Un minuto di silenzio alle 20.57 ieri sera a ricordo delle vittime del terremoto avvenuto proprio a quell’ora un anno fa a Casamicciola e Forio nell’isola d’Ischia. È seguita la Santa Messa celebrata dal vescovo diocesano mons. Pietro Lagnese non in Piazza Marina come previsto, ma nella vicina chiesa di Santa Maria del Buon Consiglio, a causa della pioggia che qui nell’isola campana è un evento abbastanza raro, soprattutto nel mese di agosto. Alla Messa hanno partecipato numerosi cittadini, oltre al vicepremier Di Maio e al commissario alla ricostruzione Carlo Schilardi.
La comunità di Casamicciola ha voluto dire un grazie ai soccorritori che dalla sera del 21 agosto del 2017 si sono dati da fare. E lo ha fatto conferendo la cittadinanza onoraria al Capo del dipartimento della Protezione civile, Angelo Borrelli.
In occasione dell’anniversario sono scoppiate le polemiche per le condizione della zona rossa, la via D’Aloisio, lungo la cui direttrice s’è scatenata la maggior potenza del sisma. La condizione degli edifici è ancora quella di un anno fa: sono state spostate solo alcune macerie lungo la via per permettere il passaggio dei mezzi di soccorso, ma nient’altro. E qualcuno solleva anche la questione delle case costruite in modo abusivo.
Ricordiamo che due sono state le vittime del sisma, 42 i feriti, 2.405 gli sfollati (1.806 a Casamicciola, 562 a Lacco Ameno e 37 a Forio) e 640 le abitazioni completamente inagibili.
Chiediamo ancora aiuto alla nostra guida Rino. “Fino al ‘94 – afferma – qui a Ischia si costruiva tranquillamente: quando uno arrivava al tetto, nessuno poteva fargli nulla, secondo vecchie consuetudini borboniche. Poi si aspettava sempre un condono. Comunque abusivo non significa mal-costruito e quindi più vulnerabile al terremoto. Le case abusive sono state costruite con gli stessi criteri della altre.”
Ma parliamo, in questo triste anniversario di ricostruzione. È stato nominato finalmente dal Governo un commissario alla ricostruzione, lo stesso nominato per il terremoto dell’Irpinia. “Siamo contenti – afferma Rino – perché finalmente ci hanno dato un commissario. Ma siamo contenti in parte perché a tuttora non sappiamo se si potrà ricostruire o meno. Non tanto dal punto di vista delle leggi, ma dal punto di vista tecnico.” E si pone un problema: “Dopo otto terremoti, val la pena costruire ancora in questa zona? Riportare le case al pre-sisma significa migliorarle sì, ma resteranno sempre vulnerabili. Il sisma delle scorso anno è durato 4 secondi con una forte accelerazione dall’alto in basso e forte spostamento di masse: se fosse durato tre secondi in più, come quello del 1883, sarebbe stato un disastro.”
Certo, per la ricostruzione vi sono in ballo molti interessi; delocalizzare per alcuni significa perdere le proprietà ed essere sradicati dal proprio ambiente. È stata fatta anche la proposta di mutui agevolati per chi costruisce case altrove, ma è stata bocciata. Quindi è ancora tutto incerto.
Se le cose rimarranno così molte persone non torneranno più ad abitare nelle loro case e non avranno neanche l’aiuto di Stato per la ricostruzione. Ma molti dicono: “Che senso ha a ricostruire in una zona non sicura, soggetta a terremoti? Mi faccio la casa nuova in un altra parte e vivo tranquillo e sicuro.”
Anche il commissario Schilardi ha detto: “Rispetto ad altre situazioni che ho affrontato ci sono criticità tutte locali e che peseranno non poco nel momento in cui si arriverà a mettere mano alla ricostruzione. La più importante da un punto di vista delle scelte strategiche e politiche è sicuramente quella legata a una ricostruzione che, nella impossibilità di essere riproposta sulle stesse aree colpite dal sisma di un anno fa, prevedesse alla fine un decentramento o una delocalizzazione. Ci sono due fattori che vanno in senso contrario a questa ipotesi. Il primo è quello legato alla difficoltà di reperire aree alternative su quest’isola che non ha grandi spazi rispetto alla sua intensità abitativa che è fra le più alte d’Italia, se non di Europa. Il secondo è la volontà dei terremotati stessi, che come succede anche in altre realtà, non sono d’accordo sul fatto di doversene andare da qualche altra parte”.
Giorgio Zucchelli
(3. fine)