Fiesco ha deciso di non saltare sull’ultimo treno in corsa per la fusione e di costringere a terra anche i castelleonesi che in modo plebiscitario avevano invece sposato l’idea. Questo il risultato della consultazione referendaria di domenica con la quale sarebbe dovuta cominciare una nuova epoca con l’incorporazione dell’ente locale del paese in quello della città.
Il riscontro delle urne fa contento poco più del 20% dei votanti complessivi. Un dato sul quale potrebbero e dovrebbero, ad alti livelli, aprirsi interessanti ragionamenti. A pesare maggiormente sono stati i 350 elettori fieschesi che in cabina hanno detto ‘No’ e lo hanno consegnato alla scheda (59,32%). Si sapeva sin dall’inizio, la Legge è chiara, che per addivenire alla ‘Fusione per incorporazione’ in entrambi i paesi avrebbe dovuto prevalere il ‘Sì’. Così non è stato. E dire che a Castelleone il 92,32% dei residenti recatisi alle urne tra le 9.30 e le 22 del primo luglio (vale a dire 1.479 su 1.602) avevano scelto la strada del Comune unico. In 476 avevano anche indicato la nuova strada del cambiamento di nome, per premiare la presenza di Fiesco anche sulla carta intestata e su tutti i documenti.
Delusione è quanto è dipinto sui volti dei due sindaci, Pietro Fiori per Castelleone e Giuseppe Piacentini per Fiesco che con le rispettive Giunte e tanti residenti si sono dati da fare per far comprendere come la fusione fosse un’opportunità che avrebbe giovato a tutti.
Leggi l’articolo in versione integrale su Il Nuovo Torrazzo di sabato 7 luglio 2018