Crema – All’Ospedale Maggiore il primo prelievo di polmoni “a cuore fermo”

I dottori Roberto Sfogliarini, direttore medico di presidio e Giovanni Viganò, direttore di Pronto Soccorso-Emergenza

Giornata “storica” quella di mercoledì 19 settembre all’Ospedale Maggiore di Crema: per la prima volta, infatti, è stato effettuato un prelievo di polmoni “a cuore fermo”, su un paziente cremasco deceduto per arresto cardiaco senza possibilità di ripresa. L’intervento di prelievo è stato effettuato dal personale del Pronto Soccorso e della Rianimazione, con il supporto di un’équipe giunta dal Policlinico di Milano. E così, grazie alla volontà di chi ha donato e alla competenza dei medici e sanitari cremaschi, una persona in attesa di trapianto ora ha una nuova prospettiva di vita.

“La metodica di prelievo su un soggetto ‘non vivo’ – spiega il dottor Roberto Sfogliarini, direttore medico di presidio dell’Asst di Crema – in questo caso è possibile in quanto il polmone, rispetto ad altri organi, ha una maggiore e più lunga capacità di conservazione. Se per gli altri prelievi il riferimento è la morte cerebrale, quindi accertata con criteri neurologici, per i polmoni la donazione ‘a cuore fermo’ può avvenire dopo la certificazione di morte attraverso un elettrocardiogramma protratto, che dimostri l’arresto cardiaco irreversibile. Il tutto è regolamentato da precise disposizioni legislative nazionali e regionali”.

Il prelievo avvenuto mercoledì all’Ospedale Maggiore di Crema è stato impegnativo quanto straordinario, perché il tutto è avvenuto in tempi non lunghi. Accertata la morte del paziente e in presenza della volontà di donare organi – ovviamente rispondenti a precise caratteristiche – il personale del Pronto Soccorso e della Rianimazione ha attivato il Nord Italia Transplant (NITp), l’Organizzazione di coordinamento del prelievo e trapianto di organi e tessuti. È arrivata anche l’équipe del Policlinico di Milano, dove i polmoni sono stati trasportati per gli specifici trattamenti e poi per il trapianto, grazie al quale il ricevente – da tempo in attesa – può adesso iniziare una nuova vita.

“La donazione ‘a cuore fermo’ – riprende il dottor Sfogliarini – è una metodica introdotta da pochi anni: è evidente che potendo prelevare i polmoni (ma si potrebbe fare anche con il fegato) anche su soggetti deceduti consente di avere a disposizione più organi per i trapianti”. Fonti regionali, infatti, affermano che la messa a punto della tecnica ha aumentato il numero di polmoni disponibili di circa il 30%.

“Tutto questo – sottolinea ancora il dottor Sfogliarini – s’inserisce in un’ottica della donazione che cresce, offrendo a parecchie persone la speranza concreta di un’esistenza migliore. In questo positivo circuito noi di Crema ci siamo, grazie all’impegno di tutti e del personale medico preposto”.