maggio 2019 si svolgeranno le elezioni europee nei 27 Stati membri e per la prima volta il Regno Unito non particeperà. Riguardo a questo appuntamento Luca Jahier, presidente del Comitato economico e sociale europeo, ha affermato che “l’Europa è il miglior regalo che possiamo fare ai nostri figli” rivolgendo anche una nota di critica verso coloro che usano “l’Ue come capro espiatorio di tutti i mali del mondo” solo per ottenere potere.

IL BENE CHE L’EUROPA HA FATTO

L’Europa ha garantito ai suoi popoli il più lungo periodo di pace della sua storia millenaria, dopo un secolo in cui ci sono stati 60 milioni di morti in due guerre, 75 milioni di feriti e di mutilati gravi, distruzioni di beni, di imprese, di tessuti e di territori senza precedenti. L’Europa ha inoltre garantito un progresso e una trasformazione che le ha permesso la riconquista di un ruolo senza pari nel mondo, all’interno della guerra fredda tra Usa e Unione Sovietica, imponendosi come luogo di mediazione e di costruzione multilaterale.
Oggi l’Europa è il posto migliore dove vivere, studiare, lavorare, crearsi una famiglia, godere del rispetto dei diritti fondamentali, avere accesso a informazioni diverse e costruirsi un futuro. Non sono certo gli Stati nazionali che potranno garantire un esito migliore anche davanti alle grandi sfide. L’Europa, lo ribadisco, è il regalo migliore che possiamo fare ai nostri figli.

A MAGGIO DEL 2019: TUTTI INSIEME PER IL FUTURO

Le prossime elezioni avranno al centro il tema: l’Europa che vogliamo. Siamo consapevoli che solo mettendoci insieme si può uscire dalla guerra, fare pace, riconciliare e costruire progresso. L’Europa ha generato meccanismi di investimento per la crescita e l’occupazione senza precedenti come il Piano Juncker che è arrivato a 400 miliardi di risorse partendo da 14 miliardi di investimenti pubblici. Nel corso della sua storia l’Europa ha sviluppato un modello di governo comunitario e una dimensione partecipativa e di accesso delle forze della società civile alla formazione di leggi e di politiche europee che non eguali al mondo. L’Europa oggi è un modello di integrazione.

 

 

 

MIGRAZIONI: UNO DEI TEMI CENTRALI DELLA PROSSIMA CAMPAGNA

Sulle migrazioni l’Europa è stata un fallimento. L’Europa, non Bruxelles. L’Europa dei 28 governi. In due anni e dopo 35 meeting il Consiglio Europeo, il luogo di concerto dei governi, quello che vorrebbero i sovranisti, non è riuscito a trovare un accordo sulla ripartizione dei migranti, sulla guardia alla frontiera rafforzata, sui meccanismi di controllo, su nulla. Il nodo non sono le Istituzioni comuni ma gli Stati membri che usano i poteri di veto uno contro l’altro. Sui migranti non siamo riusciti a trovare soluzioni e ciò ha provocato angoscia e preoccupazione che alcuni hanno cavalcato sbagliando.

CHE RUOLO SVOLGE LA CHIESA NELLE SFIDE DELL’EUROPA?

Innanzitutto alimentare una prospettiva di speranza e di unità in un tempo così conflittuale. La speranza è una gamba di futuro che trasforma energie sopite in riscatto. Questa Europa, non dimentichiamolo, è nata dal sogno di persone che sono state al confine e nei campi di concentramento. Le Chiese sono chiamate ad un enorme lavoro di formazione e di mobilitazione dei giovani perché leggano, capiscano e si assumano responsabilità dirette senza farsi prendere la mano da sistemi di comunicazione superficiali che trasformano un semplice tweet in ideologia. Le Chiese, inoltre, possono giocare un ruolo straordinario nell’accompagnare i processi di riconciliazione. La storia ci insegna che sono state coinvolte anche in grandi divisioni.