La pioggia abbondante ha irrorato il pellegrinaggio diocesano a Santa Maria della Croce, questa sera 3 maggio, giorno del primo miracolo al bosco del Novelletto, un mese esatto dopo l’apparizione della Madonna a Caterina degli Uberti nel 1490. In quella data, tra i pellegrini che cominciavano a frequentare il luogo dell’apparizione segnato da una semplice croce, un ragazzo disabile venne miracolosamente guarito. Seguirono altre guarigioni che convinsero i responsabili della città a dar via alla costruzione di uno splendido santuario. Fu eseguito su disegno di Giovanni Battagio, allievo di Bramante che frequentava la corte del duca di Milano dove era stato ospite Leonardo da Vinci: il grande maestro, in alcuni disegni del Codice Atlantico, suggerisce uno schema di chiesa “perfetta” che probabilmente ispirò il Battagio stesso nella costruzione del santuario cremasco.
Il vescovo Daniele ha voluto, con il pellegrinaggio di questa sera, porre sotto la protezione della Madonna tutte le famiglie della diocesi: “Perché a tutte faccia sperimentare la gioia dell’amore e aiuti le famiglie in difficoltà”, come ha detto all’inizio della Messa.
Nonostante la pioggia, alle 20.30 si è comunque snodata la processione dalla Colonia seriana fino al santuario, preceduta dalla croce accompagnata da alcuni chierichetti, alla quale ha partecipato anche mons. Gianotti. Durante il cammino è stato recitato il santo Rosario, sia dai pellegrini che dai fedeli già raccolti in basilica, meditando i misteri della famiglia, sulla scorta delle parole del Papa. Ad ogni Ave Maria un bambino o una bambina del catechismo ha portato un fiore davanti all’altare del santuario, arricchendo una bella composizione in onore di Maria e del Signore Gesù.
La Messa, accompagnata dal coro parrocchiale, è stata celebrata all’interno della basilica, una basilica stradine. Presente anche il sindaco Stefania Bonaldi, in rappresentanza dell’amministrazione cittadina. Numerosi i sacerdoti, con i fedeli delle parrocchie di tutta la diocesi. All’ingresso del vescovo celebrante è stato cantato l’inno di Santa Maria della Croce. L’intera celebrazione è stata trasmessa in diretta e in livestream da Radio Antenna5.
La breve lettura del Vangelo di Matteo (12,46-50) ha ricordato l’episodio in cui Gesù, a chi lo informava che sua madre e i suoi fratelli erano fuori della sinagoga e volevano parlargli, disse: “Chi è mia madre e chi sono i miei fratelli?” E indicando i suoi discepoli aggiunse: “Ecco mia madre ed ecco i miei fratelli; perché chiunque fa la volontà del Padre mio che è nei cieli, questi è per me fratello, sorella e madre”.
“Sembra tenere le distanze dalla sua famiglia, il Signore Gesù”, ha commentato mons. Gianotti. “Come mai – ha continuato – questa riserva nei confronti della sua famiglia? Risponde di fatto nel discorso successivo in cui parla del Regno. Il Regno di Dio vale più di tutto, anche più della famiglia, perché dentro alla ricchezza inestimabile del Regno è possibile ritrovare anche la preziosità, la bellezza, il valore straordinario e autentico della famiglia.”
“Proprio il Regno – ha spiegato il vescovo Daniele – porta a pienezza tutto ciò che c’e di buono nel mondo, anche la famiglia. La volontà di Dio, alla quale Gesù rimanda la «sua» famiglia, è appunto che il suo Regno venga e sia accolto, e che proprio questo rinnovi e porti a verità e pienezza tutto ciò che di buono c’è nell’uomo e nel mondo: e tra questo, senza dubbio, anche la famiglia.”
Nelle successive preghiere dei fedeli e nella consegna delle offerte per la celebrazione sono state protagoniste alcune famiglie.
Al termine della liturgia, il vescovo Daniele e i sacerdoti sono scesi nello scurolo per una preghiera speciale alla Madonna. Sono seguiti i ringraziamenti: mons. Gianotti ha ringraziato padre Armando, il sindaco “che ci onora con la sua presenza”, la commissione famiglia, tutti coloro che hanno preparato il pellegrinaggio: “il secondo sotto la pioggia… – ha commentato – ma c’è tempo per il sole! Del resto vedo la pioggia come in Africa, cioè come una benedizione!” E ha concluso portando a tutti i saluti del Papa giuntigli proprio in giornata in risposta a una sula lettera.
Ringraziamenti anche da parte di padre Armando a tutti, dai bambini del catechismo, alla Croce a Rossa, al coro. La giornata delle famiglie si celebrerà domenica prossima in tutte le parrocchie.
L’OMELIA DEL VESCOVO DANIELE
C’è poco da dire: le parole di Gesù sono spesso sconcertanti. Ci farebbe piacere ascoltare da lui una parola incoraggiante sulle nostre famiglie, in un tempo nel quale la realtà della famiglia incontra tante difficoltà e sembra così poco apprezzata; ci farebbe piacere sapere che anche la famiglia e la parentela di Gesù erano in prima fila con lui, facevano parte di quelli che seguivano e lodavano il rabbi di Nazaret per tutto il bene che faceva…
E invece abbiamo l’impressione di una distanza, di qualcosa che non funziona: la madre e i discepoli di Gesù sono «fuori», non sono in prima fila, non sono tra i vicini: e a chi lo informa del loro desiderio di parlargli – nel vangelo di Marco sembra addirittura che i parenti di Gesù cerchino di venire a prenderlo perché viene giudicato «fuori di testa» (cf. Mc 3, 21.31-35)! – Gesù dà una risposta che sembra prendere le distanze: ormai per lui c’è un’altra famiglia, costituita in base a criteri diversi da quelli naturali, ed è la famiglia dei discepoli, di quelli che, come lui, cercano sopra tutto la volontà del Padre.
Probabilmente anche gli ascoltatori di Gesù sono rimasti meravigliati per queste sue parole. Nel mondo di Gesù, infatti, la famiglia era una realtà molto importante, più che nel nostro mondo, dal punto di vista sia sociale che religioso. Come mai, allora, questo atteggiamento?
La risposta la troviamo in quel che segue subito, nel vangelo di Matteo: ed è il grande «discorso in parabole» (cf. Mt 13), il discorso nel quale Gesù annuncia il «mistero del Regno», quel «Regno dei cieli» (cioè «Regno di Dio») al quale egli ha consacrato tutta la propria vita e tutte le proprie forze. In questo discorso, Gesù parla del Regno di Dio usando, tra le altre, le immagini del tesoro nel campo e della perla preziosa (cf. 13,44-46): una realtà infinitamente ricca, per la quale vale la pena di spendere tutto, di vendere tutto, per comprarla.
Il Regno di Dio, insomma, per Gesù vale più di tutto. Anche più della famiglia? Certamente anche più della famiglia: come vale più del cibo, del vestito, di tutte le cose che l’uomo ritiene belle e necessarie e indispensabili. Per questo, già nel discorso della montagna, aveva detto: «Cercate prima di tutto il Regno di Dio e la sua giustizia, e tutte queste cose vi saranno date in aggiunta» (cf. 6, 33).
Il Regno di Dio vale più di tutto, anche più della famiglia, perché dentro alla ricchezza inestimabile del Regno è possibile ritrovare anche la preziosità, la bellezza, il valore straordinario e autentico della famiglia.
Il Regno di Dio significa infatti il dispiegarsi pieno dell’amore e della misericordia del Padre; significa il suo desiderio di salvezza per tutti, anche e soprattutto per i «piccoli» e i «perduti»; significa la capacità del perdono e la cura amorevole per chi è più nel bisogno; significa la speranza per chi ha fallito e la gioia per chi vive nel bene, significa la bellezza dell’amore fedele e la pazienza tenace nei confronti di chi zoppica e cade e cerca di rialzarsi; significa, insomma, che Dio non è sordo ai desideri e ai progetti dell’uomo e li porta al vero compimento; significa che Egli vede l’amore autentico e se ne compiace e addirittura ne fa il sacramento del suo stesso amore per l’umanità; e ancora significa che c’è speranza per gli ultimi, possibilità di conversione per i peccatori, misericordia sempre da capo offerta all’uomo…
La volontà di Dio, alla quale Gesù rimanda la «sua» famiglia, è appunto che il suo Regno venga e sia accolto, e che proprio questo rinnovi e porti a verità e pienezza tutto ciò che di buono c’è nell’uomo e nel mondo: e tra questo, senza dubbio, anche la famiglia.
Cercando la volontà del Padre, cercando sopra ogni cosa il suo Regno e la sua giustizia, Gesù dunque non volta le spalle alla famiglia, tutt’altro: le indica, invece, la possibilità di una vera realizzazione, e anche la possibilità di una redenzione e di una salvezza per i limiti e i peccati che la possono contrassegnare.
Perché, in definitiva, la buona notizia è che anche la famiglia può e deve essere il luogo dove si cerca la volontà di Dio, dove si lascia venire il suo Regno. In altre parole, la famiglia può e deve essere il luogo dove si realizza quella santità, il cui primato ci è stato ricordato da papa Francesco con la sua esortazione Gaudete et exsultate, che ha guidato anche la nostra preghiera questa sera.
Le parole di Gesù sono così anche una sfida, o piuttosto un invito: ad avere il coraggio di entrare sempre più, nella nostra vita di famiglia (e più in generale nella nostra vita di uomini e donne) dentro la «logica» del Vangelo, la logica del Regno di Dio. È un invito che può anche metterci in difficoltà, perché non c’è dubbio che nell’orizzonte di questa logica si staglia anche la Croce: ma non come luogo del dolore per il dolore, ma come realtà nella quale la promessa del Regno di compie; perché è promessa di vita, e non di morte, di perdono e non di rassegnazione al peccato, di fecondità di un amore che si dona senza temere i rischi e le perdite.
Maria, che sotto la Croce ha «ritrovato» la sua maternità a nostro favore, ci aiuti e aiuti tutte le nostre famiglie a percorrere la via gioiosa della santità, nell’adesione piena alla volontà di amore e di vita del Padre, che risplende per noi sul volto di Cristo.